Skip to content

Viaggio nel cinema hard con il regista Max Bellocchio

Max Bellocchio, sullo sfondo Rocco Siffredi e Moana Pozzi
Max Bellocchio, sullo sfondo Rocco Siffredi e Moana Pozzi

Il Radar per questa settimana propone ai suoi lettori un viaggio di approfondimento nel mondo del cinema, in particolare del cinema hard. Abbiamo contattato e sentito il regista Alessandro Occhiobuono, in arte Max Bellocchio, che ha diretto attori italiani e stranieri tra i quali Rocco Siffredi e Moana Pozzi.

Come hai iniziato a fare questo lavoro? Hai immaginato di voler fare il regista specificamente del filone hard?

Tutto è cominciato perché negli anni Ottanta io e un gruppo di amici, tutti i napoletani, passavamo giornate intere alla stazione Garibaldi a cercare di intercettare le turiste straniere. Anche il giornale Il Mattino si interessò alla vicenda con un articolo “I ragazzi della stazione di Napoli” che iniziava con “Imbrillantinati, abbronzati, vestiti alla moda…”. Con ogni ragazza facevamo un giro della città prima al teatro San Carlo, dove avevo tra gli altri un amico pompiere che lavorava all’ingresso, poi taralli a Mergellina, poi Sant’Antonio e poi, forse, hotel Casanova. Un giorno ho portato una di queste ragazze al San Carlo al banchetto che mi lasciavano sempre libero. Quando arrivai lì, il mio amico pompiere mi disse “Alessandro ti devi fermare un attimo, ti devo parlare. Ieri ho girato un film porno, è venuto un regista hard qui, Mario Salieri, e abbiamo girato con Moana Pozzi e domani devo girare con Karin Schubert.”. All’epoca avevo una Jaguar 4200 enorme e gli chiesi se avessero bisogno di una di queste macchine nel film. Poi gli dissi perché non mi presenti Salieri? Da quella volta, tutte le sere ci vedevamo a casa mia a via Toledo, a pochi passi dal teatro San Carlo e mi raccontava alcuni eventi che però non erano del tutto reali dato che lui aveva provato a fare l’attore, ma non era riuscito a entrare completamente nell’ambito. Parlando poi con Mario Salieri chiesi se dal momento che doveva girare un film con un’attrice americana, Tracey Adams, avesse per caso bisogno di una persona che parli inglese che lo potesse aiutare. Fui invitato a Piazza Bernini, al Vomero. Incontrai Mario Salieri. Appena entrai in quell’ufficio c’era Mario da un lato con un enorme cappotto nero e una barba enorme sembrava Robert De Niro nel film del diavolo. Vidi una scrivania vuota dall’altro lato e pensai che quella scrivania sarebbe stata mia. Parlando con Mario mi disse che stava preparando un film Vietnam Store con Roberto Malone, Rocco Siffredi, Tracey Adams. Mi disse io ho bisogno di una location a Ischia e di abiti militari della Seconda Guerra Mondiale. Io conoscevo molti venditori a Porta Nolana che potevano procurarmi facilmente vestiti usati e armi finte. Una settimana dopo tornai da Mario e gli dissi che avevo tutto l’occorrente e che avevo trovato anche una villa a Sant’Angelo, ad Ischia, in una tenuta che poteva fare al caso nostro. Mario mi disse “Alessandro tu in una settimana hai fatto quello che gli altri fanno in cinque mesi”. Poi aggiunse la parola magica “Saresti disposto a venire a darmi una mano sul set?” Capirai, io li vedevo al cinema Rocco e Tracey Adams. A Napoli esistevano alcuni cinema a luci rosse il Mignon, il Casanova e altri. Quando non avevo da fare andavo lì a guardare questi film e il fatto di poterli vedere dal vivo mi fece accettare subito. Organizzammo la spedizione a Ischia e girai il primo film come assistente. Avevo tanta energia, mi impegnai moltissimo. È come se a un ragazzino che ama il calcio gli avessi permesso di lavorare con Maradona. Mario fu molto contento e mi disse “da questo momento sarai il mio braccio destro”. È stato il destino, se non avessi aspettato le ragazze straniere alla stazione sarebbe stato difficile trovare chi fa questo tipo di produzione perché ognuno ha un nome d’arte e difficilmente si riesce a sapere qualcosa di loro. Considerando anche che negli anni Ottanta non c’erano ancora telefonini e internet quindi, se qualcuno avesse cercato i nostri nomi, li avrebbe trovati soltanto in qualche sexy shop.

Questo mi introduce alla prossima domanda, volevo chiederti la differenza tra gli anni Ottanta e ciò che accade oggi. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale che sta entrando prepotentemente in tutte le arti. e anche nel cinema, nella musica e nell’elaborazione delle immagini, hai mai pensato che l’utilizzo di questa tecnologia da un lato può essere un’opportunità, ma dall’altro potrebbe mettere a rischio i canoni tradizionali del fare cinema e potrebbe, in qualche modo, sostituire la produzione di cinema hard anche a livello europeo e mondiale. Cosa ne pensi a riguardo dell’uso dell’intelligenza artificiale nel cinema?

Le produzioni dei film a luci rosse sono già finite non hanno avuto bisogno dell’intelligenza artificiale. Negli anni Ottanta e Novanta, e quasi fino al 2000, le nostre produzioni erano come un cinema tradizionale. Si muoveva una troupe di 7-8 persone con una quindicina di attori. Tutti insieme si partiva per andare a Parigi o a Budapest. Eravamo una famiglia perché gli attori top erano quasi sempre gli stessi. Le ragazze facevano il porno e diventavano attrici vere, non facevano un film e basta ma erano delle professioniste del settore e quindi il loro lavoro era fare film. Hanno avuto una carriera di 10-15 anni nel porno. Eravamo come una famiglia, si pranzava insieme a fine produzione, tutti nello stesso albergo. C’erano ancora le videocassette poi i DVD. Poi con l’avvento di Internet la gente ha iniziato a fare film da sola.
Io ho fatto anche film ai Caraibi per 5 anni con il nome di Alessandro Delmar. Gli attori che prima venivano ai Caraibi hanno iniziato a comprare una piccola telecamera e, nella propria stanza con la propria fidanzata, fanno una piccola scena di dieci minuti, la postano su un sito, quindi non esiste più il film. Io dirigevo film che duravano un’ora e mezza dove circa mezz’ora era di commedia. Ho girato un film tra il Madagascar. le Seychelles, Berlino, Roma che era intitolato Millionaire. Ho vinto diversi premi sia in Europa che in America. Ho vinto l’Impulse d’oro e fui premiato da Paolo Limiti come miglior film. I miei film avevano sempre una storia e mai un nome sexy. Altri nomi erano “La Villa”, “La casa del fantasma”. Mai sesso nei titoli. C’era sempre una storia. Adesso invece si fa una vignetta di 15 minuti, la si mette sul sito, la gente la guarda ed è finito. Poi è arrivato Onlyfans. Molte attrici che prima giravano ancora per noi preferiscono starsene a casa e fare qualcosa con il proprio fidanzato. La produzione hard intesa come l’ho vissuta Io negli anni d’oro del porno non esiste più.

Secondo te Onlyfans oltre a spostare il baricentro della produzione sposta anche più o meno gli stessi guadagni per le persone che decidono di pubblicare su queste piattaforme?

Assolutamente sì. Considera che prima un’attrice veniva a girare e guadagnava circa €500 a scena facendone 4 in un solo film, per un totale di circa €2000. Se il film andava bene non aveva altri guadagni. Adesso se lei fa una piccola scena a casa sua la fa a costo zero e viene visionata da tantissime persone e guadagna molto di più.

Consideriamo anche che sono piattaforme a pagamento per gli utenti che spesso condividono parte dei guadagni con coloro che producono i video.

Si. La gente paga, le guarda e loro ogni giorno aggiungono una scena. A volte le senti parlare mentre raccontano di aver guadagnato 40-50 mila o anche 100 mila euro in un mese. Che necessità avrebbe una ragazza di andare a Roma, su un set dove deve lavorare per 12 ore al giorno, aspettando di dover girare la propria scena per soli €500? Considerando anche che le spese di trasporto vitto e alloggio sono pagate dalla produzione, ma i guadagni comunque non sono paragonabili.

Quando venivano scelti gli attori, questa scelta era con coppie fisse in diversi film oppure questo non era possibile per le produzioni?

Bisogna dividere le produzioni dell’epoca c’era la serie A, B e C. Io, Salieri, Endorself eravamo insieme a produzioni francesi la serie A. Avevamo le attrici più quotate, i migliori attori Rocco, Christoph Clark per dire qualche nome, gli americani Ron Jeremy e tutto il top delle attrici francesi. La nostra era la serie A. L’attore veniva pagato sul set, faceva le sue scene prendeva X lire a scene e lo bloccavamo per il prossimo film perché quando parti per una produzione devi avere attori di cui ti fidi, che sai che la scena la riescono a portare alla fine. I nuovi attori si sostengono con diverse iniezioni, prima si utilizzava altro magari il Viagra. Noi quelli delle siringhe non li prendevamo per questo usavamo sempre gli stessi attori. Era importante per noi cambiare le ragazze perché chi guarda questi film vuole guardare le ragazze nuove e dell’attore non gliene frega niente però per essere sicuri che la scena fosse stata il top usavamo tutti i migliori attori.

A proposito di attori, ce ne sono 2 che sono abbastanza noti anche a chi, come me, non ha mai guardato film hard. Si tratta di Rocco Siffredi che ancora oggi è molto visibile e un’altra, che purtroppo non c’è più, che era Moana Pozzi la quale spesso viene alla ribalta con articoli e documentari. Hai conosciuto entrambi, ci puoi dire qualche cosa di loro dal punto di vista attoriale e personale?

Assolutamente sì. Ti posso dire che la mia prima esperienza con Mario è stata con Rocco Siffredi a Ischia. Lui è arrivato sul set, aveva 38 di febbre e dovevamo girare una scena di notte all’insaputa dell’albergatore nella piscina del resort con Tracey Adams, una top model americana. Io alle 2 di notte sono andato a svegliare Rocco dicendogli devi venire in piscina a girare questa scena e lui mi ha risposto che aveva 38 di febbre. Io gli dissi Sì però dobbiamo finire perché Mario vuole finire questa scena e possiamo farla soltanto questa notte. Lui si è alzato ed è venuto in piscina, ha fatto la scena bene, ma dopo non era di buon umore. Ha detto io con Mario non giro più. Poi dopo ho girato con lui altre scene in altri film e ci siamo visti e tantissime volte. Ultimamente ci siamo visti alla fiera Torino Erotica a Cosenza alla quale lui partecipa ogni anno.
Con Moana ho girato a Roma una scena, ma lei era una persona che non dava molta confidenza. Veniva sul set, girava la sua scena, ma stava nella sua stanza e parlava con pochissime persone tra cui Rocco. Si tratta di due personaggi che sono entrati nel mondo dello spettacolo a tutti gli effetti. Rocco adesso fa serie televisive e partecipa ai reality show. Ci sono stati anche tantissimi altri attori che ormai sono scomparsi. Spesso mi chiedo i primi attori che hanno partecipato ai miei film adesso che cosa facciano perché poi, avendo un nome d’arte, cambiano ed è difficile ritrovarli.

A proposito dell’evoluzione artistica di Siffredi, lui è diventato protagonista di spot e di reality show, ma da quello che ne sapevo io, chi inizia la carriera nel mondo dell’hard poi ha precluso l’accesso ad altri filoni del cinema e dello spettacolo. Mi sembra che nel caso di Rocco Siffredi questo non sia avvenuto. Secondo te questo è successo perché è particolarmente simpatico o c’è qualche altra motivazione?

Direi che non è vero. Questo è un luogo comune perché se uno ha fatto sempre il suo lavoro, cioè fare un film hard e farlo come quando giri un film di un altro filone, non è vero. Io giravo tante scene di commedia, se toglievi le scene hard e collegarvi tutte le altre scene avevi un filo conduttore e quindi molte persone che hanno visto il film si sono resi conto che gli attori avevano comunque la capacità di fare anche un altro tipo di cinema. Adesso sto per girare un film che è a tutti gli effetti “normale”, si chiama “Il volto del male” e dovrei girarlo a Torino. È un thriller che parla di un killer che uccide delle ragazze, ambientato a Torino. Dovrei girare un documentario, un docufilm su Matera, Craco Trusi e Montalbano che sono quattro comuni intorno a Matera. Ho creato una storia di 4 ragazzi che nascono in questi paesi e si ritrovano, da adulti, tutti a Matera. Io stesso ancora faccio hard, ogni mese facciamo dei provini per cercare nuovi attori per Torino Erotica che è un sito a pagamento dove ci sono delle scene che noi giriamo. Mi divido tra hard e film “normali”. Anche Rocco non fa più hard però è diventato un regista e compare in altri film ad esempio con Massimo Boldi. Altri invece, che avevano la testa solo per fare quello e non avevano altre prospettive, hanno finito. Uno che conoscevo faceva il muratore e adesso fa ristrutturazione di appartamenti. Le attrici spesso hanno cambiato nome, ma alcune volte continuano a fare spettacoli nei locali come ad esempio Roberta Gemma che adesso fa pochi film, ma molte serate nei locali.

Quindi possiamo dire che sia soltanto un luogo comune o magari è dovuto al fatto che loro preferivano fare solo quel tipo di cinema?

All’inizio era un po’ così, chi aveva fatto hard non poteva aspirare ad altre cose, ma adesso dato che l’hard si è sdoganato e non è più una cosa nascosta, viene fatto alla luce del giorno e si conoscono gli attori e le attrici. Se uno è bravo come attore e vuole tentare un’altra strada non gli è già preclusa a priori. Pensa a Franco Trentalange lui ha cominciato con me negli anni Novanta quando io vivevo a Riccione. Venne sul set e mi portò una ragazza brasiliana, molto famosa in Romagna, si chiamava Sandra Jura e mi chiese se potevamo farla iniziare. La ragazza Non si presentò e lui disse purtroppo mi ha dato buca, ma potrei provare io? Accettai e gli feci fare la sua scena hard. Poi raccontò questa storia in un programma che si chiamava Slider Door nel quale ammise che se fosse venuta Sandra, lui sarebbe andato via e non sarebbe diventato un attore. Lui ha iniziato in questo settore, poi ha fatto Maurizio Costanzo Show, La talpa e adesso fa delle pubblicità. È un altro esempio di ragazzo intelligente che ha saputo sfruttare il fatto che aveva partecipato al mondo hard per entrare in altri settori.

Hai mai riscontrato problemi che riguardano l’etica o la morale sia tra gli attori o tra il pubblico considerando anche il fatto che l’Italia è un paese a vocazione fortemente Cattolica? C’era il visto censura e c’è ancora, ma ci sono mai stati problemi in questo senso?

Assolutamente no, anche perché io non ho fatto mai nulla di strano nei miei film c’erano semplici rapporti uomo donna. In Germania si faceva piercing e fasting, ma noi non l’abbiamo mai fatto. C’erano soltanto scene di sesso puro e pulito senza aver avuto nessun problema.

Allo stesso modo non ci sono stati problemi nemmeno in fase di uscita di film cioè quando venivano proiettati in sala?

Non mi è mai stato censurato un film anche perché all’inizio si censuravano i film quelli che andavano al cinema, ma si portava la pizza lì, loro la tagliavano, poi nel cinema mettevano quella originale.

Una Curiosità, hai detto di chiamarti Alessandro, ma allora perché Max Bellocchio?

Il mio vero nome è Alessandro Occhiobuono, poi diventato Max perché Alessandro era troppo lungo per chiamarmi sul set e dire Max era velocissimo. Poi, per private.com, una compagnia, ho dovuto cambiare nome perché avevo già la produzione. Ho girato 49 film tra i Caraibi e le Seychelles sempre sulle spiagge. Dato che stavo sempre al mare mi sono inventato un altro cognome Alessandro Delmar

Prima hai accennato ai progetti futuri che hai in cantiere ma vogliamo spiegarli un po’ meglio?

Sì. Innanzitutto continuo a fare hard per il sito Torino Erotica. Ho in programma un thriller, da girare a Torino con vari attori che adesso fanno serie, inoltre sto lavorando a un docu-film sulla Basilicata nel quale parleremo di Matera, Craco – città abbandonata ma visitata da molti turisti – di Tursi e Montalbano. Dobbiamo mostrare le bellezze di queste città. Ho scritto una piccola storia di 4 ragazzini, tre uomini e una donna, che partono da Tursi, la vita li porta per la propria strada, ma si rincontrano a Matera. Così scopriamo queste quattro città e ne vediamo tutte le bellezze. Il docufilm si chiama “Amicizia” e vuole mostrare proprio quanto sia importante l’amicizia per le persone. Saranno ragazzi belli e puliti anche nell’aspetto, non prenderò attori che abbiano tatuaggi o piercing. Questo film ci permetterà di vedere un museo a cielo aperto come Matera. Sto anche scrivendo un romanzo, si chiama L’uomo del Tucano e poi un altro autobiografico, Dai quartieri spagnoli alla Croisette di Cannes.

Ringraziamo il regista Max Bellocchio per il tempo che ci ha dedicato e per come ha voluto rispondere con entusiasmo alle nostre domande permettendoci di realizzare questa intervista.

Leggi anche Intervista a Noemi Gherrero e Marco Peluso autori di Tempi Dipinti

Articoli correlati

Seguici sui social

ADVERTISMENT

Recent Posts

ADVERTISMENT