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Il 25 aprile: Storia, significato e controversie della Festa della Liberazione

Momenti della Festa della Liberazione del 25 aprile
Momenti della Festa della Liberazione del 25 aprile

La Festa della Liberazione o semplicemente il 25 aprile celebra la fine dell’occupazione nazifascista in Italia coincidendo con la liberazione delle grandi città del nord come Milano e Torino. La ricorrenza, ricca di significato storico, è diventata negli anni anche teatro di tensioni che riflettono divisioni politiche contemporanee, culminate recentemente negli scontri tra la Brigata Ebraica e manifestanti pro-Palestina.

Il significato storico del 25 aprile

Il 25 aprile 1945 rappresenta una data cruciale nella storia italiana, quando il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l’insurrezione generale nelle città ancora occupate dai nazifascisti. In quella giornata, centri vitali del nord Italia come Milano e Torino vennero liberati grazie all’azione coordinata delle forze partigiane, in anticipo rispetto all’arrivo delle truppe alleate. Questa data segna simbolicamente la fine dell’occupazione nazista e della Repubblica Sociale Italiana, il regime guidato da Mussolini dopo l’8 settembre 1943. La Festa della Liberazione venne istituita ufficialmente nel 1946, quando l’Italia era ancora un regno, e fu successivamente confermata come festa nazionale della Repubblica Italiana dopo il referendum del 2 giugno 1946. Si tratta quindi un momento fondativo dell’Italia democratica, che simboleggia la transizione dalla dittatura alla democrazia e il contributo attivo del popolo italiano alla propria liberazione attraverso la Resistenza.

L’armistizio e l’inizio della Resistenza

La Resistenza italiana ebbe inizio ufficialmente dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, sebbene questo fosse stato firmato segretamente già il 3 settembre a Cassibile. Questo “armistizio corto” fu siglato dal generale Giuseppe Castellano per l’Italia e Walter Bedell Smith per le Forze Alleate, e sanciva la resa incondizionata dell’Italia. L’accordo prevedeva la cessazione della collaborazione con i tedeschi e la disponibilità del territorio italiano per le operazioni belliche alleate. L’annuncio pubblico avvenne solo l’8 settembre, prima da Radio Algeri alle 18:30 dal generale Eisenhower, poi confermato alle 19:42 dal proclama del maresciallo Badoglio diffuso dall’EIAR.

Questo improvviso cambio di fronte colse impreparate le forze armate italiane che, prive di ordini precisi, si sbandarono: molti soldati furono catturati dai tedeschi, altri presero la via del partigianato. La Germania reagì immediatamente con l’Operazione Achse, occupando gran parte dell’Italia e inaugurando una fase ancora più cruenta del conflitto nel paese.

Gli eventi cruciali della primavera 1945

La primavera del 1945 vide il culmine dell’offensiva alleata e partigiana che portò alla liberazione dell’Italia. Dopo lo sfondamento della Linea Gotica, le forze alleate avanzarono rapidamente verso nord mentre le formazioni partigiane intensificavano le loro azioni. Il 25 aprile, con l’insurrezione generale proclamata dal CLNAI, Milano e altre città principali furono liberate prima dell’arrivo delle truppe alleate.

Benito Mussolini, ormai consapevole della sconfitta, tentò di fuggire verso la Svizzera insieme alla sua amante Clara Petacci. Il 27 aprile, il Duce venne riconosciuto e catturato a Dongo, sul Lago di Como, da partigiani guidati da un certo “Eduardo”. Il giorno seguente, il 28 aprile 1945, Mussolini e Petacci furono fucilati. I loro corpi vennero poi esposti pubblicamente in Piazzale Loreto a Milano, lo stesso luogo dove mesi prima i nazifascisti avevano esposto i cadaveri di quindici partigiani. Questa scena venne descritta dal corrispondente di TIME Reg Ingraham come “uno degli spettacoli crudi della storia”, segnando simbolicamente la fine del ventennio fascista.

Gli artefici della Liberazione

La Liberazione dell’Italia fu il risultato dell’azione congiunta di diversi protagonisti. Le formazioni partigiane, organizzate nel Corpo Volontari della Libertà sotto la guida del CLNAI, rappresentarono l’anima della Resistenza italiana. Questi gruppi erano eterogenei: dalle Brigate Garibaldi di ispirazione comunista, alle formazioni “Giustizia e Libertà” di matrice azionista, dalle brigate cattoliche come le “Fiamme Verdi” ai gruppi monarchici e autonomi.

Fondamentale fu il contributo dei militari italiani che, dopo l’8 settembre, scelsero di combattere contro i nazifascisti, spesso pagando con la vita la loro scelta. Le forze alleate svolsero un ruolo decisivo con la loro campagna militare dalla Sicilia fino al Nord Italia. Va ricordato anche il contributo della Brigata Ebraica, formazione composta da volontari ebrei che combatterono al fianco degli Alleati. Non meno importante fu il supporto della popolazione civile, che nascose partigiani, fornì informazioni e subì rappresaglie, mantenendo viva la fiamma della libertà in un periodo di oscurità.

La fine della guerra in Europa

Nonostante la liberazione dell’Italia settentrionale e la morte di Mussolini, la guerra in Europa continuò ancora per alcuni giorni. Hitler si suicidò nel suo bunker a Berlino il 30 aprile 1945, due giorni dopo l’esecuzione di Mussolini. La capitale tedesca cadde in mano sovietica il 2 maggio, ma alcune unità tedesche proseguirono i combattimenti.

La resa incondizionata della Germania nazista venne firmata a Reims il 7 maggio 1945, con effetto dalla mezzanotte dell’8 maggio. Su insistenza di Stalin, una seconda cerimonia si tenne a Berlino nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Per questo motivo, mentre il mondo occidentale celebra la fine della guerra in Europa l’8 maggio (V-E Day), la Russia e altri paesi dell’ex blocco sovietico la commemorano il 9 maggio. Per l’Italia, la fine della guerra in Europa rappresentò la conclusione di un periodo buio, sebbene il paese dovesse ancora affrontare le sfide della ricostruzione e della transizione verso la Repubblica.

L’evoluzione della celebrazione nei decenni

La celebrazione del 25 aprile ha vissuto un’evoluzione complessa, riflettendo le tensioni politiche e sociali dell’Italia. Nei primi anni del dopoguerra, la ricorrenza era caratterizzata da un forte spirito unitario, con la partecipazione delle diverse anime che avevano contribuito alla Resistenza. Durante la Guerra Fredda, le commemorazioni iniziarono a risentire delle divisioni ideologiche, con una progressiva identificazione da parte delle forze politiche sinistra dei simboli dell’antifascismo.

Negli anni Settanta, in un clima di forte polarizzazione, la Festa della Liberazione divenne spesso teatro di contestazioni e rivendicazioni legate alle lotte sociali contemporanee. Con il passaggio alla Seconda Repubblica negli anni Novanta, il dibattito sulla Resistenza si intensificò ulteriormente, con tentativi di “pacificazione nazionale” che miravano a superare le divisioni storiche. Questi tentativi furono accompagnati da narrazioni che tendevano a relativizzare il ruolo del fascismo. Nonostante queste tensioni, il Presidente Mattarella ha ribadito che i valori del 25 aprile mantengono “nuova e perenne attualità” di fronte ai “rigurgiti di nazionalismo”.

Le tensioni contemporanee durante le celebrazioni

Negli ultimi anni, le celebrazioni del 25 aprile sono diventate spesso teatro di tensioni che riflettono divisioni politiche contemporanee. Persiste un dibattito sull’eredità storica della Resistenza e sul significato dell’antifascismo nell’Italia odierna7, a cui si sono aggiunte fratture legate a questioni internazionali.

Un esempio significativo è rappresentato dai conflitti che hanno coinvolto la Brigata Ebraica, formazione che partecipò alla liberazione dell’Italia e che tradizionalmente depone una corona d’alloro in memoria dei partigiani ebrei. La sua partecipazione alle celebrazioni è diventata motivo di tensione, specialmente dopo lo scoppio di conflitti in Medio Oriente, con gruppi pro-palestinesi che contestano la loro presenza interpretandola come supporto alle politiche israeliane contemporanee. Queste dinamiche hanno portato a episodi di scontro durante le manifestazioni, sollevando interrogativi sulla natura inclusiva della commemorazione e sulla capacità della società italiana di gestire la complessità della memoria storica in relazione ai conflitti contemporanei.

Il 25 aprile 2024: tra memoria e conflitti attuali

Le celebrazioni del 25 aprile 2024 sono state caratterizzate da significative tensioni, in particolare a Roma, dove si sono verificati scontri tra membri della Brigata Ebraica e manifestanti pro-Palestina. In quella occasione a Porta San Paolo, circa trecento membri della Brigata Ebraica, dopo aver deposto la tradizionale corona d’alloro, si sono confrontati con un presidio pro-Palestina intitolato “Antifascismo e antisionismo”.

L’atmosfera è degenerata con scambi di insulti: i manifestanti pro-Palestina intonavano slogan come “free Palestine” e “Fuori i sionisti dalla Palestina”, mentre dal lato della Brigata Ebraica si rispondeva con “terroristi” e accuse di antisemitismo. Si è arrivati anche al lancio di oggetti e persino sassi contro i giornalisti presenti. Riccardo Pacifici, presidente dell’European Jewish Association, ha difeso la presenza della comunità ebraica, affermando che le organizzazioni arabe volevano “riscrivere la storia”. Questi eventi si inseriscono in un contesto più ampio di tensioni internazionali che hanno trovato nelle celebrazioni del 25 aprile un terreno di scontro simbolico, rischiando di offuscare il significato originario della ricorrenza come momento di unità nazionale e celebrazione dei valori democratici.

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