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Napoli nuovo sciame sismico e terremoto in mare e sul Vesuvio

Da più di un anno, Napoli si trova nel bel mezzo di uno sciame sismico. Negli ultimi mesi, però, le scosse sismiche sono aumentate notevolmente, partendo dai 2.5 di magnitudo avvertiti nel corso del 2023. Con epicentro a nord di Pozzuoli, il 2024 è caratterizzato da magnitudo più forti.

Napoli, forte scossa di terremoto sabato scorso

Un caso singolare si è verificato nella notte di sabato scorso, con una magnitudo di 3.9 della scala Richter. Alle 5.44, un forte boato ha svegliato gli abitanti di Pozzuoli, molti dei quali si sono riversati in strada per capire cosa stesse succedendo. L’epicentro è stato registrato dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) tra Bacoli e Pozzuoli. Il sisma non ha comportato gravi danni se non la caduta di qualche calcinaccio e di qualche crepa in alcune abitazioni, ma è certo che ci troviamo di fronte alla più forte scossa di bradisismo avvenuta negli ultimi 40 anni. Il sindaco di Bacoli, Josi Della Regione, invita a completare la legge nazionale sul bradisismo, e nel frattempo stanno effettuando controlli sul patrimonio edilizio.

Sciame sismico, rischio eruttivo e monitoraggio vulcanico

A ottobre è prevista una grande esercitazione di evacuazione della popolazione a causa del rischio eruttivo, che sembrerebbe essere ad oggi molto basso. L’INGV, che controlla attentamente l’area, assicura che non ci sono segnali di una possibile eruzione vulcanica, e se dovesse presentarsi, non dovrebbe essere così catastrofica. Ma per il popolo napoletano non c’è pace, e si chiede se ci sarà modo di arrivare alla prova di evacuazione di ottobre, considerato che non solo la Solfatara, ma anche il Vesuvio, inizia a borbottare.

Scossa nel cratere del Vesuvio

Domenica mattina alle ore 5.55 un’altra scossa di magnitudo 3.1 è stata registrata dai sismografi dell’INGV con epicentro nel cratere del Vesuvio, interessando la zona dei paesi vesuviani. La profondità della scossa è di 0,4 km, dunque parliamo di un sisma di superficie, un lento sollevamento del suolo caratterizzato dalla presenza di magma che si muove a una profondità elevata e che ripetutamente causa delle scosse di lieve entità. Attualmente, secondo l’OVO (sede osservatorio vesuviano), ci sono variazioni significative nello stato del vulcano, ma questo non significa che ci sarà un’eruzione a breve.

L’eruzione del Vesuvio del 1944

L’ultima eruzione del Vesuvio risale al 1944. Le fasi dell’eruzione sono state descritte dal direttore dell’osservatorio vesuviano Giuseppe Imbò, che osservò e monitorò l’eruzione dalla sede storica dell’osservatorio che si trovava sul lato sinistro del Vesuvio. Il 18 marzo del 1944 iniziò la prima fase, caratterizzata da una forte esplosione che distrusse parzialmente il piccolo cono di scorie intracraterico. Essa fu seguita dall’emissione di due colate laviche, una delle quali deviata dal Monte Somma in direzione ovest. Il 19 marzo, la lava iniziò ad avvicinarsi a San Sebastiano e Massa. Il 21 marzo, le città furono invase dalla lava; fortunatamente, le Truppe Alleate evacuarono in tempo le cittadine, salvando 7000 abitanti. Il 22 marzo le lave si arrestarono, ma una colonna di fumo e lava alta 10 km causarono piccoli flussi piroclastici che non andarono oltre il cono. Si ebbero dei collassi del cratere e la cenere iniziò ad assestarsi il 23 marzo, causando la morte di 23 persone. Ma se dovesse presentarsi quello che i napoletani temono possa avvenire, la popolazione dove sarà trasferita?

Piani di evacuazione

La Sardegna, attraverso un sistema di gemellaggi, accoglierà parte degli sfollati di Pompei e Posillipo, mentre gli altri paesi del vesuviano saranno divisi tra la Lombardia, il Veneto, la Valle d’Aosta, l’Abruzzo, il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, la Toscana, la Puglia, la Calabria e il Molise, in pratica più di un milione di abitanti in giro per l’Italia. La domanda che tutti si pongono è: ci sarà il tempo per organizzare un’evacuazione di massa?

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