Per quale motivo il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di imporre i dazi, e perché stanno litigando due figure importanti della sua amministrazione?
La risposta è estremamente complesse ma non bisogna pensare che i presidenti degli Stati Uniti siano autonomi nel prendere delle decisioni. Spesso, soprattutto con i presidenti del passato si è detto “è stato un grande presidente”, “sapeva bene cosa fare”. In realtà la visione del presidente è fondamentale. È vero che ci sono stati grandi presidenti, in special modo alcuni nel secolo scorso, ma le loro decisioni sono sempre state frutto di un lavoro dei consiglieri. Se è vero che dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna – noi preferiamo dire che al fianco di un grande uomo c’è una grande donna – è altrettanto vero che dietro alle decisioni di un grande presidente ci sono ottimi consiglieri. Secondo Elon Musk il segretario al commercio di Trump, Peter Navarro “è un cretino più stupido di un sacco di mattoni”. Navarro replica senza mandarle a dire al capo del Doge, l’uomo più ricco del mondo che a suo parere “non è un costruttore di automobili ma un assemblatore di batterie cinesi”. Una manovra senza precedenti che può apparire sconsiderata quella di Trump che porta i dazi alla Cina al 104%. Appare probabile che molti di questi dazi li pagherà la classe media americana, dato che i ricchi, come si sa e come dimostra il fallimento della teoria del trickle-down, restano ricchi, mentre in assenza di politiche e condizioni che consentano la mobilità sociale, i poveri restano poveri.
Molti altri dazi servono anche a scoraggiare le esportazioni e questo può avvenire soprattutto in presenza di dazi così alti, ma il pagamento di questi, almeno in teoria, dovrebbe finire per ritorcersi sul paese esportante. La logica dovrebbe essere la seguente: “se ieri vendevo il mio prodotto in America a 100, oggi lo posso vendere a 204 con la consapevolezza che la metà dei consumatori rinuncerà a quel prodotto. La rinuncia ovviamente non vale, o ha meno effetti, sui prodotti di lusso. Se una Ferrari costasse il 104% in più il cliente multimilionario o miliardario americano se lo fa passare per l’anticamera del cervello e compra ugualmente la Ferrari. È un modo per spiegare che a parte ai ricchi, i dazi fanno male a tutti, consumatori, produttori, esportatori e importatori. Ma questo tipo di protezionismo fa male a chiunque, storicamente, non ha mai portato ad alcun progresso. Il mondo è un grande mercato perché i consociati sono tutti consumatori, non ha quindi senso imporre regimi autarchici, ma Trump non è uno sconsiderato, nonostante il suo carattere estremista lo stia portando a chiudersi da solo nell’angolo, vittima di una propaganda rumorosa, di un linguaggio di pancia rivolto alla pancia e poco ai cervelli, figlio di un’America stanca del capitalismo finanziario che ha si creato soggetti come il presidente, ma ha colpito e stancato le classi medie e basse, che lo hanno votato e che vivono principalmente di economia reale. I danni che si stanno manifestando oggi sono una conseguenza dell’eccessiva terziarizzazione, finanziarizzazione e volatilità dell’economia e con un Pil mondiale liquefatto per circa il 100% rappresentano la possibilità che si applichino politiche keynesiane a sostegno di un’economia alla quale di frazioni produttive resta ben poco. Chissà che fine faranno l’inflazione, il potere d’acquisto e la domanda aggregata in America e in Cina. Quando poi si usa il famoso “bazooka” si “importa” a priori, il problema del consumatore del paese che impone i dazi al consumatore del paese esportante, cercando di salvare l’impresa ma trasferendo il tutto sul debito pubblico del paese che esporta con la clausola che, quell’aumento di debito, sul lungo periodo e in minima parte, farà del male anche all’impresa che oggi si sta sostenendo. Probabilmente Keynes sarebbe d’accordo a usare il bazooka, forte e per poco tempo. È certamente difficile trovare l’ottimo paretiano in questa condizione. Così com’è quasi impossibile che un paese che mira a fare da guida agli altri abbia una bilancia commerciale attiva. Se tutti i paesi usassero il bazooka, inclusi anche gli Stati Uniti per rispondere alle contromisure degli altri paesi, arriveremmo a un aumento globale dell’inflazione, del debito pubblico mondiale e una liquefazione che supererebbe il Pil effettivo. In altre parole ci sarebbero in giro più soldi dei beni che con essi si potrebbero acquistare e ci troveremmo in uno scenario prettamente teorico, nuovo che finora non si è mai verificato.
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