L’Ultima Cena rappresenta uno dei momenti più significativi della cristianità, un evento che ha segnato profondamente la storia religiosa dell’umanità. Secondo il Nuovo Testamento, fu l’ultimo pasto che Gesù condivise con i suoi apostoli prima della crocifissione, durante la celebrazione della Pasqua ebraica nel luogo noto come Cenacolo. Questo evento è documentato in tutti e quattro i vangeli canonici, oltre che nella Prima Lettera ai Corinzi di Paolo, considerata il testo più antico sul tema, risalente circa all’anno 59. La narrazione dell’Ultima Cena ha non solo un valore storico ma rappresenta anche il fondamento di pratiche religiose che continuano a essere centrali nel cristianesimo contemporaneo.
Il Contesto Storico e il Cenacolo
La scena dell’Ultima Cena si svolge durante la festività ebraica di Pesach. Secondo i vangeli sinottici, il giovedì mattina i discepoli chiesero a Gesù dove volesse celebrare la Pasqua ebraica. Gesù mandò Pietro e Giovanni in città, dicendo loro che avrebbero incontrato un uomo con una brocca d’acqua (segno particolare poiché l’attingere acqua era solitamente compito femminile) che li avrebbe condotti alla casa dove si sarebbe tenuta la cena. Riguardo all’identità del proprietario della casa, l’opinione più accreditata è che fosse il padre o un parente dell’evangelista Marco. Questa ipotesi è supportata da testimonianze storiche: l’arcidiacono Teodosio, intorno al 530, visitando Gerusalemme, identificò la chiesa della “Sancta Sion” come la casa di San Marco evangelista, confermata anche dal monaco cipriota Alessandro, che la descrisse come dimora di Maria, madre di Marco.
L’Istituzione dell’Eucaristia il Giovedì Santo
Durante l’Ultima Cena, Gesù istituì il sacramento dell’Eucaristia, uno dei fondamenti del cristianesimo. Distribuendo il pane e il vino ai discepoli, li identificò come il suo corpo e il suo sangue, offerti in sacrificio per la salvezza dell’umanità, e chiese loro di ripetere questo gesto in sua memoria. L’eucaristia, termine derivante dal greco “eucharistía” (ringraziamento), è narrata in quattro passi del Nuovo Testamento: Matteo 26,26-28; Marco 14,22-24; Luca 22,19-20; Prima lettera ai Corinzi 11,23-25. Nel Vangelo di Giovanni, invece, Gesù si definisce “il vero pane disceso dal cielo” che sazia e disseta per la vita eterna. Nella dottrina cattolica, l’eucaristia è considerata l’azione sacrificale in cui il pane e il vino diventano realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, mentre la maggior parte delle comunità protestanti interpretano questo sacramento in modo simbolico piuttosto che letterale.
Il Tradimento di Giuda
Un momento drammatico dell’Ultima Cena fu la predizione del tradimento di Giuda Iscariota. Questo episodio è presente in tutti i vangeli canonici, seppur con alcune differenze narrative. In Giovanni 13,17-18, Gesù anticipa che chi mangia il suo pane avrebbe alzato contro di lui il calcagno, escludendo quindi Giuda dalla benedizione. In Matteo 26,23-25, Gesù conferma l’identità del traditore dicendo: “Certo, il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a quell’uomo per cui il Figlio dell’uomo è tradito! Meglio sarebbe per cotest’uomo, se non fosse mai nato”. Marco e Matteo riportano che Giuda è identificato perché intinge contemporaneamente a Gesù la mano nel piatto, mentre Giovanni racconta che Gesù intinge un boccone e lo porge a Giuda. Anche il momento dell’identificazione varia: secondo Marco e Matteo avviene prima dell’istituzione dell’eucaristia, mentre Luca la colloca dopo.
La Lavanda dei Piedi
Un gesto particolarmente significativo compiuto da Gesù durante l’Ultima Cena fu la lavanda dei piedi, narrata esclusivamente nel Vangelo di Giovanni, dove invece manca il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia. Questo atto di profonda umiltà vide Gesù spogliarsi, cingersi i fianchi con un asciugatoio e inginocchiarsi per lavare i piedi a ciascuno dei suoi discepoli. Nel contesto culturale ebraico dell’epoca, lavare i piedi era un gesto di grande ospitalità e devozione, tipicamente riservato ai servi verso i padroni o alle mogli verso i mariti. Il fatto che sia stato Gesù a compierlo ribalta completamente la prospettiva, trasformandolo in un potente simbolo di servizio e amore incondizionato. Come ha ricordato Papa Francesco: “È la sera in cui Egli ci chiede di amarci facendoci servi gli uni degli altri, come ha fatto Lui lavando i piedi dei discepoli”.
Il Getsemani e la Preghiera
Dopo l’Ultima Cena, Gesù si recò al Getsemani, il luogo dove la sua angoscia raggiunse l’apice. Qui, come narrano i Vangeli, “cadde a terra, si prostrò con il viso sul suolo e piegò le ginocchia” in un atto di suprema adorazione e sottomissione al Padre. Gesù confessò ai discepoli: “L’anima mia è estremamente triste fino alla morte” (Matteo, 26, 38). Nel Getsemani, il “torchio per l’olio” divenne simbolicamente il luogo delle tenebre, delle tentazioni e dell’abbandono. Nonostante la sua natura divina, emerse pienamente la sua umanità nell’affrontare l’angoscia della morte imminente. Cercò il conforto dei suoi discepoli prediletti, Pietro, Giovanni e Giacomo, chiedendo loro di vegliare con lui, ma essi cedettero al sonno. Solo nella preghiera, grondando “sudore mischiato a sangue”, Gesù trovò la forza di accettare la volontà del Padre e affrontare il destino che lo attendeva.
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