Mentre la guerra in Medioriente si inasprisce, lo stesso si può dire dello scontro verbale e diplomatico tra i governi europei di Unifil e quello israeliano. Dopo i ripetuti attacchi dell’esercito israeliano alle basi Unifil che, in ragione della risoluzione Onu 1701, devono garantire la sicurezza entro 5 km nel territorio libanese, il presidente Macron ha avuto parole dure per il primo ministro israeliano Netanyahu invitandolo ad avere rispetto per l’Onu, lo stesso organismo internazionale che con una risoluzione ha creato lo Stato di Israele. Tuttavia Bibi ha una interpretazione diversa e ritiene che lo stato israeliano sia stato creato dalla guerra di indipendenza contro gli stati arabi.
Differenze di vedute a parte, non si può negare che sia urgente una soluzione al fine di spiegare a Netanyahu che se in un posto ci sono 100 amici e un solo nemico non si possono ammazzare i 100 amici per cercare di uccidere quell’unico nemico. Purtroppo la scuola militare israeliana non tiene quasi mai conto del fatto che ci possano essere delle persone innocenti sulla linea di tiro.
Israele e gli attacchi alle basi Unifil
Sul versante italiano il ministro della difesa Guido Crosetto ha chiesto una riunione con i 16 omologhi europei che rappresentano i paesi che partecipano a Unifil. In risposta alle proteste di Italia, Francia e Spagna, il governo israeliano per bocca del ministro della difesa dice di avere rispetto per Unifil e per il personale ma gli attacchi israeliani alle basi Onu sarebbero colpa di Hezbollah che spara ai carri armati dell’Idf da punti vicinissimi alle basi di Unifil costringendo gli israeliani a rispondere. A questo punto si aprono però 2 problemi.
Forse i soldati israeliani non sanno mirare
Il primo di natura qualitativa: se Hezbollah spara all’Idf da vicino alle basi Unifil e l’Idf per rispondere ha bisogno di colpire le basi Unifil sbagliando bersaglio, vuol dire che i militari israeliani non sono così addestrati e competenti come si crede. Inoltre il loro equipaggiamento non è preciso e affidabile. Adesso sono a una certa distanza, sbagliano e colpiscono le basi Unifil ma, l’ha detto Katz, hanno mirato vicino alle basi ai miliziani di Hezbollah. Cosa succederebbe se i militari israeliani fossero nel mucchio? Sarebbero così impreparati da colpirsi a vicenda? Non è forse il caso che Netanyahu e gli altri preparino dei programmi di addestramento per i loro soldati che mirano Hezbollah e colpiscono Unifil?
Forse ignorano la convenzione di Ginevra
Il secondo problema è di tipo giuridico. La convenzione di Ginevra stabilisce che tutti i militari, nel compiere le loro azioni devono ridurre al minimo i rischi per i civili e per coloro che non sono nemici. Siamo sicuri che il governo israeliano abbia davvero istruito i propri soldati con queste regole di ingaggio?
Delle due una, o non sanno sparare o sparano in malafede.
Israele Unifil, la linea rossa da non oltrepassare
Non è buona cosa fare la guerra ai nemici. È ancora peggio farla agli amici. Israele gode di un sostegno culturale e politico, da parte dei governi europei, che sfiora l’inverosimile. È davvero necessario per la causa israeliana fare a pezzi la propria reputazione presso le opinioni pubbliche dei paesi europei?
Lo scontro tra Macron e Netanyahu mette in evidenza come il leader israeliano non accetti di ammettere i propri limiti. Negli anni Novanta ci si lamentava del fatto che le bombe “intelligenti”, talvolta usate dagli Usa, non erano poi intelligenti provocando la morte di innocenti. Gli Stati Uniti cercavano comunque di limitare i bombardamenti in prossimità di chi non c’entrava niente. Netanyahu non ha dato le stesse indicazioni di riguardo ai propri subordinati o forse tirare nel mucchio è una prassi tutta israeliana?
Molte delle affermazioni contenute in questo articolo sono delle provocazioni volute ma l’auspicio è che con questi “incidenti” che vedono l’Idf “sbagliare” bersaglio non ci scappi il morto, perché quella sarebbe l’unica vera violazione della linea rossa che l’Onu e nemmeno l’alleato americano, dovrebbero tollerare.
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