Avevamo già informato i lettori circa l’iniziativa condivisa dal Radar, Natalya Gera di Intensive21 e dal dottor Franco Berrino di incoraggiare una alimentazione consapevole in Italia. Avevamo dato il via a un iter per presentare una proposta legislativa, come mi avevamo precedentemente annunciato. Il 22 febbraio abbiamo conosciuto personalmente l’onorevole Eleonora Evi che si è interessata, e tuttora lo sta facendo, alla nostra proposta. Abbiamo deciso quindi di parlare con l’onorevole per approfondire non solo il tema dell’alimentazione consapevole ma per conoscere anche le altre iniziative nelle quali la parlamentare si sta impegnando.
Lei è ripetutamente tornata sulla cura della fip per i nostri amici gatti. Si tratta di una patologia purtroppo nota a chi ha un gatto in casa ma non sempre conosciuta tra coloro che non hanno adottato animali. Vorrei sapere se oltre all’interrogazione parlamentare lei o altri deputati avete in programma qualche operazione conoscitiva.
La FIP è un vero e proprio dramma che colpisce molte famiglie e i loro gatti ma anche il personale veterinario, travolto dal dilemma etico tra curare con una cura illegale e subire sanzioni o rispettare la legge. La cura esiste, sebbene non sia stata autorizzata. Anche la Commissione europea, quando nel 2023 ha concesso una deroga a Cipro per l’utilizzo di un farmaco ad uso veterinario per contrastare una epidemia di FIP ne ha implicitamente confermato l’efficacia. Al momento si tratta di fare azioni di pressione sul governo, sul Ministero della Salute per spingere ad autorizzare il farmaco. Anche l’associazione nazionale veterinari ha, per la prima volta, fatto un appello al governo. Per autorizzare il farmaco è possibile seguire due strade, la prima a livello nazionale, tramite AIFA oppure, la seconda a livello europeo, tramite EMA. In questo momento intendo chiedere un incontro al Ministro Schillaci per continuare a tenere alta l’attenzione su questo tema.
Sempre in merito alla cura della fip, ha incontrato o incontra resistenze da parte della maggioranza o anche di singoli esponenti di altri partiti? La tutela degli animali è in Costituzione già da 3 anni, non dovrebbe essere un percorso “naturale” l’autorizzazione o comunque la sperimentazione di farmaci che possano tutelarli?
Purtroppo al momento non ho registrato l’interesse o l’iniziativa da parte di colleghi della maggioranza ma voglio credere si tratti solamente di coordinare meglio le azioni. Perché su questo tema non c’è davvero alcun motivo valido per non agire e perdere altro tempo. E non ci dovrebbero nemmeno essere distinguo e differenziazioni di posizionamento politico. Rimane purtroppo vero però che, a tre anni dalla modifica della Costituzione che finalmente tutela gli animali e la biodiversità, stiamo assistendo non solamente ad una inazione da parte del governo e delle istituzioni sui tanti fronti aperti su cui sarebbe necessario intervenire per difendere gli animali ma addirittura, stiamo registrando pericolosi passi indietro, penso ad esempio agli interventi per assecondare le pressioni del mondo venatorio che mettono ancora più a rischio la fauna selvatica.
Lei sta seguendo tra le altre cose la cop 16 di Roma. Spesso in politica si assiste ad una disattenzione dei partiti di ispirazione neoliberista verso la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Anche questo tema come il precedente è in costituzione. A suo parere perché c’è questa “disattenzione”? È funzionale a rispondere a un certo elettorato o è un problema culturale?
Temo siano entrambe le cose. Da un lato un piccolo gruppo di persone, i cacciatori, affiancati da un settore piuttosto influente come quello delle imprese di armi e munizioni, riescono ad avere non solo un canale privilegiato di ascolto da parte di alcuni partiti politici ma addirittura la forza di ottenere modifiche normative. In taluni casi questi tre interessi coincidono nella stessa figura. C’è dunque senza dubbio un intreccio profondo tra questi mondi e chi oggi siede nelle istituzioni vi fa riferimento. C’è poi una questione culturale. La presidente Meloni ha detto di voler difendere “la natura con l’uomo dentro” ovvero, tradotto, difendere le attività economiche e interessi economici prima e sopra tutto, soprattutto quelli che stanno portando il pianeta al collasso, perchè della natura, della biodiversità e della lotta alla crisi climatica non importa proprio nulla a questo governo. D’altronde un Ministro dell’Ambiente che per attuare la Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 istituisce tavolo e comitato dove a farla da padrona sono gli interessi agroindustriali, la dice lunga.
Proprio in occasione del nostro incontro nella galleria dei presidenti lei ha manifestato un fortissimo interesse per la proposta di legge sull’alimentazione consapevole. Vorrei chiederle se dal punto di vista personale lei è fiduciosa circa l’interesse del Parlamento prima ancora che di una eventuale discussione e approvazione della legge.
Parlare di alimentazione è spesso un terreno pieno di ostacoli perché ha a che fare con abitudini, tradizioni, cultura e senso di appartenenza e identità. Lo è ancora di più quando si cerca di spostare il focus sull’alimentazione consapevole e dunque con una prioritaria attenzione alla salute, delle persone, degli animali e del pianeta. Eppure gli impatti negativi dei sistemi alimentari globali non possono più essere taciuti e sottovalutati. E’ urgente una riflessione seria e mi auguro che questa possa avere luogo in Parlamento, stimolato da una serie di proposte di legge come quella per ridurre il consumo di zuccheri.
Lei è stata europarlamentare ed oggi è una deputata della Repubblica. Secondo la sua esperienza istituzionale c’è una maggiore attenzione, alle tematiche delle quali abbiamo parlato, in Europa o in Italia? E se e come l’Italia può contribuire allo sviluppo di politiche comuni su questi temi in Europa?
Difficile dare una lettura univoca. La precedente Commissione europea aveva varato un’importante strategia, la Strategia Farm to Fork, dal campo alla tavola, per tentare di cambiare i modelli alimentari e riorientarli verso la sostanibilità. Oggi la nuova Commissione europea sta dando segnali per nulla incoraggianti e pare intenzionata a riporre la strategia in un cassetto. Di contro, l’Italia, e oggi con questo governo ancora più di ieri, esalta in modo stucchevole la retorica della dieta mediterranea come la migliore al mondo, dimenticando che il mondo è cambiato così come le abitudini degli italiani e la dieta mediterranea è oggi una chimera. L’Italia può e deve dare il suo contributo ma deve innanzitutto fare una operazione di verità e consapevolezza, smettere di mentire a se stessa e iniziare ad ascoltare la scienza.
Ogni giorno si parla della necessità di aumentare la quota del PIL destinata alla Difesa. Secondo lei qualora questa intenzione dovesse concretizzarsi finirà per tagliare fondi che altrimenti sarebbero indirizzati ad altri scopi?
Esprimo tutta la mia preoccupazione e indignazione per l’idea di continuare ad investire in armamenti. Il clima politico mondiale è sempre più teso e mi allarma vedere giorno dopo giorno lo smantellamento della capacità della nostra società di risolvere i conflitti nei luoghi di confronto multilaterali. Ma la soluzione non è investire in armi. Non davanti alla crisi climatica, alle minacce sanitarie, alle diseguaglianze che crescono inesorabili. Perché è evidente che investire in difesa significa togliere risorse ad altri interventi. E io credo che nel 2025 la specie umana dovrebbe interrogarsi seriamente su quali siano le priorità e come costruire un progetto di pace basato su dialogo, democrazia e diritto internazionale e non sulle armi.
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