Il 13 marzo 2025 segna il dodicesimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, un pontificato che ha portato significativi cambiamenti nella Chiesa Cattolica e nel suo rapporto con il mondo. La sua elezione è avvenuta in un momento storico particolare, successivo alla sorprendente rinuncia di Papa Benedetto XVI, che ha segnato uno spartiacque nella storia recente della Chiesa. Questo anniversario offre l’occasione per ripercorrere il cammino di Jorge Mario Bergoglio, dalle sue origini italiane fino alla guida della Chiesa Cattolica, analizzando l’impatto delle sue scelte pastorali e del suo magistero sulla comunità cattolica mondiale e sulla società contemporanea.
La rinuncia di Benedetto XVI e l’inizio di un nuovo capitolo
L’11 febbraio 2013, Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, che guidava la Chiesa dal 2005, annunciò la sua intenzione di rinunciare al ministero petrino. Questa decisione, comunicata durante un concistoro ordinario, colse di sorpresa il mondo intero. Il 28 febbraio 2013, alle ore 20, iniziò ufficialmente il periodo della Sede Apostolica Vacante. La rinuncia di Benedetto XVI fu un evento eccezionale nella storia moderna della Chiesa, paragonabile solo ad alcuni rari precedenti storici, come quello di Papa Ponziano nel 235 d.C., che rinunciò alla propria carica dopo essere stato condannato ai lavori forzati nelle miniere della Sardegna e dopo la rinuncia di Celestino V. Questo gesto aprì un periodo di riflessione profonda all’interno della Chiesa, che si trovò a dover scegliere un nuovo pastore in un momento di grandi sfide sia interne che esterne.
Durante il breve periodo di sede vacante, i cardinali elettori si riunirono in Conclave per eleggere, come ricorda la tradizione “sotto l’ispirazione dello Spirito Santo”, un nuovo Romano Pontefice. Le discussioni cardinalizie ruotarono probabilmente attorno a due grandi tematiche geopolitiche: da una parte la necessità di affrontare il problema della rievangelizzazione dell’Occidente secolarizzato, dall’altra la considerazione che il futuro della Chiesa cattolica nel XXI secolo si sarebbe modellato nel Sud del mondo, dove vive la maggior parte della popolazione cattolica. Questa riflessione avrebbe portato a una scelta storica: per la prima volta un Pontefice proveniente dal continente americano.
Le origini italiane di Papa Francesco
Jorge Mario Bergoglio, primo Papa sudamericano della storia, ha avi italiani. Le sue radici familiari sono saldamente piantate nelle colline del Basso Monferrato, in particolare tra i comuni di Passerano Marmorito e Cocconato d’Asti, in Piemonte. Secondo l’accurata ricostruzione dell’albero genealogico realizzata dal Comune di Asti, il suo trisnonno paterno, Giuseppe Bergoglio, nacque nel 1816 a Schierano, una frazione di Passerano Marmorito, mentre la trisnonna Gioacchino Maria, figlia di Antonio, vide la luce nel 1819 a Cocconato d’Asti. Dopo il matrimonio, i bisnonni di Papa Francesco si trasferirono a Montechiaro, più vicino ad Asti, dove nel 1857 nacque Francesco Bergoglio, che si sarebbe poi sposato con Maria Bugnano, originaria di San Martino Alfieri.
La famiglia si stabilì successivamente a Bricco Marmorito, una frazione del Comune di Asti nei pressi di Portacomaro. Negli archivi della parrocchia di San Bartolomeo a Portacomaro sono ancora conservati i certificati di battesimo di diversi parenti del Pontefice, tra cui quello del nonno paterno, Giovanni Bergoglio, nato nel 1884. Il nonno di Papa Francesco emigrò a Torino nel 1906, dove sposò Rosa Vassallo, nativa di Piana Crixia, nell’Appennino ligure. Da questa unione nacque a Torino, nel 1908, Mario Bergoglio, padre del futuro Pontefice. La famiglia tornò successivamente ad Asti nel luglio del 1918, dove aprì un negozio di alimentari e visse in diverse zone della città, tra cui via Fontana, Corso Alessandria e via dell’Antica Zecca.
La famiglia e l’emigrazione in Argentina
Il cammino che portò i Bergoglio in Argentina iniziò ufficialmente il primo febbraio del 1929, quando Mario Bergoglio, che aveva frequentato le scuole ad Asti, sua moglie Regina Sivori, di origini savonesi, e i genitori di Mario decisero di lasciare l’Italia per cercare fortuna a Buenos Aires. Questo percorso migratorio si inseriva nel più ampio fenomeno dell’emigrazione italiana del primo Novecento, che vide milioni di connazionali cercare nuove opportunità oltre oceano, in particolare in Sud America. La madre di Jorge Mario, Regina Maria Sivori, portava con sé il patrimonio genetico e culturale della Liguria, essendo i suoi antenati originari della provincia di Savona.
L’emigrazione della famiglia Bergoglio rappresenta una storia comune a molti italiani del tempo, spinti dalla necessità economica e dalla speranza di un futuro migliore. In Argentina, Jorge Mario Bergoglio nacque il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, primo di cinque figli. La sua infanzia e adolescenza si svolsero in un ambiente familiare segnato dalle tradizioni italiane, ma immerso nella cultura argentina. Il giovane Jorge crebbe bilingue, mantenendo un forte legame con le radici italiane, ma costruendo al contempo una solida identità argentina. Questa duplice appartenenza culturale avrebbe in seguito caratterizzato anche il suo ministero, conferendogli quella capacità di guardare alla Chiesa e al mondo con occhi capaci di abbracciare prospettive diverse.
La vocazione religiosa e il percorso nei gesuiti
La vocazione religiosa di Jorge Mario Bergoglio si manifestò relativamente tardi rispetto ad altri percorsi ecclesiastici. Dopo aver conseguito il diploma di perito chimico, lavorò per qualche tempo in un laboratorio. Fu all’età di 21 anni, nel 1957, che prese la decisione di entrare nel Seminario diocesano di Villa Devoto. L’anno seguente entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù, iniziando così il suo cammino tra i gesuiti, un ordine religioso caratterizzato da una rigorosa formazione intellettuale e spirituale, e da una particolare attenzione al servizio della Chiesa e alla missione nel mondo.
Durante il percorso di formazione, Bergoglio dovette affrontare una seria crisi di salute. All’età di 21 anni, subì l’asportazione di parte del polmone destro a causa di una grave forma di polmonite. Questa esperienza di malattia e sofferenza segnò profondamente la sua visione della vita e della fede, contribuendo a formare quella sensibilità verso i malati e i sofferenti che avrebbe caratterizzato il suo ministero sacerdotale ed episcopale. Nonostante questa difficoltà, proseguì con determinazione il suo percorso di studi, conseguendo la licenza in filosofia al Collegio San José di San Miguel e dedicandosi successivamente agli studi teologici. Fu ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969, all’età di 33 anni, iniziando così un ministero che lo avrebbe portato, attraverso diversi incarichi di responsabilità all’interno della Compagnia di Gesù in Argentina, fino al soglio pontificio.
Da sacerdote ad arcivescovo di Buenos Aires
Il percorso ecclesiastico di Jorge Mario Bergoglio si è sviluppato attraverso vari incarichi di crescente responsabilità. Dopo l’ordinazione sacerdotale, si dedicò all’insegnamento e alla formazione dei giovani gesuiti, diventando nel 1973 Provinciale dei Gesuiti in Argentina, incarico che mantenne fino al 1979. Gli anni successivi lo videro impegnato come rettore del Collegio Massimo di San Miguel e della Facoltà di Filosofia e Teologia, ruoli nei quali dimostrò notevoli capacità organizzative e pastorali.
La svolta nella sua carriera ecclesiastica avvenne il 20 maggio 1992, quando Papa Giovanni Paolo II lo nominò vescovo ausiliare di Buenos Aires, con il titolo di Auca. Ricevette la consacrazione episcopale il 27 giugno dello stesso anno per imposizione delle mani del cardinale Antonio Quarracino, allora arcivescovo di Buenos Aires. Il 3 giugno 1997 fu nominato arcivescovo coadiutore della stessa diocesi, e l’anno seguente, il 28 febbraio 1998, succedette alla sede metropolitana in seguito alla morte del cardinale Quarracino. Con questa nomina divenne anche Primate d’Argentina, titolo che avrebbe mantenuto fino alla sua elezione al soglio pontificio e che, recentemente, Papa Francesco stesso ha deciso di trasferire all’arcivescovo di Santiago del Estero.
Il 21 febbraio 2001, nel corso di un concistoro ordinario, Giovanni Paolo II lo creò cardinale del titolo di San Roberto Bellarmino, e prese formalmente possesso del titolo il 14 ottobre successivo. Dal 2005 al 2011, Bergoglio fu anche a capo della Conferenza Episcopale Argentina, confermando la sua autorevolezza all’interno della Chiesa del suo paese. Durante tutto il periodo episcopale a Buenos Aires, Bergoglio si distinse per uno stile di grande semplicità e vicinanza al popolo, spostandosi abitualmente con i mezzi pubblici e rinunciando a vivere nella sede dell’episcopato, preferendo un comune appartamento dove si cucinava da solo i pasti.
L’elezione al soglio pontificio e l’inizio di un nuovo stile
Il 13 marzo 2013, al quinto scrutinio del conclave iniziato il giorno precedente, il cardinale Jorge Mario Bergoglio fu eletto 266° Papa della Chiesa cattolica, scegliendo il nome di Francesco in onore di San Francesco d’Assisi. La scelta di questo nome, mai utilizzato prima da un Pontefice, rappresentò fin dall’inizio un programma di pontificato orientato alla semplicità evangelica e all’attenzione verso i poveri e gli emarginati. L’elezione di Bergoglio rappresentò una novità storica sotto molteplici aspetti: primo Papa proveniente dal continente americano, primo gesuita elevato al soglio pontificio, e primo Pontefice a scegliere il nome Francesco.
La serata del 13 marzo 2013, quando si affacciò per la prima volta dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro, colpì il mondo intero con un saluto semplice e diretto: “Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli Cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo. Ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo Vescovo: grazie!”. Queste parole, pronunciate con un tono colloquiale e familiare, segnavano l’inizio di un nuovo stile comunicativo, caratterizzato dalla ricerca di un linguaggio semplice e comprensibile a tutti.
Fin dai primi giorni del suo pontificato, Papa Francesco ha manifestato una forte volontà di rinnovamento della Chiesa, ponendo l’accento sulla necessità di una “Chiesa povera per i poveri” e ribadendo l’importanza di un ritorno alle radici evangeliche del messaggio cristiano. La scelta di risiedere non nel Palazzo Apostolico ma nella più modesta Casa Santa Marta, e la decisione di utilizzare una Ford Focus invece delle lussuose auto papali, sono stati segni tangibili di questo desiderio di essenzialità e vicinanza ai fedeli.
I tratti distintivi del pontificato di Francesco
In dodici anni di pontificato, Papa Francesco ha impresso alla Chiesa cattolica un orientamento pastorale caratterizzato da alcuni elementi distintivi. Il primo è senza dubbio l’attenzione preferenziale verso le “periferie esistenziali”, non solo in senso geografico ma anche umano e spirituale. Questa attenzione si è manifestata nella scelta dei temi affrontati nei suoi documenti magisteriali, come l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” del 2013, che ha delineato il programma del suo pontificato, o l’Enciclica “Laudato Si'” del 2015, dedicata alla cura della casa comune e alla questione ambientale.
Un secondo elemento caratterizzante è stato il processo di riforma della Curia Romana, avviato con la costituzione di un Consiglio di Cardinali che lo assistesse nel governo della Chiesa universale e nella revisione della Costituzione Apostolica sulla Curia Romana. Questo processo ha portato alla promulgazione, nel marzo 2022, della Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium”, che ha ridisegnato la struttura dei dicasteri vaticani, ponendo al centro la dimensione missionaria della Chiesa.
Un terzo aspetto significativo è stata l’attenzione alla sinodalità come metodo di governo della Chiesa. Il Sinodo sulla famiglia, culminato con l’Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia” del 2016, ha rappresentato un momento importante di confronto ecclesiale su temi delicati come l’accoglienza delle persone divorziate e risposate. Similmente, il Sinodo sull’Amazzonia del 2019 ha affrontato questioni cruciali legate all’ecologia integrale e all’inculturazione del Vangelo. Attualmente è in corso un processo sinodale sulla sinodalità stessa, che ha coinvolto la Chiesa a tutti i livelli, dalle parrocchie alle conferenze episcopali, fino alla dimensione universale.
Le relazioni internazionali e i viaggi apostolici
Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha sviluppato un’intensa attività diplomatica, cercando di posizionare la Santa Sede come attore di pace e dialogo sulla scena internazionale. Ha incontrato numerosi capi di stato e di governo, mantenendo un approccio di apertura al dialogo con leader di diversi orientamenti politici, pur rimanendo fermo sui principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa, come la difesa della vita, la promozione della giustizia sociale e la cura del creato.
Particolarmente significative sono state alcune iniziative diplomatiche in contesti di conflitto, come la mediazione tra Cuba e Stati Uniti, che ha portato al disgelo delle relazioni tra i due paesi, o gli appelli alla pace in Ucraina, in Medio Oriente e in altre zone di crisi. Papa Francesco ha più volte denunciato quella che ha definito “la terza guerra mondiale a pezzi”, riferendosi ai numerosi conflitti locali che affliggono diverse parti del pianeta.
I viaggi apostolici hanno rappresentato un aspetto importante del pontificato di Francesco. Nonostante l’età avanzata e alcuni problemi di salute, il Papa ha compiuto numerosi viaggi intorno al mondo, privilegiando spesso paesi periferici o mai visitati prima da un Pontefice. Questi viaggi hanno avuto generalmente tre dimensioni: ecumenica (incontri con rappresentanti di altre confessioni cristiane), interreligiosa (dialogo con altre religioni) e pastorale (incontri con le comunità cattoliche locali). Particolarmente significativi sono stati i viaggi in Terra Santa nel 2014, negli Stati Uniti nel 2015, a Cuba nel 2015 e in Iraq nel 2021, primo viaggio di un Papa in questo paese.
Il Giubileo della Misericordia e le iniziative pastorali
L’8 dicembre 2015, a cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, Papa Francesco ha aperto un Giubileo straordinario dedicato alla Misericordia, che si è concluso il 20 novembre 2016. Con questo Anno Santo, il Pontefice ha voluto porre al centro dell’attenzione della Chiesa e del mondo il tema della misericordia divina, presentandola come “l’architrave che sorregge la vita della Chiesa” e invitando i fedeli a riscoprire la bellezza del perdono e della riconciliazione. Durante il Giubileo, sono state organizzate numerose iniziative pastorali, come i “Venerdì della Misericordia”, durante i quali il Papa ha compiuto visite a sorpresa in luoghi simbolici come carceri, ospedali, case di accoglienza per anziani o per persone in difficoltà.
Anche dopo la conclusione dell’Anno Santo, il tema della misericordia è rimasto centrale nel magistero di Papa Francesco, declinato in varie iniziative pastorali. Tra queste, la Giornata Mondiale dei Poveri, istituita al termine del Giubileo e celebrata ogni anno la domenica precedente la solennità di Cristo Re, rappresenta un invito concreto alla Chiesa a mantenere viva l’attenzione verso i più bisognosi e a fare dell’opzione preferenziale per i poveri un elemento caratterizzante della vita cristiana.
Un’altra iniziativa significativa è stata l’istituzione, nel 2016, della memoria liturgica di Maria Maddalena come festa nel calendario romano, elevandola allo stesso grado liturgico attribuito alle celebrazioni degli apostoli. Questa decisione ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo delle donne nella vita della Chiesa e nella testimonianza evangelica. Più recentemente, il Pontefice ha autorizzato una decisione controversa, permettendo la benedizione delle coppie dello stesso sesso, pur mantenendo ferma la dottrina sul matrimonio come unione tra un uomo e una donna.
La riorganizzazione della Chiesa argentina: un esempio recente
Un esempio recente dell’azione di Papa Francesco nel riorganizzare le strutture ecclesiastiche è rappresentato dalla sua decisione di elevare la diocesi di Santiago del Estero in Argentina al rango di Arcidiocesi, pur mantenendola suffraganea della Sede Metropolitana di Tucumán, e di attribuire al suo arcivescovo il titolo di Primate d’Argentina, finora detenuto dall’Arcivescovo di Buenos Aires. Questa decisione, comunicata nel 2024, rappresenta, secondo le parole degli stessi arcivescovi argentini, “una riparazione importante nella storia ecclesiastica della nostra Patria”.
La giustificazione storica di questa scelta risale al 1570, quando San Pio V creò la Diocesi chiamata di Tucumán, con sede in quella che oggi è l’antica città di Santiago del Estero. L’allora diocesi di Tucumán, la prima in quella che sarebbe poi stata la Repubblica Argentina, comprendeva un vasto territorio e aveva come Cattedrale la chiesa di San Pedro e San Pablo situata nel territorio odierno della Diocesi di Santiago del Estero. Solo successivamente, nel 1699, la sede vescovile fu trasferita altrove.
Questa decisione, che potrebbe apparire come un semplice riassetto amministrativo, rivela in realtà un’attenzione del Pontefice alla storia della Chiesa locale e un desiderio di valorizzare le radici storiche del cattolicesimo in Argentina. Al tempo stesso, rappresenta un significativo cambio di prospettiva, poiché il titolo di Primate, pur essendo puramente onorifico, viene trasferito dalla capitale Buenos Aires, dove lo stesso Francesco era stato arcivescovo, a una sede più periferica ma storicamente significativa, in linea con l’attenzione del Pontefice alle “periferie” geografiche ed esistenziali.
Gli attuali problemi di salute e le prospettive future
Negli ultimi anni, Papa Francesco ha dovuto affrontare alcuni problemi di salute che hanno destato preoccupazione. All’inizio del 2024, ha dovuto cancellare o ridurre alcuni impegni a causa di una leggera influenza che si è poi complicata con alcuni problemi respiratori, richiamando alla memoria quella parte di polmone che gli fu asportata in gioventù. Nonostante queste difficoltà, il Pontefice ha continuato a svolgere la maggior parte dei suoi impegni, mostrando una notevole resistenza fisica nonostante l’età avanzata.
Anche i problemi al ginocchio, che negli ultimi tempi lo hanno costretto a utilizzare la sedia a rotelle o un bastone per i suoi spostamenti, non sembrano aver diminuito il suo impegno pastorale e la sua determinazione a proseguire nel cammino di rinnovamento della Chiesa. In varie occasioni, il Papa ha affrontato con serenità e anche con una punta di ironia le speculazioni sul suo stato di salute, ribadendo la sua intenzione di continuare il ministero petrino finché sentirà di avere le forze necessarie.
Guardando al futuro, Papa Francesco sembra intenzionato a proseguire nel cammino di riforma avviato, con particolare attenzione al processo sinodale in corso e alla preparazione del Giubileo ordinario del 2025, che avrà come tema “Pellegrini di speranza”. Questo evento rappresenterà un’importante occasione per rilanciare il messaggio evangelico in un mondo segnato da conflitti, disuguaglianze e crisi ambientale, temi che sono stati al centro del magistero di Francesco in questi dodici anni di pontificato.
Un pontificato tra tradizione e innovazione
A dodici anni dalla sua elezione, il pontificato di Papa Francesco si presenta come un tentativo di coniugare fedeltà alla tradizione e apertura alle sfide del mondo contemporaneo. Il suo stile pastorale, caratterizzato dalla semplicità e dalla vicinanza al popolo di Dio, ha rinnovato l’immagine della Chiesa cattolica, rendendola più accessibile e comprensibile anche ai lontani. Al tempo stesso, la fermezza con cui ha affrontato questioni delicate come gli abusi sessuali da parte di membri del clero o la riforma delle finanze vaticane, ha dimostrato la sua determinazione a non eludere i problemi interni alla Chiesa.
Il dodicesimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco rappresenta un’occasione per riflettere sul cammino percorso e sulle sfide future. In un mondo segnato da conflitti, povertà, migrazioni e crisi ambientale, la voce del Pontefice continua a richiamare i potenti alle loro responsabilità e a invitare tutti a costruire una “cultura dell’incontro” capace di superare le divisioni. La sua insistenza sulla misericordia come atteggiamento fondamentale nelle relazioni umane e nella vita ecclesiale resta un invito attuale e provocatorio in un’epoca spesso segnata da indifferenza e individualismo. Mentre la Chiesa si prepara a vivere il Giubileo del 2025, il pontificato di Francesco, con le sue luci e le sue ombre, rimane un segno di speranza per molti credenti e non credenti, un invito a non rassegnarsi di fronte alle ingiustizie del mondo e a lavorare per una società più fraterna e solidale.
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