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Una speranza per Assange dalle parole di Biden

Il presidente Joe Biden e Julian Assange
Il presidente Joe Biden e Julian Assange

Per Julian Assange si intravede una speranza per una possibile chiusura del caso. Dopo cinque anni di detenzione, il giornalista australiano cofondatore di WikiLeaks, vede la luce in fondo al tunnel.

Caso Assange, accuse e controversie legali

Accusato senza una condanna di aver diffuso notizie e file sottratti al Pentagono o al Dipartimento di Stato, contenenti rivelazioni riguardanti la guerra tra Afghanistan e Iraq e colpevole di aver violato una legge sullo spionaggio, il draconiano Espionage Act del 1917, mai discusso in più di 100 anni di storia per casi di pubblicazione di documenti sui media, il noto giornalista è stato il protagonista di una contesa tra due stati che si appellavano alla sua possibile estradizione negli Stati Uniti.

Origini e implicazioni dell’Espionage Act

L’Espionage Act del 1917 è una legge federale degli Stati Uniti che aveva lo scopo di vietare l’interferenza con le operazioni militari o il reclutamento per impedire il sostegno dei nemici degli Stati Uniti durante la guerra. Era basato sul Defense Secrets Act del 1911, in particolare sui concetti di ottenere o fornire informazioni relative alla “difesa nazionale” a una persona che non ne aveva titolo. La legge sull’Espionage Act imponeva sanzioni molto più severe rispetto alla legge del 1911, inclusa la pena di morte.

Assange e Biden, possibile clemenza e prospettive future

Fino ad oggi, il leader della Casa Bianca Joe Biden, non si è mai pronunciato al riguardo, ma non ha nemmeno chiuso le porte a un possibile atto di clemenza. Le sue parole a riguardo sono state “We’re considering it”, e in modo sintetico ha lasciato intendere che le autorità americane stanno pensando di chiudere una volta per tutte il suo processo, ottenendo così la libertà immediata considerando gli anni di reclusione già trascorsi in Gran Bretagna.

Continua Battaglia Legale

Assange è stato protagonista di molti processi e più di una volta ha dovuto dimostrare la sua innocenza, ma dal 2019 ad oggi non ha mai avuto tregua. Il 18 novembre 2010, Assange nega l’accusa di violenze sessuali rivoltegli dal tribunale di Stoccolma, sostenendo fosse un pretesto per estraderlo dalla Svezia agli Stati Uniti a causa del suo forte ruolo nella pubblicazione di documenti statunitensi segreti. Gli fu contestato di aver avuto rapporti sessuali non protetti con le sue due amanti.

Richieste di Estradizione e Appelli Giudiziari

Successivamente, il 7 novembre 2010, Assange si recò spontaneamente negli uffici di Scotland Yard, dove venne accusato di spionaggio. La Svezia presentò una richiesta di estradizione alle autorità britanniche, finalizzata a estradarlo in realtà negli Stati Uniti dove lo attendeva un processo per spionaggio. In sua difesa intervenne l’attivista statunitense Robert Meeropol Rosenberg, il quale chiese all’Alta Corte di Londra di non consegnare alle autorità americane Assange, considerando che negli Stati Uniti l’accusa di spionaggio avrebbe comportato per il giornalista la pena di morte.

Estradizione e Rinvii Giudiziari

L’Alta Corte di Londra diede il via libera all’estradizione richiesta dalla Svezia. Un altro anno che segnò la condotta penale di Assange fu quello del 2019, dove le autorità ecuadoriane prelevarono contro la volontà del giornalista dall’Ambasciata, senza rispettare che era in possesso della cittadinanza, anche se successivamente l’Ecuador dichiarò di averla sospesa. Anche in quel caso fu accusato di spionaggio sull’ambasciata dell’Ecuador. Fu estradato negli Stati Uniti il 20 aprile 2022 dopo ben sette udienze durante le quali il tribunale distrettuale britannico negava l’estradizione. Il 22 giugno 2023 fu presentato un nuovo appello all’Alta Corte di Giustizia britannica da parte della difesa contro l’estradizione di Julian Assange, ma a metà marzo 2024 l’Alta Corte di Giustizia britannica ancora non si espresse sul ricorso della difesa per bloccare l’estradizione, fino al 26 marzo, dove l’Alta Corte di Giustizia accoglie il ricorso e concede un nuovo appello contro l’estradizione.

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