Abbiamo intervistato l’atleta Larissa Iapichino figlia di due talenti dell’atletica leggera, l’astista Gianni Iapichino e la lunghista e attrice Fiona May.
Praticando sport di atletica leggera come i tuoi genitori ti è mai sembrato che questa loro esperienza nel campo ti provocasse ansia temendo il loro giudizio?
Assolutamente no, anzi la loro presenza è per me di grandissimo stimolo e “rassicurazione”, infatti averli alle mie gare in qualità di genitori tifosi (anche se mio padre ha un complicato doppio ruolo da svolgere) per me è una vera gioia.
Sono curioso. Vorrei sapere cosa e quanto mangia una persona che pratica atletica leggera a livello professionistico.
Personalmente la mia dieta è molto equilibrata e seguo da quest’anno alcune linee guida del mio nutrizionista il dottor Fabrizio Angelini, che si occupa soprattutto di integrazione a supporto degli allenamenti più dispendiosi. Non dipendiamo dalle quantità ma dalle qualità di cosa mangiamo. Della spesa si occupa mio padre che è diventato negli anni oltre ad allenatore uno chef personale, cura lui la preparazione dei miei pasti.
Hai pubblicato un libro nel quale racconti non solo l’amore per lo sport, ma anche l’amicizia e la moda. Tu stessa hai scritto “Saper governare l’incertezza è fondamentale e lo sport, con misure, obiettivi e sfide, aiuta a temprare il carattere di noi giovani”. Quale è secondo te la sfida più grande che un’atleta deve superare?
Un atleta professionista ha come misura essere sempre la miglior versione di sé stesso, sfidarsi e superarsi anche vincendo in certi momenti alcuni blocchi che possono essere mentali. Mantenere un equilibrio saldo e la costanza di performance ad alto livello nel tempo è senz’altro l’asticella più alta che io stessa mi metto e che ogni sportivo ha davanti.
Quando hai scritto il libro avevi quasi venti anni, se dovessi riscriverlo oggi, lo riscriveresti con lo stesso entusiasmo?
Sicuramente sì e mi sono trovata a pensare che il prossimo libro sarà a fine della mia carriera… un po’ a specchio del primo per vedere da dove sono partita al confronto del viaggio che sarò riuscita ad intraprendere … ancora però la prospettiva è molto lontana.
L’amore per lo sport e la fatica per realizzare i propri sogni sono i due elementi che citi spesso nel libro, quale è stato e quale è il messaggio che vorresti trasmettere ai lettori?
Il messaggio per i miei lettori è che credere nei propri sogni fino in fondo con instancabile determinazione ci porta non solo ad essere persone migliori ma anche a realizzare cose che spesso non pensavamo di essere capaci di concretizzare
Viviamo in un periodo storico dove i ragazzi di oggi subiscono tanta pressione (studio, lavoro, famiglia), il tuo libro è un’ancora di salvezza per i tanti tuoi coetanei ma anche per i più piccoli che vivono pressioni di questo genere. Credi che la pressione che subisce un’atleta durante gli allenamenti faccia perdere di vista l’amore che si prova per lo sport? Infine credi che per arrivare a vincere un oro bisogni adottare per forza uno stile di vita rigido sia dal punto di vista alimentare che di stress?
Per rispondere alla prima domanda: se ci si fa schiacciare dalla pressione non si arriva a vincere nemmeno un bronzo… e anzi bisogna mantenere la gioia del divertimento delle prime volte, la passione del migliorare sé stessi ogni giorno, altrimenti andare al campo può essere pesante. Io amo ciò che faccio e con mio padre / coach cerchiamo anche di variare il menu di allenamento per essere vari e creare sfide nelle sfide che mi stimolano. Per il tema stile di vita: è ovvio che bisogna essere misurati ma questo non vuole assolutamente dire vivere di costrizioni soprattutto alimentari. Anzi peraltro io amo concedermi degli sfizi pre-gara o comunque mantenere i contatti con la realtà, ovvero coltivare le mie amicizie e uscire ovviamente senza strafare nella routine settimanale, nei tempi sempre che mi restano dallo studio in giurisprudenza.
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