La sindrome di Tako Tsubo, meglio nota come la sindrome del cuore infranto è una sindrome poco conosciuta che colpisce più frequentemente pazienti di sesso femminile, tra i 58 anni e i 72 anni, nell’età post-menopausa. Si stima che 1-2 casi su 100 pazienti che si recano in pronto soccorso per sospetto infarto, abbiano invece diagnosi la “Sindrome di Tako Tsubo”. La patologia sembra correlarsi a stress psichici intensi come forti emozioni, paura, panico, lutti. Per questo motivo le è stato dato il nome di “sindrome da crepacuore”. A tal proposito il policlinico di Foggia, ha condotto uno studio dove ha evidenziato un collegamento tra il cuore e il cervello. La ricerca è stata portata aventi dai team di cardiologia universitaria e medicina nucleare ed è stata, in seguito, pubblicata sulla rivista scientifica “The Journal of the American college of cardiology-cardiovascular imagining”. La sindrome di Tako Tsubo fu scoperta agli inizi degli anni Novanta in Giappone, e fa riferimento a una sorta di pentola o cestello usato dai pescatori giapponesi per la cattura dei polpi.
Sindrome del cuore infranto, l’origine del nome
I ricercatori che scoprirono la patologia, hanno ritenuto dargli questo appellativo perché dalle immagini ecocardiografiche e di risonanza magnetica sì nota che il ventricolo sinistro di chi ne è affetto assume una forma molto simile al tako tsubo utilizzato per la pesca dei polpi.
Lo studio del team di ricerca del policlinico di Foggia, ha sottoposto alcuni pazienti ad alcune analisi, le quali hanno evidenziato una base funzionale a livello encefalico che le predispone allo sviluppo di questa sindrome. Il team ha in seguito studiato l’attività funzionale encefalica attraverso la tomo-scintigrafia cerebrale in tutte le pazienti che hanno sviluppato la sindrome da cuore infranto in seguito a un forte stress emotivo. Le immagini hanno rilevato che, a differenza dell’infarto, questa patologia non lascia cicatrici cardiache né ostruzioni al flusso di sangue al cuore e, cosa molto rassicurante per le pazienti, l’anomalia riscontrata rientra nel giro di poche settimane.
Sindrome del cuore infranto, sintomi e possibili cause
Il dirigente medico dell’università che ha condotto lo studio, Francesco Santoro afferma: “la ricerca ha mostrato nelle pazienti interessate dalla sindrome una aumentata attività metabolica di tutte quelle aree coinvolte nella sfera emotiva come l’amigdala, l’ippocampo ed il mesencefalo”. La sindrome si manifesta con gli stessi sintomi dell’infarto tra cui dolore al petto, mancanza di fiato e in casi molto rari porta allo svenimento. Ingannevole è l’esito dell’elettrocardiogramma, che associa l’irregolarità del battito cardiaco all’infarto. Solo attraverso una coronarografia è possibile fugare i dubbi in merito. Il dottor Luca Cacciotti, responsabile UOS UTIC e Clinica Cardiologica dell’Ospedale MG Vannini di Roma durante una sua recente intervista ha affermato: “Ancora oggi non si conoscono le cause dell’insorgenza di tale sindrome, probabilmente come si evince da alcuni studi, un vissuto interiore complesso è di maggiore riscontro nelle pazienti con la sindrome”
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