Verrebbe da pensare che questi anni di guerra siano stati studiati a tavolino dalle potenze mondiali per poter replicare quella che nel 1792 divenne famosa come spartizione della Polonia, questa volta sulle risorse dell’Ucraina.
Donald Trump avrebbe intenzione di stipulare un accordo con l’Ucraina che prevede aiuti militari e finanziari in cambio di materie prime critiche, tra cui le terre rare. Probabilmente tale accordo sarà ufficializzato già nell’incontro di domani alla Casa Bianca tra il presidente Usa e quello ucraino Zelensky. L’Ucraina è infatti uno dei principali fornitori mondiali di risorse minerarie strategiche, essenziali per l’industria tecnologica e la transizione energetica. Il Paese ospita oltre 20000 giacimenti che forniscono 116 tipi di minerali diversi, tra cui terre rare (Rare Earth Elements – REE), titanio, litio, berillio, manganese, nichel, rame, gallio e grafite. Le regioni orientali dell’Ucraina, come il Donbass, sono particolarmente ricche di queste risorse, attirando l’interesse della Russia. L’Ucraina e gli Stati Uniti sarebbero vicini a siglare un accordo per la gestione delle risorse minerarie strategiche del paese europeo. Secondo il Financial Times, che avrebbe visionato una bozza del testo, l’obiettivo di Donald Trump è recuperare parte degli investimenti statunitensi in Ucraina. In cambio dell’accesso alle risorse, Kyiv otterrebbe la continuazione degli aiuti militari americani e un generico sostegno economico, ma senza le garanzie di sicurezza formali inizialmente richieste. L’accordo prevederebbe anche la creazione di un fondo d’investimento per la ricostruzione dell’Ucraina, gestito in modo paritario tra i due paesi, come ha dichiarato il vice primo ministro ucraino Olha Stefanishyna, a capo dei negoziati. Trump ha confermato che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è atteso a Washington entro la settimana per formalizzare l’intesa.
Le modifiche alla bozza iniziale e le condizioni attuali
La prima versione dell’accordo era molto più gravosa per l’Ucraina. Nella bozza iniziale, l’amministrazione Trump chiedeva a Kyiv di contribuire con risorse minerarie per un valore di 500 miliardi di dollari, una cifra che Zelensky aveva definito eccessiva, considerando che l’aiuto americano ricevuto finora ammonta a circa 100 miliardi. Dopo il rifiuto ucraino, Trump aveva accusato Zelensky di comportarsi come un “dittatore” e aveva addossato all’Ucraina – e non alla Russia – la responsabilità dello scoppio della guerra. La versione finale dell’accordo potrebbe abbandonare la richiesta specifica dei 500 miliardi, ma manterrebbe il principio che l’Ucraina debba contribuire con il 50% dei profitti futuri derivanti dalle sue risorse minerarie. L’intesa si applicherebbe solo ai nuovi giacimenti, escludendo quelli già operativi, come quelli gestiti da Naftogaz e Ukrnafta, per non intaccare le entrate attuali del governo ucraino. Gli Stati Uniti avrebbero quindi accesso solo ai giacimenti non ancora sviluppati, che rappresentano circa l’85% del potenziale minerario ucraino.
Terre rare: una ricchezza geologica dell’Ucraina
La ricchezza mineraria dell’Ucraina è legata alla sua particolare geologia. La parte centrale del Paese è occupata dallo scudo ucraino, una vasta area piatta che si estende per circa 250000 km², dal Mar d’Azov a sud fino al confine con la Bielorussia. Questa formazione geologica è ciò che rimane di antiche catene montuose risalenti al Precambriano, vecchie di circa 3,7 miliardi di anni e ormai erose. Lo scudo ucraino è composto da rocce metamorfiche (come gli gneiss) e magmatiche (come i graniti), ricoperte da strati di rocce sedimentarie spessi centinaia di metri. Questa composizione chimica eterogenea favorisce la presenza di una vasta gamma di minerali, molti dei quali rientrano nella lista delle materie prime critiche stilata nel 2023 dalla Commissione Europea. Oltre alle materie prime critiche, l’Ucraina possiede giacimenti di uranio, ferro, zirconio, apatite e oro.
La geopolitica delle terre rare
Tra le materie prime critiche più importanti dell’Ucraina vi sono le terre rare, che comprendono 17 elementi chimici come europio, lutezio e cerio, utilizzati nella produzione di smartphone, auto elettriche, computer e turbine eoliche. Si stima che le riserve di terre rare nel giacimento di Azov superino quelle dei principali giacimenti del Nord America, anche se non sono ancora sfruttate. Il litio, presente nella regione di Donetsk e a Kirovograd, è fondamentale per la produzione di batterie ricaricabili e per lo stoccaggio di energia rinnovabile. L’Ucraina ospita anche le più grandi riserve di titanio in Europa, essenziale per l’industria aeronautica e aerospaziale, oltre a detenere il 20% delle riserve mondiali di grafite, utilizzata negli impianti elettrici e nucleari. Il gallio, di cui l’Ucraina è il quinto produttore mondiale, è cruciale per la produzione di semiconduttori e LED, mentre il berillio, presente nel nord-ovest del Paese, trova applicazione nei settori medico, nucleare ed elettronico. Queste risorse rendono l’Ucraina un attore chiave nel panorama globale delle materie prime strategiche.
L’assenza di garanzie di sicurezza e le implicazioni per l’Ucraina
Un aspetto critico dell’accordo è l’assenza di garanzie di sicurezza formali per l’Ucraina, una condizione che Kyiv aveva inizialmente considerato fondamentale. Questo lascia il paese in una posizione di incertezza riguardo al sostegno americano a lungo termine nella guerra contro la Russia. Trump ha comunque assicurato che l’Ucraina avrà “il diritto di combattere” e che le forniture militari americane continueranno “fino a quando non raggiungeremo un accordo con la Russia”. Tuttavia, l’obiettivo principale rimane arrivare a un negoziato di pace. Trump ha anche menzionato la necessità di una “forma di mantenimento della pace” in Ucraina, specificando che dovrebbe essere “accettabile per tutti”.
Il valore strategico delle risorse ucraine e le manovre internazionali
Il valore economico e strategico delle risorse ucraine è uno dei motivi principali che hanno spinto Washington a concludere l’accordo. L’Ucraina possiede circa il 5% delle riserve mondiali di materiali critici, con circa 20.000 giacimenti di 116 tipi di minerali diversi. Tra questi, spiccano le maggiori riserve europee di titanio (7% del totale mondiale), essenziale per l’industria aerospaziale e militare, e una delle più grandi riserve di litio in Europa (500.000 tonnellate), fondamentale per batterie e tecnologie verdi. Prima dell’invasione russa, l’Ucraina forniva il 90% del neon purificato agli Stati Uniti, gas cruciale per l’industria dei semiconduttori, oltre a quantità significative di gallio e berillio, essenziali per l’elettronica e l’industria nucleare. Secondo la Bbc, Putin avrebbe cercato di minare l’accordo offrendo a Trump l’accesso ai giacimenti russi, definendoli “significativamente maggiori” di quelli ucraini, compresi quelli nei territori occupati. Nel frattempo, la Commissione europea ha negato di aver proposto un accordo alternativo all’Ucraina, ma ha confermato l’esistenza di una partnership sulle materie prime critiche con Kyiv dal 2021.
L’invasione Russa dell’Ucraina era quindi solo una questione strategica contro la Nato?
Siamo stati sempre dalla parte del negoziato, così come abbiamo sempre ribadito che la guerra in Ucraina non era il presupposto per una guerra nucleare e ancor meno per una guerra mondiale. Il conflitto nucleare totale non appartiene e non apparteneva ai propositi delle 3 potenze dominanti ma il riassetto degli equilibri e la mutazione dello status quo non è interesse di nessuna delle potenze che siedono al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. In altre parole, nessuno dei 5 boss – perché il mondo non è altro che un luogo dove il più potente decide anche per i più deboli – ha in agenda una guerra mondiale che scombussolerebbe i commerci compromettendo non l’esistenza del genere umano ma quella del capitalismo fondato sulla necessità degli imprenditori di avere a disposizione consumatori e manodopera a basso costo oltre circolazione di capitali tra stati e continenti. L’OCSE considera un paese sviluppato se lascia transitare i capitali. Uno sviluppo certo, ma uno sviluppo capitalistico. Data la geopolitica delle terre rare, viene da chiedersi se il pretesto delle minoranze russe nel Donbass e l’invasione attuata con il pretesto della Nato che si allarga a Est, non fosse tutto un gioco funzionale, per entrambe le potenze – Russia e Usa – a spartirsi le terre rare delle quali sono entrambe ghiotte e di cui l’Ucraina e alcuni altri stati sono ricchi. Ma nell’era dei razzi ipersonici, con missili Atlas e Jupiter che impiegano meno di 30 minuti a colpire qualsiasi punto del globo già da 60 anni, era davvero così importante che questa strana alleanza composita, peraltro non dotata di risposta automatica agli attacchi, avesse un confine con la Russia? I missili americani possono raggiungere il territorio russo in meno di 10 minuti. Altrettanto possono fare i russi con l’Europa e con gli Usa. Un equilibrio che come diceva Stanley Kubrick nel dottor Stranamore, ci permette di “non aver paura e amare la bomba”.
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