Il direttore d’orchestra più famoso d’Italia resterà fuori dalla Kermesse del Festival di Sanremo 2024, cosa già successa lo scorso anno per il Festival 2023. Ma perché? Nell’intervista all’Agi, Vessicchio ha rivelato:
Non ho lavorato per nessuno degli artisti che è stato invitato all’Ariston quindi è automatico che io non sia coinvolto nel Festival. L’attuale scena discografica è cambiata, molto, rispetto ad una decina di anni fa. Anche quelle competenze alle quali un’azienda del settore, oppure un artista, facevano riferimento per la scelta di un arrangiatore-direttore sono cambiate. Prima per garantirsi una trascrizione efficace, un interlocutore capace di dialogare con una struttura professionale complessa come l’orchestra (sono più di sessanta professori laureati nel proprio strumento) l’industria si riferiva a riconosciute figure professionali. Direttore e professori parlavano la stessa lingua.
Solo in un’occasione il direttore Vessichio presenziò a Sanremo 2022 per accompagnare il gruppo “Le Vibrazioni”, a causa del legame di lunga data con Francesco Sarcina e la stima per Elio e le Storie tese.
Secondo Beppe Vessicchio i computer hanno cambiato l’importanza dei direttori d’orchestra nella musica:
L’attuale scena discografica è cambiata, molto, rispetto ad una decina di anni fa. Anche quelle competenze alle quali una azienda del settore, oppure un artista, facevano riferimento per la scelta di un arrangiatore-direttore sono cambiate.
Beppe Vessicchio e i pericoli della tecnologia
Secondo il maestro, le figure professionali possono essere bypassate grazie all’aiuto dei computer, tanto che chiunque potrebbe dirigere l’orchestra. Ancora lanciando qualche frecciatina sui suoi colleghi dell’Ariston :
Le sequenze pre-registrate salvano la faccia a tutti. Forse al teatro dell’Opera, al Regio di Parma o all’Accademia di Santa Cecilia non sarebbe così ma è chiaro che quasi nessuno dei frequentatori del podio di Sanremo si avventurerebbe in quelle zone senza la sicurezza delle proprie capacità.
e ancora il direttore continua dicendo
Siamo nell’era dove la narrazione visiva sovrasta qualunque altro linguaggio. Sposta tanti valori. La gente di norma dice “la canzone di Mina”, “la canzone di Bocelli”, “il pezzo di Mengoni” sorvolando sulla autentica paternità dei brani semplicemente perché quello che ha visto, e continua a vedere, è la loro faccia abbinata a quella musica. A questa nuova modulazione di valori non può sottrarsi neanche il nostro specifico settore per cui di tutto il lavoro profuso per ottenere una partitura efficace alla fine emergerà l’identità fisica di chi conduce l’esecuzione. Quindi Beppe Vessicchio direttore fa ombra a sé stesso in quanto elaboratore e orchestratore del brano che si esegue. Lei pensi all’aria “Nessun dorma” di Puccini; non sa quante volte ho sentito chiamarla “Vincerò” di Pavarotti.
Al direttore Vessicchio piaceva farsi cullare dal ritmo, dalle melodie e dalle suggestioni che si creano, generando così a livello mentale una dipendenza. Effettivamente i vantaggi della tecnologia sollevano l’orchestra nel dipendere dal gesto di chi sale sul podio perché quasi tutti i brani come afferma Vessicchio:
utilizzano sequenze pre-registrate sulle quali ci si può appoggiare e che per andare in sincrono con quello che c’è pre-registrato in queste sequenze bisogna seguire un metronomo che pulsa nelle cuffie. Sempre in cuffia c’è una voce campionata che scandisce ai professori i movimenti che precedono l’attacco. Il classico …one, two, three etc.
Beppe Vessicchio è un professionista della musica, ha vinto ben quattro Festival di Sanremo come direttore d’orchestra e la sua figura mancherà sicuramente ai suoi fan che si augurano, come tutti gli amanti della musica, di vederlo di nuovo sul palco già il prossimo anno.
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