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Viaggio nel Carnevale di Ivrea: battaglia delle arance e non solo

Vari momenti del Carnevale di Ivrea - Foto Luisa Romussi - Montaggio Il Radar
Vari momenti del Carnevale di Ivrea - Foto Luisa Romussi - Montaggio Il Radar

Abbiamo intervistato il professor Alma presidente della Fondazione del Carnevale di Ivrea che ci ha guidato in viaggio sul carnevale di Ivrea dal Medioevo ai giorni nostri.

Da quanti anni lei è presidente della Fondazione?

Sono al mio terzo mandato ma sono stato rieletto lo scorso carnevale.

Com’è nata la battaglia delle arance e come la tradizione popolare è diventata una vera e propria gara?

La battaglia delle arance che tutti conoscono è relativamente recente. La prima squadra è l’Asso di Picche fondata nel 1947. L’arancia a Ivrea ha un trascorso molto più lungo in quanto i riferimenti all’utilizzo delle arance sono presenti fin dall’Ottocento, ma l’arancia era utilizzata anche prima. L’arancia era usata come frutto esotico dalle classi benestanti durante i corsi di gala, poi per creare confetti e come gesto gentile tra le persone, soprattutto verso il genere femminile. Nei primi decenni del periodo ottocentesco ci furono tante azioni degli organi competenti e dei responsabili comunali, anche sindaci, per vietare l’utilizzo delle arance. Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento i cittadini acquistavano uno o due chili di arance e si organizzavano per gettarle dai balconi e con i primi carri. Dal 1947 la battaglia ha assunto la sua organizzazione. Attualmente concorrono nove squadre con gli arancieri che nella tradizione rappresentano il popolo in rivolta. Si combatte contro gli arancieri sui carri che invece impersonano i difensori del tiranno. Abbiamo 2 tipi di carri: le pariglie a 2 cavalli e il tiro a 4 a 4 cavalli.

Quanti carri ci sono in tutto e quante arance consumano?

I carri sono 53-54. I carri possano tirare una cinquantina di quintali di arance mentre le squadre a piedi variano, ma siamo intorno a una media di 800 quintali.

Possono tirare liberamente oppure c’è una raccomandazione di non colpire alcune parti del corpo?

Il tiro è libero ma nella città ci sono delle aree di tiro e delle zone franche in cui non avviene la battaglia. Il termine battaglia evoca qualcosa di violento, ma su questo bisogna essere chiari non c’è una volontà di perseguire il bersaglio e non c’è volontà di fare male. Terminato il confronto ci sono abbracci e cordialità. La funzione sociale è quella di unire migliaia di persone attraverso i colori delle proprie squadre.

Chi sono gli Abba?

Oggigiorno sono impersonati da bambini e bambine intorno ai 10 anni di età e sono i priori delle parrocchie cittadine. Sono figure che troviamo nel Medioevo e che sono state mantenute, chiaramente con le necessarie modifiche dei tempi, fino ai giorni nostri. Sono 10 in tutto, due per ogni parrocchia. Sono scelti tra le domande che i genitori presentano alla fondazione. Nei mesi precedenti vengono individuati per disponibilità queste figure che sono i priori. Gli Abba sfilano nei corsi di gala della domenica e del martedì di carnevale rigorosamente a cavallo e hanno costumi di forgia cinquecentesca o medievale. Portano sulla spalla uno Spadino con infisso un’arancia perché la leggenda la vuole come simbolo della ribellione del popolo. Sono presentati al popolo festante in una cerimonia che si chiama alzata degli Abba che si tiene nelle due domeniche precedenti alla domenica di carnevale: il generale con il proprio stato maggiore fa visita alle famiglie e viene letto un verbale dal sostituto del gran cancelliere che attesta l’elezione ad Abba. Poi è presentato dal balcone della propria abitazione alzandolo. Da qui il termine di alzata cioè. Il pubblico festante li omaggia con un lancio di confetti e di mimose.

Nell’edizione 2025 sarà presente il gruppo Croatian Hawks. Qual è il nesso tra queste due realtà e come è nata la collaborazione?

Il carnevale di Ivrea è, per molti versi, un carnevale profondamente diverso dagli altri. Non abbiamo costumi o maschere tipiche, i personaggi mantengono la loro fisionomia indossando un abito. Ospitiamo sempre i cosiddetti gruppi storici quindi abbiamo una lunga tradizione di gruppi che vengono a sfilare la domenica e il martedì. Questi gruppi storici provengono da tutta Europa ma anche dagli Stati Uniti. Il carnevale di Ivrea ha un lungo calendario iniziato il 6 gennaio, giorno riservato alla nostra colonna sonora: i pifferi e i tamburi. È una banda di origine seicentesca, una delle bande che accompagnò le milizie sui campi di battaglia. In quella occasione viene presentata la figura del generale che è il personaggio maschile della festa del carnevale. Poi la festa riprende nella terz’ultima domenica di carnevale con l’alzata degli Abba.

A parte loro ci sono anche altri personaggi?

Il giovedì grasso il Generale assume i doveri che il sindaco gli trasferisce come persona-figura e avrà il compito di assumersi tutte le responsabilità. Il sabato è il giorno della Mugnaia. Infine il mercoledì delle ceneri si chiude in abiti civili e si partecipa alla polenta e merluzzo realizzata dalla Croazia ed è qui l’assonanza e la vicinanza con i croati.

La Mugnaia al Carnevale di Ivrea – Foto Luisa Romussi

Tre cantine storiche Cantina Caluso, Cantina della Serra e Cantina produttori Nebbiolo di Carema hanno realizzato tre bottiglie raffigurati il manifesto del carnevale. Come è nato il progetto?

Ci sono molteplici iniziative data la lunga tradizione. Il proposito è valorizzare il territorio a 360 gradi. Il carnevale che richiama migliaia e migliaia di spettatori è un ottimo volano per far conoscere anche i grandi prodotti del territorio: piatti tipici ma anche vini.

Come la presenza della Olivetti era stata percepita nel territorio? Si tratta di una presenza determinante solo per l’occupazione o anche per la diffusione della cultura e del folklore?

Riferendomi solo agli aspetti carnevaleschi, la famiglia Olivetti ha partecipato attivamente al carnevale svolgendo anche il ruolo di Abba ma anche di generali e mugnaia. Hanno anche collaborato al carnevale nella metà del Novecento con l’allestimento di carri allegorici che oggi, per motivi di spazio, non vengono più utilizzati. Molti carri erano realizzati proprio grazie all’impulso della Olivetti

Leggi anche Pontecorvo: l’attenzione agli animali e il carnevale. La nostra intervista

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