Il Radar prosegue, nelle settimane che precedono il martedì grasso, il viaggio nei centri d’Italia noti per il loro carnevale. Questa settimana abbiamo fatto tappa in Sicilia, al carnevale di Acireale dove la nostra curiosità sugli usi e tradizioni locali è stata soddisfatta dal sindaco Roberto Barbagallo.
Il The Guardian in un articolo del 23 gennaio 2017 si riferisce al Carnevale di Acireale come tra i 10 più belli d’Europa per i suoi carri colorati, ma soprattutto per i suoi fiori. Quanti ne vengono usati per allestire ogni carro?
Sì, i nostri artisti sono un patrimonio inestimabile per la città e i carri infiorati, peculiarità acese, meritavano un palcoscenico a parte nella stagione dei fiori, in primavera. Abbiamo quindi scelto di dedicare loro la festa dei fiori, che si terrà ad Acireale dal 25 aprile al 1 maggio, un ricchissimo programma fatto di carri infiorati, spettacoli, fiori, artisti di strada,degustazioni e tanto altro. Ogni carro infiorato è composto da uno scheletro in ferro rivestito da polistirolo con innumerevoli buchini in cui gli artisti posizionano decine di migliaia di fiori che ricoprono per intero l’intelaiatura.
Tra le maschere di spicco vi è l’Abbatazzo che storicamente ironizzava sulla classe clericale del tempo, in particolare sull’abate-vescovo di Catania, oggi cosa rappresenta e che significato ha nel sociale?
L’Abbatazzu è una delle maschere antiche del Carnevale di Acireale, in uso dal 1667. Vestiti in maniera stravagante, usavano portare grandi parrucche bianche in testa, indossavano abiti di Damasco ricchi di fronzoli ed andavano in giro con grossi libri. Avevano un grande tovagliolo appeso al collo, che era un antico segno dato alle persone infette e probabilmente aveva l’intento di esorcizzare le paure di un periodo storico travagliato da gravi pandemie. L’Abbatazzu era anche detto Pueta Minutizzu perché recitava poesie grottesche e maliziose. La maschera sbeffeggiava i nobili e i membri del clero, oggi resta una maschera allegorica di grande valore storico.
Nel 1990 in una villa in contrada Zaccanazzo vengono girate le riprese del film “Il padrino, Parte III” di Francis Ford Coppola, ma Acireale è stata set anche di altre riprese. Pensa che questo incida sulla popolarità di Acireale o ci sono altri eventi più importanti?
La nostra città è stata set cinematografico privilegiato di grandi registi come Mauro Bolognini, Nanni Moretti, Roberto Faenza, Salvatore Samperi, Giovanni Grimaldi e continua ad esserlo. L’anno scorso è stata scelta come set per il nuovo film di Giovanni Virgilio “Arrivederci Tristezza”, con Nino Frassica, Selene Caramazza e Alessio Vassallo. Sicuramente il grande schermo è un grande strumento per promuovere le nostre bellezze naturalistiche e architettoniche. Il cinema è talmente importante per Acireale che dalla scorsa estate abbiamo voluto istituzionalizzare una rassegna cinematografica. La prima edizione ha avuto protagonista un grande siciliano, il regista Roberto Andò.
Se i cittadini di Acireale dovessero raccontare della loro città nel mondo, si riferirebbero in particolare al carnevale o ad altri eventi che meglio rappresentano Acireale?
Credo che, istintivamente, sceglieremmo il Carnevale, ma Acireale è anche la città della granita, dei “cento campanili” per le preziose basiliche sparse nel nostro centro storico, dell’Opera dei Pupi, del barocco dei suoi mascheroni in pietra lavica nei palazzi. Il patrimonio artistico culturale ed enogastromico è enorme, tanto che abbiamo avviato la programmazione di Acireale E20, un contenitore di eventi che ogni mese ruota intorno a un tema identitario per la nostra città.
Per l’amministrazione quanto è complesso gestire traffico, viabilità e turisti durante gli eventi del carnevale? Ci sono dei provvedimenti particolari come numero chiuso o contingentamento degli ingressi?
La gestione del Carnevale richiede una macchina molto complessa, che lavora tutto l’anno. Ad Acireale c’è una Fondazione del Carnevale, il Cda e gli Uffici, in collaborazione con il Comune programmano e dispongono tutta una serie di atti necessari all’organizzazione e alla buona riuscita della manifestazione. Come tutti i grandi eventi è per forza disciplinato in base alle normative di sicurezza. I nostri carri allegorici, tra l’altro, sfilano e si esibiscono nel centro storico, tra palazzi e basiliche antiche, è la nostra peculiarità, che lo rende più affascinante di tanti altri Carnevali, ma ha un notevole impatto sulla città e richiede un grande sforzo di organizzazione. Il centro cittadino, diventa il circuito dei carri allegorico grotteschi e in occasione dei corsi mascherati si accede tramite i varchi disposti lungo il perimetro, dove è possibile acquistare i ticket d’ingresso.
Storicamente il carnevale di Acireale ha origini risalenti a prima del 1594 eppure la zona è nota per il verismo di Verga, ma nella grande letteratura non ci sono molti riferimenti a questa festa. A titolo di paragone, Venezia e altre città sono citate da Manzoni. Come pensa che si possa spiegare questo debito delle cronache nei confronti di quello che è uno dei pochi carnevali concretizzatisi per iniziativa popolare?
Aspetteremo il nostro Verga o il nostro Manzoni. Nel frattempo, chi viene a trovarci per il Carnevale se ne innamora e il loro racconto è la promozione più importante per il nostro Carnevale.
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