L’inizio della sua carriera politica è avvenuto ai tempi della DC. Cosa può dirci di questo partito che ha segnato una generazione intera di politici e cittadini e che ancora oggi, a 30 anni dallo scioglimento, continua a dare agli attuali schieramenti numerosi talenti della politica?
È stato non solo un grande Partito ma una vera e propria scuola politica. Io ho iniziato prestissimo, avevo poco più di vent’anni, e ho fatto tutta la gavetta: consigliere comunale nella mia piccola città, Venafro; poi il consigliere regionale, poi l’assessore, fino a diventare parlamentare europeo. Erano tempi in cui i partiti – tutti, nessuno escluso – erano saldamente radicati sul territorio. Si discuteva, si studiava, ci si scontrava anche duramente ma, alla fine, riuscivamo sempre a trovare una sintesi che mettesse tutti d’accordo e, soprattutto, che fosse nell’interesse dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. Al di là dei singoli errori e delle vicende giudiziarie della triste stagione di Tangentopoli, la Democrazia Cristiana ha rappresentato il pilastro su cui l’Italia ha fondato il proprio sviluppo economico e la propria vocazione atlantista: le basi fondanti della nostra democrazia attuale. E non è poco, mi creda.
Ci sono personaggi della DC che ricorda, in positivo o in negativo? Ovviamente non le chiediamo di dirci cosa pensa nello specifico ma di raccontarci solo qualche caratteristica di quelli che ha conosciuto.
I tanti anni di militanza mi hanno donato la fortuna di poter conoscere e frequentare molti protagonisti della politica italiana. Con alcuni ho lavorato gomito a gomito; con altri, magari, c’è stata solo una cordiale conoscenza, ma con tutti ho avuto un rapporto cordiale e collaborativo. Paolo Cirino Pomicino, con cui ancora oggi mantengo una sincera amicizia, è certamente una delle menti politiche più brillanti che abbia conosciuto; così come Ciriaco De Mita, la cui lucidità politica e la cui prodigiosa memoria erano leggendarie. Quando chiacchieravamo nei corridoi di Bruxelles era capace di dirmi giorno, luogo e orario di avvenimenti accaduti decenni prima: semplicemente eccezionale. Andreotti, invece, era l’istituzione per eccellenza, un grande statista senza dubbio. Buttiglione un pozzo di scienza, uomo di grande cultura. Lavorando con persone del genere c’era solo da imparare.

Lei è proprietario di Neuromed. Posso chiederle cosa ne pensa della sanità italiana e di come immagina un futuro nel quale sanità privata e pubblica possano cooperare per il bene comune che è quello della salute riconosciuto anche dalla Costituzione all’articolo 32.
Io sono fermamente convinto che nel nostro Paese la qualità di medici e operatori sanitari sia tra le migliori al mondo. Quello che sta venendo meno, negli ultimi anni, è l’organizzazione e cioè la capacità dello Stato di erogare servizi di qualità in tempi brevi a tutti, a prescindere dalla Regione di residenza. Il dualismo sanità pubblica-sanità privata è un falso problema: al cittadino comune interessa solo ricevere le cure migliori, nel minor tempo possibile e al minor costo. Che sia un ospedale pubblico o una struttura convenzionata non fa differenza: l’importante è salvare la vita alle persone.
Con riferimento alla regione Campania, vorrei chiederle se sente il bisogno di maggiore attenzione da parte delle istituzioni oppure ritiene che esistano già condizioni ottimali per lavorare sia come imprenditore sia per i suoi collaboratori?
La Campania è un territorio dalle mille possibilità e dalle potenzialità enormi. Sono convinto che ci siano tutte le condizioni per fare impresa e per far decollare crescita e sviluppo. Le istituzioni devono fare la loro parte, ovvio, e si può sempre migliorare. Ma resto convinto che la Campania sarà nei prossimi la locomotiva dell’intero Mezzogiorno.
Come membro del Parlamento Europeo vorrei un suo parere sull’attuale situazione internazionale. Lei ritiene che sia necessario un cambio di rotta che permetta all’Europa di contare di più oppure siamo già adesso sulla giusta strada?
Viviamo tempi molto complicati, purtroppo. Il conflitto tra Russia e Ucraina, la nuova guerra dei dazi avviata dall’amministrazione Trump, le tensioni di Medioriente rappresentano sfide epocali a cui c’è bisogno di far fronte in tempi rapidi e con strumenti politici adeguati. L’Europa rischia di stare a guardare e di rimanere in disparte, se non riesce a trovare una linea condivisa e unitaria. C’è bisogno di un cambio di rotta, certamente. Ma più di ogni altra cosa, c’è bisogno di lavorare per una pace stabile e duratura, in ogni parte del mondo. Ecco perché siamo contrari al riarmo.
Le istituzioni democratiche postbelliche nei paesi occidentali non conferiscono mai troppi poteri a una sola persona ma se lei potesse modificare di colpo qualcosa, cosa farebbe per consentire all’Italia e all’Europa di raggiungere la parità con Usa, Russia e Cina sullo scacchiere internazionale?
Innanzitutto dico che è un bene che le nostre istituzioni democratiche non conferiscano troppi poteri ad una sola persona: il ‘900 dovrebbe averci insegnato cosa vuole dire affidarsi ad un uomo solo al comando. L’Europa, con tutti i suoi difetti e con tutte le imperfezioni del caso, è tutt’oggi il luogo del pianeta dove si vive meglio e dove c’è più ricchezza, è bene non dimenticarlo mai. Ma non voglio sottrarmi al gioco: se potessi modificare di colpo qualcosa, certamente farei sparire dalla terra ogni ordigno nucleare esistente: non abbiamo il diritto di mettere a rischio la sopravvivenza dell’umanità, qualsiasi sia il motivo.
Un’ultima cosa sul libro che lei ha presentato circa un mese fa, le radici del futuro. Vorrebbe dirci brevemente come è nato il libro e di cosa tratta?
È un libro molto intimo. Ho voluto raccontare, attraverso la vicenda umana di mia madre – il cui centenario dalla nascita abbiamo celebrato lo scorso gennaio -, uno spaccato di vita comune a molte famiglie del nostro Mezzogiorno. È una storia solo apparentemente personale, ma che invece ricostruisce una narrazione generale su fatti, personaggi, luoghi e vicissitudini che fanno parte dell’identità storica, politica e culturale di ciascuno di noi.
Leggi anche Intervista a Luigi De Magistris
Ancora nessun commento.