Skip to content

Primo maggio, perché nel 2024 abbiamo ancora bisogno di una festa del lavoro

Primo maggio, Giuseppe Pellizza da Volpedo "Quarto Stato"
Primo maggio, Giuseppe Pellizza da Volpedo "Quarto Stato"

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.

Così recita il primo comma del primo articolo della Costituzione della Repubblica. Ma per quale motivo, oggi, abbiamo ancora bisogno di una festa del lavoro per ricordarci che esistono lavori che sono diventanti non gratificanti e disonorevoli?

l’origine della Festa del Lavoro il primo maggio

Storicamente la festa del lavoro ha origini occidentali, americane, ma politicamente ha un fondamento socialista anche considerando la festività del primo maggio tipica dell’Unione Sovietica. Il lavoro degli ultimi decenni è diventato tutt’altro che forma di riparo dalla povertà. Fino al 1973, l’anno nel quale la guerra del Kippur diede il colpo di grazia al trentennio glorioso e all’età industriale, l’unico modo per essere poveri era la perdita o l’assenza di un lavoro. Il lavoro del settore secondario, cioè nell’industria, con il modello sociale della famiglia male breadwinner, garantiva la prosperità e il benessere di milioni di famiglie nell’emisfero occidentale. Non esistevano lavori sottopagati in quella parentesi temporale di circa 30 anni che rappresenta un periodo felice della storia europea e occidentale.

primo maggio, il lavoro non tutela più l’essere umano

La crisi petrolifera prima, la volontà di rivolgersi verso guadagni potenzialmente più facili, la terziarizzazione del mondo del lavoro, la finanziarizzazione dell’economia e l’emersione di nuovi soggetti sociali sulla scena mondiale, quali single, divorziati e donne lavoratrici, hanno profondamente modificato il rapporto dell’essere umano con il lavoro. Spesso gli stipendi non sono più bastati a garantire al lavoratore la possibilità di arrivare alla fine del mese senza debiti e senza problemi. Il lavoro nell’industria è stato retribuito con cifre inferiori, si sono affermati nuovi lavori nel settore terziario, talvolta meno impegnativi ma sottopagati o, altre volte, profondamente onerosi dal punto di vista temporale ma non equamente gratificanti. La crisi monetaria, la crisi del dollaro, la non convertibilità delle divise monetarie in metallo prezioso, l’inflazione e la crescente disoccupazione hanno allentato sempre di più la coincidenza tra dignità umana e lavoro.

Esistono lavori che, seppure legali, sono sottopagati in quanto non sono sufficienti a garantire al lavoratore e alla sua famiglia un riparo dalla povertà con una adeguata retribuzione. La Costituzione, all’articolo 36, al primo comma recita

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

lavoro, sfruttamento e lavoratori poveri

Un principio sacro ma che non trova applicazione in moltissimi casi. Il fenomeno dei lavoratori poveri è tipico della società neoliberista e capitalista affermatasi in seguito alla crisi del settore industriale. Tuttavia non esiste solo il fenomeno del lavoro sottopagato ma sussiste quello nero e lo sfruttamento, soprattutto, ma non solo, nel settore primario. Numerosi imprenditori disonesti dicono di non poter versare i contributi ai loro dipendenti, oppure, talvolta, pagano dei contributi part-time per pochi giorni a settimana a fronte di un impegno reale di più di 60 ore. In seguito alla crisi della manodopera, evidentemente stanca dello sfruttamento dai finti imprenditori poveri, si è talvolta cercato di addossare la colpa al reddito di cittadinanza. La norma andava sicuramente rivista, ha tuttavia avuto poco senso, anzi, forse non ne ha, osservare che non può essere più erogato a favore degli occupabili. Il reddito di cittadinanza aveva appunto la funzione di sostenere gli occupabili fin tanto che non sarebbero stati occupati. Certo, il ponte con il mondo del lavoro avrebbe dovuto essere implementato meglio.

migliorare il mondo del lavoro, oltre il dualismo maggioranza opposizione

Altra norma discussa che se implementate, e quasi certamente emendata, potrebbe portare aiuto, sarebbe quella del reddito minimo, probabilmente però, non andrebbe posto un valore minimo piuttosto una definizione rigorosa di tale valore basata su parametri strutturali quali ad esempio la soglia di povertà, il totale della forza lavoro, l’inflazione e altri indicatori.

Anche i recenti interventi del governo, nel cosiddetto decreto primo maggio, potrebbero portare buoni frutti. La progettazione è un processo ricorsivo, è così nell’ingegneria, nella scienza e nella tecnologia ma lo è anche nella stesura e approvazione dei disegni di legge. Non è detto che una legge possa essere emendata solo prima del voto in aula. Una volta promulgata si possono valutare gli effetti e poi, eventualmente modificarla per rispondere adeguatamente alle esigenze della comunità.

primo maggio tra interventi normativi e scontro politico

Tra le altre cose potremmo dire che nell’ultimo anno ci sono stati circa 1000 morti sul lavoro, che occorre investire in sicurezza, che bisogna verificare la tenuta degli ammortizzatori sociali e aggiornarli. Potremmo raccontare ma per una volta, invece di dire quello che si dice in giro, anziché ripetere, preferiamo lanciare queste proposte al governo e al Parlamento. Revisionare il reddito di cittadinanza che esiste da molti anni in tutti i paesi d’Europa, migliorandone il rapporto con i privati e le aziende pubbliche che dovrebbero assumere i lavoratori. In secondo luogo considerare la proposta del reddito orario minimo ma facendo attenzione a emendarla. Insistere sui provvedimenti già imboccati a favore delle fasce della popolazione che non trovano lavoro. Il tutto però senza incorrere nello scontro ideologico, le idee sono al servizio di tutti e non un mero scontro politico.

Buona festa dei lavoratori a tutti.

Leggi anche Il 25 aprile deve essere festa di liberazione per tutti e non divisiva

Articoli correlati

Seguici sui social

ADVERTISMENT

Recent Posts

ADVERTISMENT