Il Lunedì dell’Angelo o Lunedì in Albis è il lunedì dopo la domenica di Pasqua ed è il giorno in cui Maria di Magdala, Maria la madre di Giacomo e Giuseppe e Salomè andarono al sepolcro, dove Gesù era stato sepolto, per imbalsamare il defunto. Quando arrivarono al sepolcro, tutti rimasero stupiti dal fatto che il grande masso che chiudeva la tomba fosse spostato, e che al suo interno non ci fosse più il corpo di Gesù, ma ad accoglierli c’era un giovane vestito di bianco che, guardandoli, disse: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno. È risorto, non è qui. Ora andate ad annunciare questa notizia agli Apostoli”. Subito increduli, si precipitarono a raccontare l’accaduto agli altri.
Pasquetta: Celebrazione e Tradizioni Culinarie
La festa del lunedì dell’Angelo viene comunemente chiamata Pasquetta e non ha carattere religioso, ma fu introdotta come giorno festivo nel periodo del Dopoguerra per allungare i giorni di festa legati alla Pasqua. Quest’anno il lunedì in Albis cade il 1 Aprile e mentre la festa di Pasqua si festeggia in famiglia, il giorno legato alla Pasquetta si festeggia fuori porta. Quasi in tutta Italia, il lunedì è motivo di incontro, di gite e di scampagnate. C’è chi preferisce incontrarsi al mare, chi in montagna, ma in entrambi i casi non mancano grigliate all’aria aperta per godere appieno delle calde giornate di primavera. Il pranzo che viene consumato è a base di carne e oltre alla grigliata, viene consumato tutto ciò che è avanzato dal giorno precedente.
Tradizioni Culinarie Regionali
Per ogni regione italiana, i piatti culinari sono molto simili, e a comune le varie usanze ci sono ingredienti fondamentali: il relax, il buon vino e la voglia di divertirsi. Tra i sapori più diffusi della tradizione di Pasqua troviamo: In Campania, il rustico più famoso è “Casatiello napoletano”. È una ciambella rustica ripiena di salumi e formaggi, ad accompagnarlo c’è la “Pizza Piena”, simile per gli ingredienti ma anziché tagliarli a dadini, i salumi e i formaggi vengono tagliati a fettine sottili. Molti però non sanno che il giorno di Pasquetta viene proposta anche la “frittata di maccheroni”; In Abruzzo famosi sono Fiadoni, calzoni al forno ripieni di formaggio di pecora; Nel Lazio, famosa è la Corallina, salame tipico pasquale e pizza al formaggio; Anche in Liguria cucinano la Torta Pasqualina, rustico ripieno di verdura, uova e parmigiano; In Lombardia: Salame di Filzetta, salame a grana grossa fatto con la parte magra del maiale; Nelle Marche: Crescia di Pasqua, pizza al formaggio accompagnata da uova sode, salame e novello; In Molise: Insalata Buona Pasqua, insalata ricca con fagiolini, uova sode, pomodori e frutta.
L’Usanza delle Uova di Cioccolato e la Tradizione della Pastiera
In tutta Italia, comune è la tradizione di mangiare Uova di cioccolato, e ad esserne ghiotti non sono solo i bambini ma anche gli adulti. L’usanza di scambiarsi uova di gallina come regalo risale all’epoca pagana, e veniva celebrato con l’arrivo della Primavera. Fu Luigi XIV a far realizzare le prime uova di cioccolato, ai primi del ‘700, concedendo a David Chaillou, il primo chocolatier francese, il diritto esclusivo di vendere cioccolato a Parigi. In Italia l’uso di consumare uova di cioccolata, arrivò nel 1725, quando la vedova Giambone, titolare di una bottega, ebbe l’idea di riempire i gusci vuoti delle uova di gallina con della cioccolata. Oltre alle uova di cioccolata, le tavole sono imbandite di altri dolci e biscotti e in Campania oltre a preparare i Taralli Pasquali, c’è l’ usanza di preparare insieme alle nonne la “Pastiera”. Un profumo di agrumi e di fiori d’arancio si aleggia nelle cucine partenopee e i bambini più piccoli che aiutano le mamme e le nonne ad impastare e a sbattere le uova ascoltano le leggende circa la storia della Pastiera. Si racconta che la sirena Partenope, affascinata dal Golfo di Napoli, l’avesse adottata come sua dimora e a chiunque passava, cantava con la sua dolce soave. Il popolo della Napoli dell’epoca pagana per ringraziarla le portava dei doni, nella misura di sette come le meraviglie del mondo, ognuno dei quali aveva un preciso significato. Il primo dono era infatti la farina, il simbolo della ricchezza, il secondo la ricotta, simbolo dell’abbondanza, il terzo dono era il simbolo della riproduzione, ossia le uova, il quarto dono era il grano cotto nel latte, il quinto erano i fiori di arancio, il simbolo della Campania. Gli ultimi due doni erano lo zucchero, per ringraziarla per la sua dolce voce e infine le spezie. Il gradimento della sirena fu tale da mescolare insieme tutti gli ingredienti e creare così la ricetta della Pastiera. Questa è solo una leggenda che accompagna la sua vera storia riferita alle monache del convento di San Gregorio Armeno, le quali erano abili manipolatrici della sua delicata pasta. Oggi la pastiera viene preparata non solo durante la festa di Pasqua ma anche in altri periodi dell’anno.
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