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È davvero colpa del patriarcato?

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Dopo i frequenti e ripetuti casi di femminicidio e aggressioni fisiche e verbali di cui sono state vittime numerose donne in tutta la penisola, si fa un grande parlare di patriarcato e di colpe della famiglia patriarcale.

gli schemi incompatibili del patriarcato

Ma è davvero possibile attribuire ogni responsabilità a un modello di organizzazione sociale non più attuale? Probabilmente la famiglia patriarcale, con tutto questo non ha nulla a che vedere. Tuttavia in qualche modo il patriarcato è corresponsabile di un tipo di violenza di cui la donna è stata, ed è, in qualche caso vittima. Si tratta di una violenza, ma non di genere. La famiglia patriarcale ha smesso di esistere nella nostra società tra gli anni Sessanta e Settanta. Era un modello di organizzazione familiare basato su regole che oggi sarebbero incomprensibili e inaccettabili, ma che proibivano ai giovani di disubbidire ai docenti o di aggredirli fisicamente o verbalmente. Si aveva rispetto per le forze dell’ordine e ci si rivolgeva a genitori e a nonni usando il “voi” e non il “tu”. La mentalità patriarcale aveva formalità bigotte, questo è vero. Certo era presente un livello di sottomissione della donna che oggi fortunatamente è stato risolto, dal punto di vista culturale, con l’emancipazione femminile conseguenza delle grandi battaglie sociali dei decenni scorsi.

società patriarcale o matriarcale?

È vero che In quell’epoca la condizione della donna era assolutamente deplorevole. Ricordo di aver visto una fiction con protagonista Manuela Arcuri nella quale interpretava la figlia di una madre vedova e risposata. Essendo stata violentata dal suo patrigno la ragazza provava vergogna nel denunciarlo quasi come se fosse lei a doversi vergognare. Eppure, non si poteva dire a quel tempo che gli abiti fossero succinti, non si poteva dire, come erroneamente qualche volta si fa oggi, “è stata colpa della donna e di come era vestita”. Come matrice culturale però era colpa della donna se questa in qualche modo suscitava nell’uomo istinti che non venivano gestiti. La differenza tra l’uomo e gli animali è che il primo sa controllare gli istinti, il secondo no.

Questo è un discorso a parte che non c’entra con la violenza di genere di oggi tant’è vero che sono le stesse persone che accusano la società patriarcale a chiedere che debbano essere le mamme dei maschi ad educarli al rispetto delle donne. Sorge spontanea una domanda, se è colpa del patriarcato e siamo in una società patriarcale per quale motivo si chiede l’azione delle madri che –  in una società patriarcale – sono donne senza nessuna voce in capitolo? Quindi la società è patriarcale o matriarcale? L’una, l’altra o nessuna.

la cultura del possesso nella famiglia contemporanea

Probabilmente è stato proprio il decadimento di quel tipo di società ad indurre tanti sedicenti “ragazzi per bene” ad agire come se fossero padroni di qualcosa o di qualcun altro. Con la fine del patriarcato si è avuta una società che non avendo più nel decisore unico, nel padre padrone il punto di riferimento della famiglia, si è avvilita cercando di distribuire i centri dell’attenzione. Ognuno ha finito per affermare sé stesso in base alla propria individualità piuttosto che all’interno di un gruppo sociale – seppur ristretto – quale era la famiglia. Questo, più probabilmente, è il vero motivo per il quale ci si dimentica, tra le altre cose, che una donna con la quale si ha una relazione sentimentale e o sessuale, ha gli stessi diritti e lo stesso valore che dovrebbero avere le donne della propria famiglia. In altre parole conta soltanto quello che voglio io come persona e non quello che voglio io come persona in quanto parte di un gruppo sociale più ampio. Si tratta, in ogni caso, di un discorso molto complesso che dovrebbe essere affrontato da sociologi, non prevenuti, magari organizzati in un comitato.

il patriarcato è finito, la responsabilità è di entrambi i genitori

I genitori che non sanno più dire di no sono uno dei problemi della società. Si associano ai figli sostenendoli anche quando si ribellano ai docenti o alle forze dell’ordine. Fanno passare il messaggio che qualunque cosa facciano avranno sempre il supporto della famiglia anche se dovessero aggredire un professore o un poliziotto. Questa è l’antitesi della logica su cui si basa la famiglia patriarcale. In questa società post-capitalistica chi dirige la famiglia sono le esigenze dei figli. Il patriarcato ha perso la sua presa sulla società e ha iniziato il suo tramonto quando la crisi petrolifera ha sancito il passaggio dal modello male breadwinner al dual adult worker.

dai matrimoni combinati alla scelta delle donne

Tuttavia il patriarcato per decenni ha avuto un impatto negativo sulla vita delle donne, ma non nel loro rapporto con gli uomini. La donna posseduta, la donna oggetto, spesso nella famiglia patriarcale era nelle disponibilità del padre che la usava come strumento di mediazione con altre famiglie attraverso matrimoni combinati. Tuttavia anche nella famiglia patriarcale, in molte di esse, esisteva la possibilità per la spasimata di accettare o rifiutare le proposte che riceveva.

il patriarcato, donne vittime di altre donne

Ma la donna patriarcale era vittima di ingiustizie e di violenza anche da parte di altre donne Leggendo I Malavoglia di Giovanni Verga abbiamo modo di osservare una famiglia che vive secondo le regole del patriarcato assoluto secondo regole impensabili oggi. Quando muore Bastianazzo figlio di Padron Ntoni, tutti i componenti della famiglia devono rimboccarsi le maniche. Accade quindi che la nipote di Padron Ntoni, Mena abbia un pretendente, Alfio Cipolla. Nello stesso periodo anche il fratello maggiore Ntoni diventa a sua volta pretendente di Barbara, figlia di Turi Zuppidu.
Quando Ntoni va dal nonno parlandogli di Barbara lui risponde “prima deve maritarsi la Mena” e argomenta dicendo che quando suo padre decise di sposare sua madre andò da lui a chiedere il permesso.
La stessa Barbara manda a Mena il basilico. La situazione è questa, Barbara è la fidanzata di Ntoni più vecchio di Mena. Mena è pretesa ma non fidanzata con Alfio Cipolla. Mena è più giovane di Ntoni e più giovane di Barbara ma lo scorrere del tempo della vita di Ntoni e Barbara non è importante per padron Ntoni e Mena. Soprattutto per padron Ntoni è importante solo che avvenga prima il matrimonio della nipote. La stessa Barbara, accettando uno schema consolidato nel meridione, accetta di lasciare spazio a Mena, sua futura cognata.

donne e violenza psicologica

In altre parole per le donne della società patriarcale è importante che una figlia, una sorella non perda tempo nel concretizzare un matrimonio ma non lo è altrettanto se a perdere tempo è una nuora o una cognata. Questa è violenza psicologica di donne su altre donne.

Esistono numerosi casi di donne che, legate sentimentalmente a uomini che avevano 2, 3 o 4 sorelle hanno dovuto “aspettare” che queste si “sistemassero” prima di poterlo fare loro. Inoltre la nuora non poteva organizzare un matrimonio e scegliere il vestito da sposa o il mobilio della casa senza chiedere consiglio e senza portare con sé la futura suocera o le future cognate. Spesso poi a suocera e cognate anche più giovani si dava del “voi” e loro replicavano rivolgendosi alla nuora o cognata usando il “tu”, proprio a sancire la superiorità di suocere e cognate. Si potrebbero citare infiniti casi di rivalità tra suocere e nuore o tra cognate. Si può dire certo ma solo in rarissimi casi hanno portato a femminicidi. Ed è vero. Ma la violenza non è solo fisica, ma anche verbale e psicologica ed è, in questo caso, una violenza di donne su altre donne.

formazione dei genitori, un passo avanti verso la soluzione

Una volta capiti i problemi si possono più facilmente trovare le soluzioni. Il patriarcato inteso come possesso della donna non è responsabile di quanto accade in questi mesi. Peraltro non accade di più, ma se ne parla di più ed è bene che lo si faccia. La responsabilità è dei genitori. La deriva violenta contro le donne è frutto e sfumatura, della deriva violenta della società. Soprattutto i più giovani, ma anche i più attempati, fanno risse per motivi futili e di inaudita violenza ogni giorno. Le famiglie non hanno abituato più i figli al no, concedono loro tutto e subito. Questo è il problema sia per gli uomini che per le donne. Sempre più giovanissime sono coinvolte, come i loro coetanei maschi, in risse ed episodi di violenza. La soluzione tuttavia è fatta di deterrenza e cultura. Deterrenza attraverso la legge che va comunque applicata nelle fattispecie e con l’uso della ragione. Culturale perché occorre formare genitori che formino figli amati, ma non viziati.

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