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Cento: il carnevale e il Guercino

La città di Cento, il carnevale e il Guercino
La città di Cento, il carnevale e il Guercino

Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei Carnevali storici della nostra Penisola. Facciamo tappa nella città di Cento dove tra le altre cose troviamo, oltre al carnevale, l’arte del Guercino. Abbiamo intervistato Silvia Bidoli, assessore alla Cultura, Turismo, Teatro e Promozione del Territorio che ci ha guidati alla scoperta della città.

Tra le maschere più note del carnevale di Cento troviamo la maschera di Tasi. Cosa possiamo dire a riguardo?

Tasi è un personaggio realmente esistito, peraltro era anche un carrista. C’è un legame molto forte con una figura reale e non allegorica. Intorno alla sua figura, particolarmente provocatoria c’è molto da dire. Girava con una volpe che, provocatoriamente, diceva di preferire addirittura alla moglie. Al termine del carnevale, ogni anno, c’è il testamento di Tasi con il rogo del fantoccio che lo rappresenta. Tasi lascia qualcosa di sé a qualche personaggio che si è distinto per qualcosa durante l’anno. Qualcosa di buono se si è distinto in positivo, altrimenti qualcosa di provocatorio. Il testamento è un dialogo con la città, talvolta è provocatorio nei confronti di qualcuno della società centese.

Come si chiamava in realtà Tasi?

Il vero nome di Tasi era Luigi Tasini.

Com’è morto?

Non è specificato, sarà morto per cause naturali in tarda età. 

Quindi il rogo non ha a che vedere con la sua morte?

No, il rogo è una caratteristica di diversi carnevali che terminano spesso in questo modo. 

Oltre alla sfilata dei carri con suggestive gigantografie di cartapesta e il lancio dei doni di diverso tipo, qual è il significato dal punto di vista sociale e quali sono i nomi che rappresentano i carri di quest’anno?

Il gettito è una caratteristica tipica del comune di Cento e ha radici abbastanza antiche: il berlingaccio. I signori della città gettavano dal palazzo cibo, galline e altri doni alla popolazione affamata. Ciò accadeva durante il periodo carnevalesco e comportava una grande gioia per il popolo. Dal punto di vista sociale, il carnevale ha sempre parificato le varie classi, ma in questo caso era un momento aggiuntivo di gioia dovuto anche al lancio del berlingaccio. Oggi è ripetuto dalle cinque associazioni carnevalesche che dalle loro torrette distribuiscono i doni. Da qui anche il modo di dire che da Cento non si va via mai a mani vuote.

A proposito di torrette, quali sono i nomi delle associazioni e dei carri?

Associazione Il Risveglio ha un carro che si chiama “Scheletri digitali”. Il secondo è dell’associazione Maffalora 1947 e si chiama “È ora di piantarla”. Il terzo è dell’associazione Poponi con “La foresta delle illusioni”. Il quarto dell’associazione Fantasticendo e si chiama il “Blabla e le false verità”. L’ultimo è dell’associazione carnevalesca I ragazzi del Guercino e si chiama “Le custodi dell’umanità”.

Come fanno le associazioni a presentare i temi?

Tra febbraio e marzo c’è sfilata al termine della quale c’è il cosiddetto funerale del carnevale. L’associazione vincitrice fa il funerale alle altre quattro associazioni. A settembre, durante la nostra fiera, vengono presentati i cinque bozzetti per l’anno successivo. Ogni associazione è libera di scegliere il tema.

Cosa avete in più distintivo rispetto agli altri Carnevali?

Sfiliamo nel centro storico, ma ognuno ha una sua particolarità. Credo che la nostra sia quella di vedere i giganti di cartapesta nel centro storico che sfilando in questo corso principale, corso Guercino, sembrano più grandi di quello che sono.

Cento è nota per il carnevale ma anche per essere stata set cinematografico di diversi film alcuni all’interno dello storico Caffè Italia, ma c’è anche altro?

Penso che Cento sia conosciuta soprattutto per essere la patria di Guercino. Abbiamo anche la pinacoteca che contiene la più alta concentrazione delle sue opere. Ci sono altri personaggi, ma il carnevale, soprattutto a partire dagli anni Novanta, è diventato un fenomeno mediatico. Siamo gli unici in Italia ad avere il gemellaggio con Rio de Janeiro che ci ha fatto conoscere a livello mondiale. Il caffè Italia è un luogo meraviglioso che purtroppo in questo momento è chiuso e non è più valorizzato a dovere. Hanno girato a Cento vari registi tra i quali Pupi Avati, Gassman e tanti altri, ma oggi dobbiamo la notorietà soprattutto al carnevale.

Cento è tra i 10 carnevali più importanti d’Italia

Sì. Stiamo concorrendo con gli altri per diventare patrimonio UNESCO.

Tradizioni che fanno bene oggi che è tutto telematico?

Certamente. Il processo è durato tre anni ed è stato molto bello vedere come ognuno dei carnevali della penisola stia tramando la capacità di saper fare, di saper lavorare la cartapesta alle generazioni future. Molte società sono composte da tanti ragazzi, giovani e questo è molto bello.

Come vi organizzate in un centro delle dimensioni di Cento per gestire l’ordine pubblico durante gli eventi?

C’è una gestione provinciale da parte di una commissione per tutta la durata della manifestazione. È un lavoro di squadra siamo coinvolti come comune ma ci sono anche i Vigili del fuoco, il prefetto e tutte le forze di polizia. Il numero è chiuso non fa piacere a nessuno ma è indispensabile per gestire meglio il flusso di persone. È tutto concentrato nel centro storico e le persone sono intorno ai carri anche perché attendono i doni. Ma tutto deve avvenire con la massima sicurezza, per questo quando abbiamo raggiunto un certo numero di persone chiudiamo gli accessi. Non ci si può divertire se non lo si fa in sicurezza.

Quando hanno avuto origine le associazioni carnevalesche e come è la loro evoluzione storica?

L’origine è avvenuta nel corso del Novecento. Attualmente ci sono 5 associazioni in passato fino a 9. Inizialmente il carnevale era gestito direttamente dalle associazioni e dalla Pro Loco di Cento, oggi dalla Fondazione Teatro Borgati che è una nostra partecipata, ma continua ad avere un rapporto diretto con le associazioni carnevalesche.

Quanto gli abitanti di Cento devono identificarsi con il loro territorio pensano che sia più importante il carnevale o altri eventi culturali?

Penso che la cittadinanza, in merito al carnevale sia divisa tra spirito di sofferenza e collaborazione. Questo è fisiologico se modifichi viabilità e accessi alla città per 5 domeniche. Prima del terremoto del 2012 il percorso del carnevale coinvolgeva tutta la città e il carnevale era molto più sentito con addobbi sui balconi. Una parte di quel percorso è ancora da ristrutturare dopo gli eventi sismici.
Un’altra ragione di vanto è il Guercino e la civica pinacoteca.

C’è una maschera del Guercino?

Si un’associazione lo ha come simbolo.

Leggi anche Pontecorvo: l’attenzione agli animali e il carnevale. La nostra intervista

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