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Biden, il linguaggio scurrile è una caduta di stile

Il presidente Usa Joe Biden
Il presidente Usa Joe Biden

Qualche giorno prima era stato il turno del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che aveva attaccato in modo improprio Giorgia Meloni. Dall’altra parte del mondo è stato Joseph Biden, il presidente degli Stati Uniti, a lasciarsi andare a commenti che definiremo infelici, per etichettare Vladimir Putin che pure merita una di essere riportato, con le buone o con le cattive, sulla via della pace.

Biden e De Luca, la necessità di un linguaggio forte

Entrambi i presidenti parlano per dare un segnale ai loro elettori. Vincenzo De Luca fa pressione, vuole vedere legittimata la sua aspirazione a candidarsi ed essere eletto per un terzo mandato, cosa al momento non consentita dalla legge. Inoltre, siamo in campagna elettorale per le europee di giugno e occorre “tenere sveglio” l’elettorato. In America il presidente democratico Biden si gioca il tutto per tutto. Sta facendo le primarie, cosa che un presidente in carica di solito non fa, o fa senza sfidanti. In America il partito che non ha la Casa Bianca fa le primarie per decidere chi mandare a sfidare il presidente, mentre il partito del presidente fa le primarie solo se il presidente in carica è stato eletto già due volte e non è rieleggibile per la terza volta.

Analogia di campagna elettorale e di numero di mandati. Fatto sta che i democratici americani non sono sicuri che Biden sia il candidato giusto, per questo, prima di parlare a tutto il paese, il presidente ha usato un linguaggio, tutto americano, per dire ai suoi elettori che non gli piace Putin.

il linguaggio scurrile di Biden, una caduta della politica

Una necessità non solo elettorale, ma una persona che ha la responsabilità della prima potenza mondiale non dovrebbe usare un linguaggio scurrile. Allo stesso modo, non dovrebbe farlo nessun amministratore, di nessun livello di governo. Quando gli elettori votano a votare non scelgono un rappresentante o un presidente, scelgono la persona alla quale delegare le proprie scelte per i prossimi anni. Gli errori e i successi di quella persona si ripercuoteranno sull’intera comunità. È questo il modo attraverso il quale il popolo affida la propria fiducia e il proprio futuro collettivo a una singola persona.

Chi rappresenta il popolo – negli Stati Uniti il presidente è responsabile del proprio operato solo davanti al popolo – diventa, di fatto, un esempio per tutti. Si può fare opposizione politica, si può dire che Giorgia Meloni non piace, che non si è d’accordo con la sua politica, che si preferirebbe una persona diversa come Presidente del Consiglio. Certo che è tutto legittimo. Come si può dire che fin quando ci sarà la guerra in Ucraina, l’Occidente non mancherà di sostenere il popolo aggredito. Si può aggiungere che Putin non piaccia, che sia un dittatore, che sia la guida peggiore per il popolo russo. Si possono imporre sanzioni. Si può anche andare al Muro di Berlino, come hanno fatto i presidenti americani in passato, e dire apertamente quello che si pensa. Però loro, così come i politici della tanto vituperata prima repubblica, non hanno mai avuto bisogno di mostrare a lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse, il lato scurrile del loro linguaggio per dire qualcosa. Erano preparati, competenti, attenti al linguaggio e alla capacità di esprimersi, di dire e comunicare. Si è passati da un paradigma statalista a uno neoliberista. Opinabile, ma quello che conta è non avere cadute di stile, restando fedeli alle regole che il buon costume impone al ruolo di ciascuno.

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