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Il Carnevale e la psicologia delle maschere

Il Carnevale come specchio del Sé
Il Carnevale come specchio del Sé

“Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero.”
Oscar Wilde

Carnevale è una delle festività più attese e suggestive dell’anno. Tra travestimenti, coriandoli e scherzi, è un momento di pura evasione, ma anche un’opportunità per riflettere su un aspetto psicologico profondo: cosa rivelano le maschere di noi stessi?

Ne parliamo con Raffaella Manzo, dirigente psicologo presso l’U.O.C. Fisiopatologia e Riabilitazione Respiratoria dell’Ospedale dei Colli – P.O. Monaldi di Napoli, per approfondire il significato psicologico delle maschere e il loro impatto sulla nostra identità.

Dottoressa Manzo, perché il Carnevale è così affascinante dal punto di vista psicologico?

Il Carnevale è una festa che permette di uscire dagli schemi, di trasgredire temporaneamente le regole sociali e di sperimentare nuovi ruoli. Da sempre, è stato un momento in cui le persone si sono concesse di essere qualcun altro, almeno per un giorno. Questa sospensione delle norme consente di esprimere aspetti della propria personalità che, nella quotidianità, rimangono nascosti. In un certo senso, il Carnevale funziona come una sorta di “teatro della psiche”, in cui possiamo esplorare lati inibiti o desiderati del nostro carattere, senza il timore del giudizio altrui.

La scelta della maschera è casuale o ha un significato più profondo?

Assolutamente no, non è casuale. Anche se spesso pensiamo di scegliere un costume semplicemente per divertimento, in realtà la maschera che indossiamo può riflettere molto di noi. La psicologia ha dimostrato che, inconsciamente, tendiamo a scegliere travestimenti che esprimono desideri latenti, emozioni represse o aspetti del nostro carattere che non sempre ci concediamo di manifestare.

Ad esempio:
Chi sceglie un supereroe può desiderare più forza e sicurezza. Chi opta per un personaggio comico potrebbe voler nascondere insicurezze dietro l’ironia. Carl Gustav Jung, padre della psicologia analitica, vedeva il Carnevale come un’occasione per integrare le nostre “ombre”, ovvero quelle parti di noi che normalmente reprimiamo perché considerate socialmente inaccettabili.

Quindi, il Carnevale ci aiuta a rivelare la nostra vera identità?

Sì e no. Da un lato, può essere un’opportunità per sperimentare aspetti nascosti di noi stessi. Dall’altro, però, ci ricorda che, nella vita quotidiana, tutti indossiamo delle maschere, anche senza costumi di Carnevale. Nel nostro mondo sociale, ci adattiamo costantemente:
Sul lavoro possiamo apparire più sicuri di quanto siamo. Nelle relazioni possiamo nascondere le nostre fragilità. Sui social media costruiamo un’immagine che spesso è distante dalla realtà. Le maschere non sono di per sé negative, anzi, servono a mediare tra il nostro vero Sé e le richieste del contesto in cui viviamo. Il problema nasce quando la maschera diventa una gabbia, quando ci si identifica troppo con un ruolo e si perde contatto con la propria autenticità.

Come possiamo liberarci delle maschere che ci limitano nella vita quotidiana?

Il primo passo è prendere consapevolezza del fatto che indossiamo delle maschere. Non è un male in sé, ma dobbiamo chiederci: quanto questa maschera mi rappresenta davvero? Quanto la sto usando per nascondere parti di me che non voglio affrontare? In questo senso, il Carnevale può essere un momento utile: può aiutarci a scoprire desideri, aspirazioni e lati nascosti della nostra personalità. Ma la vera sfida è trovare il coraggio di essere sé stessi anche senza maschere, ogni giorno.

Quindi, alla fine, dovremmo toglierci la maschera o imparare a conviverci?

Dovremmo imparare a usarla in modo consapevole. Le maschere sono strumenti utili per adattarci alle situazioni, ma non devono diventare gabbie. Indossare una maschera può essere sano, se poi riusciamo a toglierla e tornare in contatto con il nostro vero Io. Il Carnevale ci insegna che possiamo giocare con le nostre identità, sperimentare e divertirci con nuovi ruoli. Ma alla fine della festa, il vero obiettivo è portare con noi quella libertà anche nella vita di tutti i giorni.

Leggi anche Venezia: viaggio tra le maschere del Carnevale più noto e antico d’Italia

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