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La Groenlandia, Panama e Canada: strategie e risorse minerarie

Trump e la Groenlandia
Trump e la Groenlandia

La Groenlandia, un territorio autonomo della Danimarca, è un’isola vasta quattro volte la Francia, ma per l’80% coperta da ghiacci. Nonostante le sue condizioni climatiche estreme, la Groenlandia attira l’attenzione internazionale per le sue presunte risorse minerarie e la sua rilevanza geostrategica. Recentemente, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso interesse per l’annessione della Groenlandia, definendola una “necessità assoluta” per la sicurezza nazionale e la libertà globale.

L’interesse di Trump e le reazioni internazionali

Nel dicembre 2022, Trump ha dichiarato che il controllo della Groenlandia è essenziale per gli Stati Uniti, arrivando persino a non escludere l’uso della forza militare per annetterla. Questa dichiarazione ha suscitato stupore non solo in Groenlandia e in Danimarca, ma anche in altre capitali europee, con Parigi che ha denunciato una “forma di imperialismo”. Nonostante le tensioni, la Danimarca si è detta aperta al dialogo per soddisfare le ambizioni americane nell’Artico, soprattutto in un contesto di crescente rivalità con Cina e Russia.

La posizione della Groenlandia e il ruolo degli Stati Uniti

La Groenlandia è un territorio autonomo, ma la sua politica estera, difesa e sicurezza dipendono ancora da Copenaghen. Tuttavia, la sua posizione geografica, più vicina a New York che alla capitale danese, la rende strategicamente importante per gli Stati Uniti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti presero il controllo della Groenlandia quando la Danimarca fu occupata dalla Germania, e da allora non hanno mai completamente abbandonato la loro influenza sull’isola. Oggi, gli Stati Uniti mantengono una base attiva a Pituffik, nel nord-ovest dell’isola, che rappresenta una posizione chiave per il lancio di missili verso la Russia.

Le risorse minerarie e le sfide economiche

La Groenlandia è ricca di risorse minerarie, tra cui terre rare, che sono cruciali per l’industria tecnologica globale. Tuttavia, il settore minerario è ancora in fase embrionale, con solo due miniere attive: una di rubini e l’altra di anortosite, un metallo contenente titanio. L’economia groenlandese dipende fortemente da una sovvenzione danese, che rappresenta un quinto del suo PIL, e dalla pesca. L’apertura di un aeroporto internazionale a Nuuk, la capitale, nel novembre 2022, potrebbe favorire lo sviluppo del turismo, ma le infrastrutture rimangono un ostacolo significativo per l’industria mineraria.

Le difficoltà e le incertezze del settore minerario

Le condizioni climatiche estreme, la mancanza di infrastrutture e un sistema normativo non ancora collaudato rendono difficile attrarre investitori nel settore minerario. Inoltre, l’opposizione pubblica all’estrazione dell’uranio nel sud del paese ha portato a una legislazione che vieta l’estrazione di materiali radioattivi. Anche lo sfruttamento dei combustibili fossili è attualmente in fase di stallo, con il governo groenlandese che punta invece sull’energia idroelettrica, sviluppata con l’aiuto della Danimarca.

Il Canale di Panama: un’altra ambizione di Trump

Oltre alla Groenlandia, Donald Trump ha espresso interesse per il ripristino del controllo statunitense sul Canale di Panama. Questo canale, lungo 81,1 km, collega l’Oceano Atlantico con il Pacifico ed è stato costruito dagli Stati Uniti tra il 1907 e il 1914. La sua importanza strategica è stata dimostrata durante la Seconda Guerra Mondiale, quando fu utilizzato come passaggio cruciale per gli sforzi bellici degli Alleati.

La storia del Canale di Panama

Il Canale di Panama fu costruito dopo che gli Stati Uniti sostennero una rivolta che portò alla formazione della Repubblica di Panama nel 1903. Lo stesso anno, gli Stati Uniti e Panama firmarono un trattato che concedeva agli Stati Uniti il controllo su una striscia di terra per costruire il canale in cambio di un rimborso finanziario. Il canale fu completato nel 1914, ma le tensioni tra Stati Uniti e Panama aumentarono negli anni ’60, portando alla rottura delle relazioni diplomatiche nel 1964. Nel 1977, l’allora presidente Jimmy Carter raggiunse un accordo che restituì il pieno controllo del canale a Panama nel 1999.

Le ragioni di Trump per riprendere il controllo

Trump ha citato motivi economici e strategici per voler riprendere il controllo del Canale di Panama. Le autorità panamensi hanno imposto tariffe sempre più alte e restrizioni al commercio, mentre la Cina, secondo utilizzatore del canale dopo gli Stati Uniti, ha aumentato la sua influenza nella regione dal 2017, quando Panama ha tagliato i legami con Taiwan a favore di Pechino. Tuttavia, il capo dell’Autorità del Canale di Panama, Ricaurte Vasquez Morales, ha smentito le affermazioni di Trump sulla presunta influenza cinese, definendole “infondate”.

La crescente influenza cinese nella regione

La Cina ha consolidato la sua presenza nella regione attraverso una serie di mosse strategiche, tra cui la gestione dei porti del Canale di Panama da parte dell’azienda cinese Hutchison-Whampoa. Questa concessione ha permesso alla Cina di esercitare un notevole controllo sul commercio mondiale attraverso il canale. Nel 2018, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha visitato Panama City per mettere in guardia contro l'”attività economica predatoria” della Cina, riuscendo a bloccare la costruzione di un’ambasciata cinese sul canale.

Possibili sviluppi

Le ambizioni di Trump riguardo alla Groenlandia e al Canale di Panama riflettono la crescente competizione geopolitica tra Stati Uniti, Cina e Russia. Mentre la Groenlandia rappresenta una fonte potenziale di risorse minerarie e una posizione strategica nell’Artico, il Canale di Panama rimane un punto nevralgico per il commercio globale. Tuttavia, le sfide economiche, politiche e infrastrutturali rendono incerto il futuro di queste ambizioni.

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