Abbiamo intervistato un giovane componente della storica band della musica italiana, Tiziano Leonardi dei Cugini di Campagna
Il motivo è stato semplicemente omaggiare una grande artista come Giorgia, romana anch’essa e figlia di Giulio amico di Ivano e Silvano da ragazzi. Omaggiarla perché riteniamo sia un’artista fenomenale e anche se diversa nello stile musicale è molto vicina a noi. E poi i Coma Cose, un pezzo che secondo noi è una hit. Anche Achille Lauro ha raggiunto un ulteriore fascia di pubblico in più a quella che aveva pima. Il fatto che Achille Lauro e Giorgia siano arrivati sesti e settimi ha fatto vedere quanto l’Italia sia affezionata a questi due artisti.. A me è piaciuto anche Brunori Sas, ha presentato un testo molto profondo.
Anima mia è la canzone del gruppo che ha ottenuto più successo tanto da essere stata interpretata come cover da Dalida e Claudio Baglioni. Quale è il vero significato della canzone?
Dalida nel 1974, Baglioni nel 1997. Il vero significato del brano va a evocare in ognuno un desiderio di appagamento che nessuno sa se sarà compensato o meno. Anima mia è qualcosa di anelato. Potrebbe essere riferito a una persona o a qualcosa. Quando andiamo in tournè in America o nell’est Europa, quando cantiamo Anima mia, ci sono molti italiani che vivono li e che non sono più tornati in Italia per loro Anima mia ha un significato diverso. A giugno saremo in Canada e East Coast inizio maggio. Anche se nel significato letterale uno pensa a una donna e quindi si spera che torni, va letto tra le righe. Puoi spostare l’attenzione a qualcosa che è andato e che non è più tornato. Detto questo Anima mia ha un linguaggio particolare, è una canzone che inizia in tonalità maggiore e va a finire sul ritornello in minore, dove la parte maggiore racconta un passato e il ritornello è la sensazione di necessità che dovrà ritornare raggiungendo un’armonia nelle note in minore. Oggettivamente in Anima mia ci sono delle immagini come quella ad esempio “dei calci dentro il letto” che oggi siamo abituati a leggere nei testi, ma che una volta venivano trattate con meno naturalezza, e anima mia ha avuto il merito di farlo.
Avete partecipato a Sanremo 2023 con “Lettera 22” un testo dal significato profonda che racconta come in un alfabeto di 21 lettere si vada alla ricerca di qualcosa che non c’è. Quale è la vostra chiave di lettura del brano?
Il brano Lettera 22 è un brano scritto da La Rappresentante di lista. Un brano ben costruito con una melodia che discende nella strofa dando un senso di “melanconia”, come se mancasse qualcosa e nel ritornello le note vanno in senso ascendente.
Viene declamato il “non lasciarmi solo”. Il non lasciarmi solo in questo brano è siderale, e lascia a tutti la possibilità di trovarci un qualcosa. Cosa vuoi che non ti lasci solo? Quando abbiamo partecipato a Sanremo prima della ultima serata ci siamo invitati tutti a pensare fortemente a cosa non si vuole che ci lasci soli. Per noi è la musica che mai vogliamo ci lasci, ma può essere intesa in maniera più ampia. Per una persona sola può essere riferito a un figlio o qualcuno di amato ad esempio la lettera 22 è quella che non esiste, il nostro alfabeto italiano è composto da 21 lettere. Questa non compiutezza nel cercare qualcosa che non c’è è un qualcosa che muove dentro. c’è un senso di ricerca un modo per cercare qualcosa che chissà se si troverà?
Giorgia che ha detto “ho fatto il mio nella mia carriera, il mio obiettivo non era vincere, ma lasciare un’impronta e un’emozione al pubblico, la domanda è il vostro pensiero era lo stesso nel 2023, ovvero arrivare al podio o lasciare un segno?
No non era una competizione, ma l’abbiamo vista come una festa che il gruppo si è meritato dopo 55 anni per constatare che potevamo ancora partecipare a Sanremo, stupire il pubblico e dire ci siamo anche noi. Le persone non si aspettavano di vederci, ma sono rimasti colpiti anche dal brano che abbiamo portato.
Quando si scrive un testo c’è sempre un vissuto? Da cosa vi fate ispirare?
Il vissuto conta ma si cerca di andare a capire l’immaginario collettivo. Molte canzoni arrivano perché hanno una forte capacità evocativa per arrivare al pubblico. La produzione musicale dei Cugini di Campagna è molto ampia, per esempio nel brano avrei voluto un’altra donna, è una cosa che capita alla metà delle coppie. Sto con mia moglie ma, il terzo amore è la proiezione di ciò che vorresti e che non puoi avere. Il testo è bellissimo, risuona molto, come altri testi dei cugini di campagna.
Com’è iniziata la collaborazione con il gruppo?
Giampiero Firicano , che è un mio amico, mi ha detto “guarda che c’è un provino vai a farlo”. La prima cosa che ho fatto quando ho visto il pianoforte dopo aver fatto quattro chiacchiere con Ivano è stato fargli ascoltare Firth of fifth dei Genesis al doppio della velocità. Adesso la facciamo tutte le sere che abbiamo un concerto. Poi ho visto il controcanto di meravigliosamente e lui mi ha detto questo è uno spartito perché non me lo leggi e lì ho subito intonato nel falsetto e il registro misto nella giusta tonalità. Ivano mi ha proposto di restare per tre mesi e poi sono rimasto.
Quale è il tuo gruppo preferito?
Forse il più grande sono i Radiohead.
Dopo oltre 50 anni quale credi che sia il segreto per restare in sintonia con il gruppo e riuscire a comunicare con i giovani che vivono in un periodo di costante evoluzione?
Il primo è essere coerenti. Quindi se tu fai delle cose che sono in conflitto con quello che tu hai fatto, il pubblico pensa “che cosa sta a fare?”. Ma per far presa sui giovani in questo momento bisogna dimostrare di esistere e far capire che si ha una coerenza, una spendibilità e una forza che comunque ti ha portato avanti per tanto tempo. Se riesci a mostrare questo ai giovani è già tanto ma se riesci a fargli capire che hai anche la visione periferica, lo studio e l’esperienza sono fondamentali. Sono un ottimo antidoto alla problematica di questo secolo che è la scorciatoia. È il fatto che tutto quanto è epidermico, superficiale, dura poco, e si pensa ottenibile con poco.
Cosa pensi dei social e dell’intelligenza artificiale?
Se sei in gamba e figure professionali guidano i social sono un vantaggio. Questo 20 anni fa era un percorso molto più farraginoso. Il discorso è sempre il manico cioè come uno vede le cose. Ci si può rivolgere al progresso senza farsi travolgere da esso facendo un uso responsabile dei social e dell’intelligenza artificiale. L’importante è non pensare che la realtà sia esclusivamente quella che vedi su social.
E cosa pensi della polemica sull’autotune?
L’autotune se sei Rosalia e usi L’autotune è un fattore estetico musicale. Se sei un buon prodotto ma ti manca un po’ per arrivare a 100 perché magari non hai una consapevolezza tecnica, Musicale e estetica del canto ti prendi qualche critica. Non so se essere favorevole o meno ma di certo non lo sono quando diventa un qualcosa che si fa perché tu non sai cantare, però se anche se non sai cantare ma hai un contenuto musicale di grandissimo valore allora può anche andare, ma non sempre si trovano di queste perle musicali al giorno d’oggi, senza demonizzare perché ci sono dei grandi artisti e degli ottimi prodotti, però qualche contenuto musicale di oggi è abbastanza rivedibile.
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