Il capitalismo e il neoliberismo sono arrivati anche a tagliare la pizza, non quella nel vostro piatto di margherita, marinara, capricciosa o romana che sia, ma minacciano di tagliare la capacità di accesso economico a questo bene considerato patrimonio dell’umanità. Sono ormai diversi mesi, se non anni, che il famoso imprenditore Flavio Briatore, noto tra le altre cose per essere stato il direttore sportivo di Michel Schumacher, “minaccia” di aprire una sede del suo Crazy Pizza a Napoli. Finalmente alla fine dell’estate lo farà e ovviamente noi del Radar ci riserviamo di assaggiare la sua e le altre pizze.
La Pizza tra Briatore, Sorbillo e Surace
In un panorama sicuramente concorrenziale i pizzaioli partenopei si dividono circa la possibilità di dare o meno il benvenuto al nuovo potente concorrente. In primis c’è l’annuncio di colui che è forse il più noto dei pizzaioli, Gino Sorbillo il quale dà il benvenuto a Briatore e questo lo ricambia invitandolo al suo punto vendita per assaggiare una delle sue pizze. Sarebbe bello se poi Sorbillo ricambiasse l’invito, del resto però, sono certo che non mancherà di onorare la fama dell’ospitalità e della cortesia partenopee. Poi c’è la reazione di Surace, altro notissimo pizzaiolo di Piazza Carità che critica Briatore in quanto pizzaiolo pur lodandone le capacità imprenditoriali.
La Pizza Patrimonio dell’Umanità e diritto di tutte le fasce popolari
Ma la pizza si sa, non è margherita o marinara, con il passare degli anni ne sono state inventate diverse varianti. Quello che ha sempre accomunato la pizza a Napoli è quasi l’idea di inserirla nell’articolo 47 della Costituzione che specifica che “La Repubblica […] Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione” e nel capoluogo campano aggiungerebbero volentieri che la Repubblica favorisce l’accesso alla pizza. Più volte infatti, i pizzaioli napoletani hanno specificato che la pizza deve restare accessibile a tutte le fasce popolari e quindi non essere venduta a un prezzo troppo elevato.
Briatore e il Codacons, il sostegno che non ti aspetti
Proviamo però a fare un passo indietro. Perché la polemica ha rilievo nazionale e probabilmente anche internazionale? In discussione è certamente il fatto che un concorrente con le capacità imprenditoriali ed economiche di Flavio Briatore si presenti sul mercato napoletano, ma è anche l’annuncio di vendere la pizza margherita a 17 euro. Certamente non si può definire un prezzo accessibile a tutti, in particolare in una città nella quale gli stipendi medi non superano i 1200-1300 euro al mese. Pensiamo a una famiglia di 4 persone che prende una pizza da Crazy Pizza. Il prezzo delle 4 margherite ammonta a 68 euro, a questo bisogna aggiungere il servizio e le bibite con un totale che raggiunge i 100€ circa corrispondente a circa il 7,7% dello stipendio. Certo fosse l’unica spesa, l’unico scostamento imprevisto in un mese, in un certo senso, si potrebbe anche sostenere.
In difesa dei prezzi arriva però il presidente del Codacons Carlo Rienzi che ricorda come i pizzaioli napoletani sostengano la necessità di mantenere la possibilità di accesso a basso costo alla pizza, ma al tempo stesso aprono punti vendita in altre città, ad esempio Roma e Milano, nelle quali la pizza margherita è venduta anche a più di 10 euro a Roma e oltre 20 a Milano. Per la cronaca è difficile trovare a Napoli una pizza margherita che vada oltre gli 8 euro, eccezione fatta, ovviamente, per le pizze a metro.
La diversa Capacità Contributiva a Roma, Milano e nelle altre città
Certamente esistono zone di Roma e Milano nelle quali la capacità contributiva del territorio è maggiore di quella del territorio napoletano e, quindi, è immaginabile aspettarsi un aumento dei prezzi. Del resto, talvolta, per fittare dei locali commerciali in quelle città si sostengono costi di locazione o di acquisto dell’immobile, molto maggiori di quelli che si devono sostenere al sud, tuttavia, anche nel rispetto della media nazionale, i prezzi della margherita sono leggermente eccessivi. Del resto il Codacons deve svolgere il suo ruolo di tutelare i consumatori su qualsiasi punto del territorio nazionale quindi ciò che è importante è la trasparenza. Si potrebbe vendere una pizza a qualsivoglia cifra purché, leggendo il menù, il consumatore sia preventivamente informato dei prezzi.
La Pizza che unisce
Infine è bella la proposta del presidente Rienzi che suggerisce a Briatore di praticare prezzi ridotti un solo giorno al mese. Dal canto suo Briatore stesso, rispondendo anche a chi teme un aumento generalizzato dei prezzi della pizza, sostiene che non si tratta di un prezzo eccessivo se oltre alla margherita si considera il valore di poterla consumare in un locale di lusso, con personale qualificato e godendo del dj set e di un ottimo servizio. Sarà, ma il capitalismo alleandosi con il neoliberismo cerca, in qualche modo, di fagocitare anche la pizza. Meglio se i fautori di questi paradigmi andassero a mangiare una pizza, indipendentemente dal prezzo, accontentandosi di mangiare la pizza nel loro piatto senza permettere alle ideologie economiche di distruggere un simbolo dell’alimentazione napoletana e mediterranea. Certo quello che possiamo aspettarci dalla pizza è che essendo una cosa sola, tutta d’un pezzo, rotonda senza angoli ne lati, renda l’Italia una cosa sola, la unisca, almeno nel nome della bontà di questo banchetto apprezzato in tutto il mondo. Noi del Radar cercheremo di assaggiare le pizze di Briatore, Sorbillo e Surace ma senza avere la pretesa di trovare la migliore.
La Miglior Pizza del Mondo Intero
Del resto, pur andando in giro tra Napoli e il mondo intero non troverete mai la miglior pizza di Napoli o la migliore del mondo. Come scrive il mio amico Ciro Pellegrino nel suo libro Se potessi ti regalerei Napoli, ciò che rende la pizza ottima non è il luogo e nemmeno la pizza ma la compagnia che hai quando la mangi.
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