Ci ha fatto piacere fare una chiacchierata con una giovane artista del panorama musicale e televisivo italiano Gaia Gentile. Abbiamo parlato con lei della frutta, dei fiori, della musica e di televisione.
Chiariscici innanzitutto un dubbio sulle tue origini pugliesi, sei originaria di Acquaviva delle Fonti o di Cassano delle Murge?
Sono nata ad Acquaviva delle Fonti ma sono di Cassano delle Murge e questa è la mia città.
Ti ringrazio, era più che altro una curiosità personale. Da poco è uscito un tuo singolo “Senza te”. Vuoi raccontarci come nasce e cosa racconti in questo pezzo?
Questo è un pezzo del quale ho scritto musica e parole e l’ho tenuto nel cassetto per parecchio tempo, circa 8 anni. All’epoca lo lasciai lì nel dimenticatoio. Si trattava di un pezzo scritto in un momento di tristezza e di rabbia. Sono due caratteristiche che non mi contraddistinguono ma, anche se appaio come una persona gioiosa, anch’io ho i miei momenti non felici. Questa è stata l’occasione per mostrarmi a pieno in tutti gli aspetti della vita. Circa un anno fa poi, con il mio team, abbiamo cercato di lavorare al pezzo per “vestirlo” al meglio anche perché, se avessimo atteso ancora, avremmo corso il rischio che diventasse qualcosa di distante da me. È un testo senza tempo perché racconta un momento di rabbia, un amore deluso che, in quel momento, non trovava una via d’uscita e vedeva più nero che bianco. Ognuno di noi ha questi momenti. Circa un anno fa abbiamo iniziato a lavorarci con l’aiuto di bravissimi musicisti e sono stata felicissima di farlo uscire circa 3 mesi fa.
A proposito di quanto hai detto circa il mostrare il lato gioioso, pensi che si riesca a scrivere testo e musica più facilmente quando si è tristi o quando si è allegri?
Domanda molto interessante. Lei emozioni forti sono quelle che danno maggiori input. Io ad esempio penso di essere più gioiosa che è negativa, ma forse l’essere negativa in un momento particolare può essere un’emozione più forte di quella positiva. A caldo ti direi che è più facile scrivere nelle emozioni negative perché forse abbiamo bisogno di qualcosa da lasciare sul foglio, come per tirarla fuori da noi e abbandonare lì questa negatività. Al tempo stesso ho scoperto che, in un certo senso, mi dispiace alterare lo stato di chi ascolta con i miei sentimenti negativi per cui mi piace mostrare anche il mio aspetto allegro. A questo proposito ho scritto un intero disco, il mio secondo album che si intitola appunto “Tanto tutto passa” proprio perché mi piaceva l’idea di dare messaggi positivi di speranza e di trovare il bello in tantissime cose. L’arte è sicuramente frutto di emozioni forti e penso che quella negative facciano venire maggiormente l’inspirazione ai cantanti. Ricordo di aver letto che sono molto più numerose le canzoni tristi di quelle felici proprio perché, forse, le persone in un momento triste vogliono ascoltare musica per immedesimarsi in quella circostanza.
Vuoi dirci qualcosa di più a proposito di “Tanto tutto passa”?
Contiene 9 canzoni inedite, i testi sono tutti miei, le musiche invece sono mie e qualcuna scritta insieme al mio compagno Nicolò Pantaleo. In questo album, a differenza del primo, ci sono collaborazioni con artisti brasiliani. L’arrangiatore ad esempio è un artista brasiliano che avevo già avuto modo di conoscere e con il quale avevo già avuto modo di arrangiare qualcosa nel mio primo album. Poco prima dell’uscita è arrivata una seconda tournée in Brasile e questo mi ha dato modo di dar vita a una sinergia con questo musicista brasiliano che è Sandro Haick. C’è anche una collaborazione con Alegre Correa polistrumentista brasiliano vincitore anche di Grammy. Abbiamo dato vita a una canzone “Non correre” e stiamo lavorando a un terzo album con altrettante collaborazioni molto belle.
Tieni molto a queste collaborazioni sudamericane. Considerando che il Brasile è un paese che ha una larga percentuale di cittadini che arrivano dall’Italia o sono discendenti di cittadini italiani, volevo chiederti se negli stili musicali o nelle persone hai percepito apprezzamenti particolari per la musica italiana o per generi musicali tipicamente italiani?
Bellissima domanda. Il Brasile è meraviglioso ma lo è ancora di più pensare al calore che ho ricevuto da parte del pubblico brasiliano. Ci sono state persone che sono venute da me piangendo per ringraziarmi delle emozioni che gli avevo trasmesso durante i concerti. La cosa incredibile è quanto ammirino l’Italia non solo perché molti di loro hanno origini italiane. Io da italiana ho amato ancora di più la mia patria andando fuori dall’Italia e soprattutto in Brasile perché c’è un amore, non apprezzamento, un’idea della musica, dell’Italia e della cultura italiana che da noi è più bistrattata. Ci guardano con una tale ammirazione, così profonda, che mi fa sentire orgogliosa di essere italiana. Ti racconto un aneddoto, un signore era talmente amante dell’Italia che una sera mi ha chiesto “mi aiuti a capire che cosa vuol dire L’Italia s’è desta dell’elmo di Scipio”. Ero così emozionata per questa richiesta e ho riflettuto su come siamo visti e come ammirino la nostra storia. È bellissimo notare quanto all’estero ci vedano come la culla della cultura.
Ti abbiamo visto suonare la frutta e i fiori insieme a Caterina Balivo su Raidue.
Sono stata in trasmissione da Caterina 5 volte, la prima ho suonato la frutta invece, durante il periodo sanremese, ho suonato molti fiori.
Si tratta di una cosa inventata per l’occasione oppure avevi già provato in precedenza?
Questa idea è nata in Brasile. Un Brand mi ha inviato un dispositivo elettronico che era in grado di far emettere un suono a qualsiasi cosa fosse conducibile. Ho provato a farlo in Brasile con alcuni frutti. Si tratta di un sistema che si basa sull’energia elettrostatica e grazie a questo dispositivo si suona poi un accordo. Nel periodo sanremese è stato difficilissimo perché immediatamente dopo aver ascoltato un brano la sera, decidevamo l’arrangiamento e poi il giorno dopo lo eseguivo in diretta. È stata una sfida impegnativa.
Hai collaborato con diversi cantanti, Noa e Giò Di Tonno ma non solo. Posso chiederti che cosa ti hanno lasciato queste collaborazioni con artisti così famosi e se auspichi in futuro di averne altre?
Lo auspico sicuramente. La fortuna di fare questo lavoro è che, come la vita, è l’arte dell’incontro. A maggior ragione il mio lavoro mi dà questa opportunità e penso che nutrirmi delle esperienze artistiche di questi grandi artisti sia uno dei miei sogni quotidiani quindi sì, non vedo l’ora e sto già lavorando al terzo album appunto immaginando collaborazioni importanti. Per quanto riguarda le varie collaborazioni passate, oltre a quelli che hai citato, c’è anche Caparezza e altri con i quali non ho condiviso il palco. Significa in ogni caso entrare in contatto con il vissuto di tante altre persone. Anche quando vado all’estero ti ritrovi in teatri fantastici, ma se non hai esperienza rischi di fare brutte figure con il pubblico, per questo è sempre una grande occasione poter condividere esperienze musicali e artistiche con altre persone che hanno una conoscenza di questo mondo. Gli artisti hanno bisogno di raccontare, di emozionare le persone. Questo è un nutrimento per la musica, ma anche per l’animo e anche per le persone che ascoltano. Incontrare questi artisti e pensare di collaborare con loro è la cosa più bella per una persona che fa questo lavoro.
Per quanto riguarda il tuo futuro prossimo, ci vuoi dire se hai qualche progetto o collaborazione televisiva in cantiere?
Non posso spoilerare, ma già ad aprile potrò annunciare delle novità televisive molto belle e importanti. Nel frattempo sto lavorando già a nuovi pezzi. Usciranno sicuramente nuovi singoli in primavera e spero di poter far uscire l’album dopo l’estate. Sempre in estate terrò una tournée negli Stati Uniti e sto cercando anche di calendarizzare anche qualche data in Italia. Sarà un periodo ricco di concerti, di canzoni, di nuova musica e di collaborazioni. Infine non vedo l’ora di poter annunciare le nuove partecipazioni televisive.
Ringraziamo Gaia Gentile per l’entusiasmo con il quale ci ha concesso questa intervista.
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