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De Luca, sanità: Ospedale del Mare e Cardarelli a rischio

Il presidente della Giunta Regionale della Campania Vincenzo De Luca e gli Ospedali Cardarelli e Del Mare
Il presidente della Giunta Regionale della Campania Vincenzo De Luca e gli Ospedali Cardarelli e Del Mare

Recentemente il presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca, intervenendo al giuramento dei medici laureati ha messo in evidenza degli errori di programmazione di lungo periodo che da tanto tempo condizionano la sanità in Campania ma anche in moltissime zone d’Italia.

Le dichiarazioni del presidente De Luca

Secondo il presidente De Luca infatti “Nei pronto soccorso oggi non siamo in condizione di fare turni normali perché mancano i medici. Accade oggi nei luoghi territoriali ma presto anche su ospedali grandi come il Cardarelli, l’Ospedale del Mare, e l’Ospedale di Salerno.” Il presidente ha poi proseguito “In alcune realtà, non in Campania per ora, i dirigenti devono fare ricorso ai contrattisti esterni, che guadagnano il triplo senza contratto e non sanno fare niente. Ma fanno così perché in Italia non si fanno i conti, rischiamo di chiudere i pronto soccorso di Cardarelli e Ospedale del Mare perché nel 2025 non c’è la possibilità di fare nuove assunzioni.” Chiosando infine con l’affermazione secondo la quale l’Italia è spaccata. L’intervento di De Luca mette in evidenza due problemi dei quali si sta discutendo da moltissimo tempo: la gestione ottimale della sanità con la garanzia del diritto alla salute per tutte le classi sociali e non solo per i più abbienti e, dall’altro lato, l’autonomia differenziata osteggiata dalla maggior parte degli amministratori regionali e territoriali del meridione. Qualunque possa essere il giudizio politico del lettore e dell’elettore sulla giunta De Luca, non si può negare che il presidente abbia colto una serie di problemi.

De Luca, i problemi della sanità campana e la mancanza di programmazione unitaria

Sono diversi decenni che in Italia mancano medici e spesso si è costretti a chiedere a medici di altri paesi d’Europa di venire a lavorare in Italia, questo per evitare che quei pochi medici presenti non siano sommersi di lavoro. Ma qui si apre un altro problema. Per quale motivo ci si è resi conto così tardi che il numero chiuso nelle università di medicina è un danno per la società, per l’economia e per le stesse casse della sanità italiana? Si è discusso per diversi anni di allentare i vincoli in ingresso alle facoltà di medicina senza tuttavia incentivare queste stesse facoltà a poter gestire l’afflusso di più studenti in ingresso. In Italia le statistiche si fanno, così come le previsioni. Non c’è certo colpa dei matematici che hanno studiato il problema. Piuttosto quello che manca è la volontà di leggere i dati per fare una accurata, efficiente ed efficace programmazione. Correre ai ripari oggi potrebbe essere tardi ma una soluzione messa in atto adesso potrebbe limitare i danni e costringere il sistema sanitario a uno stress di pochi anni.

I disservizi della sanità

Per quanto riguarda gli ospedali non si può non osservare che il personale sia in affanno. In primavera una nostra redattrice fu costretta a portare una sua parente in un ospedale napoletano ottenendo innanzitutto uno sfogo di rabbia da parte di alcuni componenti del personale, ma soprattutto restando oltre 10 ore in attesa di informazioni e di qualcuno che andasse a visitare la parente in difficoltà dopo averla messa su una barella in corridoio.

Un’altra nostra redattrice ricoverata ad agosto in un altro ospedale napoletano è rimasta per oltre 18 ore in attesa di sapere che poi, solo grazie alle proprie sostanze economiche, sarebbe stata operata altrove.

È certo che non si debbano mettere in atto comportamenti violenti contro nessuno, tantomeno verso il personale sanitario, medici o infermieri che siano. Non si può non far caso tuttavia che spesso questi comportamenti esasperano il paziente. Se il sanitario è sul posto di lavoro ed è stressato dal carico eccessivo dei suoi impieghi e sta lavorando per sé stesso e per il suo stipendio ma anche per la comunità, è altrettanto vero che il paziente non ha chiesto di essere lì, è stato costretto a recarsi al pronto soccorso perché non sta bene. Quindi è assolutamente legittimo che il paziente o i suoi parenti non abbiano comportamenti violenti contro chi lavora per aiutarli ma è altrettanto vero che chi lavora per aiutarli deve avere rispetto del momento di tensione e di sofferenza del paziente.

Quello che è certo è che si potrebbe avere una maggiore efficienza ed efficacia se ci fosse un po’ di personale in più. Pensiamo ad esempio se in ospedali come quelli citati dal presidente ci fosse il 20% di personale in più. Probabilmente non sarebbe necessario indire concorsi nelle forze dell’ordine per sorvegliare gli ospedali ma sarebbe sufficiente reclutare medici e infermieri spendendo quei soldi nella direzione giusta. Ovviamente incrementare anche i servizi di pubblica sicurezza non sarebbe male. Ma dopo il Covid il vincolo esterno ci impone di rispettare un certo limite di spesa e di non fare debito sacrificando i servizi, anche quelli essenziali come la sanità e la sicurezza.

La necessità di più personale e più efficienza

Più sanitari, meno carico di lavoro, meno stress, meno malcontento nell’utenza, più sicurezza ai pazienti e maggiore efficienza dei servizi. Dire che negli ospedali servono polizia ed esercito è l’equivalente di dire che la criminalità sarà vinta mettendo la gente in prigione senza bisogno di una educazione a monte del problema. Il deterrente è necessario. Se lo si vuole non fa male installare un presidio di polizia nei pronto soccorso così come non è male dare una certezza della pena, casomai anche più pesante, al reo. Tuttavia questo non deve essere la soluzione ma solo una parte di essa. La soluzione passa in primis dall’avere più personale, preparato, educato, rispettoso del paziente, ben riposato e meno stressato.

Il problema è l’autonomia differenziata o lo sta diventando la sussidiarietà orizzontale?

Le cure talvolta sono esclusivamente a carico dei pazienti. È assurdo che per esami urgenti si finisca per attendere diversi mesi. Questo non fa altro che arricchire la lobby della sanità privata, talvolta con costi anche sulla stessa sanità pubblica. Siamo sicuri che per rovinare il sistema avevamo bisogno di questa legge sull’autonomia differenziata? Non è forse già con la sussidiarietà orizzontale che lo Stato si è fatto da parte a vantaggio di privati e a scapito di fisco e cittadini?

Leggi anche Alessandro Quasimodo: “Se c’è uno stile si individua subito l’autore”

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