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Papa Francesco: come funziona il Conclave che sceglierà il successore

Papa Francesco e i cardinali

Dopo il decesso di un papa si apre il periodo di sede vacante durante il quale la chiesa è retta, per l’ordinaria amministrazione, dal collegio cardinalizio. I cardinali elettori, così come previsto dalla Costituzione di Giovanni Paolo II del 22 febbraio 1996, sono tutti coloro che al momento dell’apertura del conclave non hanno ancora compiuto l’ottantesimo anno di età. In questo caso si tratta di 135 porporati, 108 dei quali sono stati creati da papa Francesco, 22 da Benedetto XVI e 5 da Giovanni Paolo II. Andiamo con ordine, perché la riunione del conclave è qualcosa che avverrà tra diversi giorni.

I tempi e la data del conclave

Come prima cosa, alla morte del pontefice si convocano tutti i cardinali aventi diritto al voto. L’appartamento papale è sigillato dal cardinale Camerlengo e l’anello del Pescatore deve essere distrutto. Le esequie del papa sono fissate tra i 2 e i 6 giorni dopo il decesso. Successivamente ci sono i Novendiali, nove giorni di messe compresa la messa delle esequie e quella Pro Eligendo Romano Pontifice che si terrà il nono giorno alla presenza dei cardinali che entreranno nel Conclave. Probabilmente il Conclave si riunirà tra il e e il 5 maggio.

Come funziona il conclave

La parola conclave significa sotto chiave. Il primo conclave per l’elezione di un papa risale al 1271 quando, dopo 3 anni di sede vacante a causa del mancato accordo tra i cardinali fu eletto Gregorio X. Nei conclavi fino al 1978 i porporati erano costretti a dormire in delle celle ricavate all’interno dei banchi della cappella sistina per essere sicuri che si stava consegnando il più assoluto silenzio sulle operazioni di elezione del nuovo papa. Dal 2005 invece i cardinali alloggiano sempre all’interno della Città del Vaticano ma in una struttura esterna alla cappella Sistina. Per eleggere un papa sono richiesti i due terzi dei voti per i primi 33 scrutini, dal trentaquattresimo è necessario che i cardinali si accordino per eleggere il papa scegliendolo tra i 2 più votati. La fumata nera indica che il quorum non è stato raggiunto, quella bianca invece sta a indicare che di lì a poco sarà presentato il nuovo papa. L’idea della fumata risale a quando i papi risiedevano ancora al Quirinale, per poter informare il popolo dell’avvenuta elezione, ma all’epoca non c’era distinzione di colore: la fumata, se c’era, indicava l’elezione del papa. Immediatamente dopo l’elezione al papa eletto viene chiesto se accetta. In caso affermativo gli altri cardinali prestano obbedienza e il pontefice è presentato al pubblico.

Il successore di papa Francesco

Una delle frasi ricorrenti, in ogni contesto elettorale, o comunque quando un’assise di persone deve scegliere un singolo, è “chi entra in conclave papa ne esce cardinale”. È un modo per indicare l’imprevedibilità di quello che un’assemblea può decidere, alla luce dei rapporti tra coloro che sono chiamati a votare. È prematuro fare previsioni adesso anche perché durante il pontificato di Francesco non ci sono state assemblee di cardinali. Per i primi 33 scrutini la maggioranza dei due terzi ammonta a 90 voti. Il blocco nazionale più numeroso è quello italiano con 19 cardinali seguito da quello degli Stati Uniti con 10 cardinali e del Brasile con 7. Si sa che soprattutto dal 1978 a oggi il collegio cardinalizio non sceglie i pontefici in base alla nazionalità del gruppo più numeroso – che è stato sempre quello italiano seppur numericamente meno consistente che in passato – ma basandosi su rapporti tra cardinali e gruppi di cardinali. Nella messa Pro Eligendo Romano Pontifice si chiede che i cardinali siano guidati dallo Spirito Santo affinché facciano la scelta migliore per il futuro della Chiesa.

Leggi anche Il 12 anni di Papa Francesco tra tradizione e rinnovamento

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