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Usa e Russia non vogliono perdere privilegi in una Terza Guerra Mondiale

Kruscev, Kennedy, Zelensky, Putin, Netanyahu e Biden e la possibilità di una terza guerra mondiale
Kruscev, Kennedy, Zelensky, Putin, Netanyahu e Biden e la possibilità di una terza guerra mondiale

Il 16 ottobre 1962 ebbe inizio una della più difficili crisi diplomatiche della storia, probabilmente quella che avrebbe portato le lancette dell’orologio dell’apocalisse prossime alla mezzanotte. Gli esperti e analisti, in quella occasione, data la rapidità degli eventi non ebbero il tempo di valutare l’ideale orologio che indicava la probabilità di un olocausto nucleare ma gli Stati Uniti del presidente JFK e l’Unione Sovietica di Kruscev andarono davvero vicinissimi allo scontro nucleare totale.

La Crisi di Cuba del 1962

Tutto iniziò nelle prime ore del mattino del 16 ottobre 1962 quando il presidente Kennedy fu informato della presenza di siti di lancio in costruzione a Cuba da parte di consiglieri militari sovietici che avrebbero dovuto fornire solo supporto logistico. Il contesto internazionale era profondamente teso. I leader delle superpotenze si erano incontrati poco prima e l’assistenza sovietica a Cuba era stata definita come puramente difensiva. La presenza dei missili metteva gli Stati Uniti in una posizione di svantaggio rispetto all’Unione Sovietica. Se da un lato gli americani avevano missili simili in Turchia, a poche centinaia di km dalla frontiera sovietica, dall’altro missili intercontinentali a Cuba mettevano l’URSS in condizione di colpire gli Usa con soli 5 minuti di preavviso compromettendone la capacità di ritorsione.

L’embargo e la scontro nucleare sfiorato nell’Atlantico

Il presidente Kennedy si trovò a dover fronteggiare le richieste dei militari che facevano pressione, insieme a una parte dell’amministrazione, per invadere Cuba e riscattare la brutta figura della Baia dei Porci e, dall’altra parte a gestire le indicazioni più pacate di buona parte del governo che chiedeva una risposta ferma accompagnata da una forte pressione diplomatica. Passò la linea della diplomazia con la riserva per l’opzione militare e si decise per un embargo a Cuba. La marina degli Stati Uniti avrebbe fermato e ispezionato tutte le navi sovietiche dirette a Cuba lasciando passare solo quelle che non trasportavano armi. Durante l’embargo, una nave americana puntò un sottomarino sovietico che stava per usare un siluro con una testata nucleare. Fortunatamente il secondo ufficiale convinse il comandante a telefonare a Mosca prima di agire. La soluzione diplomatica della crisi si ebbe alla fine di ottobre quando si trovò un accordo che prevedeva la rinuncia degli Usa a invadere Cuba e lo smantellamento dei missili a Cuba da parte dell’Urss e di quelli in Turchia da parte degli Stati Uniti.

Perché non è possibile una terza guerra mondiale

Quella esperienza provocò un’ondata di commozione nei governi delle due superpotenze tanto da decidere di attivare la cosiddetta linea rossa, quella che metteva direttamente in comunicazione il presidente degli Stati Uniti con il segretario del Soviet Supremo, cioè il presidente dell’Urss. Americani e Sovietici impararono a parlarsi di più tutelando lo status quo.

Circa 2 anni fa scrissi un articolo per Il Digitale nel quale spiegavo che allo stato attuale delle cose non sarebbe possibile lo scoppio di una terza guerra mondiale così come la immaginano coloro che hanno presente la seconda. Non sarebbe possibile un conflitto di tipo totale. Questo discorso era valido 2 anni ed è valido ancora oggi. La Russi di Putin e gli Stati Uniti di Biden o di chi gli succederà, non hanno alcun interesse nello scoppio di una guerra totale. Men che meno la Cina, potenza emergente all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Gli attori europei e membri permanenti del consiglio di sicurezza, quali Francia e Gran Bretagna, si allineano alle posizioni degli altri 3 membri permanenti.

La teoria dei 4 sceriffi

La teoria dei 4 sceriffi fu formulata per la prima volta a Teheran nel 1945 dal presidente Roosevelt che ipotizzava un nuovo ordine mondiale scaturito dalla Seconda Guerra Mondiale, che avrebbe dovuto vedere un organismo internazionale con un potere esecutivo affidato alle 4 potenze vincitrici delle guerra: Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Cina. Churchill convinse Roosevelt a includere un quinto elemento, la Francia. Secondo il presidente americano a questi membri dell’organismo esecutivo era affidata la possibilità di avere armi nucleari, a tutti gli altri sarebbe stato consentito di avere al più una canna di fucile.

Il club delle potenze nucleari si è allargato dal 1945 a oggi ma il Consiglio di Sicurezza non ha subito variazioni nella compagine dei suoi membri permanenti, se non per il fatto che c’è stato l’avvicendamento tra le due Cine e perché la crisi interna all’Unione Sovietica ha portato il seggio a essere preso dalla Russia. All’interno del Consiglio di Sicurezza il diritto di veto è riservato ai 5 sceriffi, i 5 membri permanenti che con una loro decisione possono bloccare le proposte fatte dagli altri. L’Assemblea Generale appare come un contentino necessario da attribuire agli attori minori.

I privilegi dei membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU

Dalla seconda guerra mondiale è scaturito un sistema di potere che privilegia i 5 membri permanenti. Questo sistema di potere consente a queste 5 potenze di vivere di bene e di controllare i flussi geopolitici dell’intero globo. È quindi ragionevole che questi 5 membri: Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, abbiano tutto l’interesse a conservare il deterrente delle armi nucleari ma non a usarle.

A conservarle come spauracchio, a non usarle perché l’uso da parte di uno di loro provocherebbe una risposta, in contrappeso da parte degli altri con conseguente riassetto dei poteri. Potrebbe scaturirne un nuovo ordine nel quale i 5 attori privilegiati potrebbero perdere i privilegi. Nessuno ha oggi l’interesse a una guerra che comprometterebbe le influenze, i traffici e i guadagni di questi 5 attori. Se si vuole ricercare un possibile casus belli nucleare, questo potrebbe essere, ma in modo molto remoto e quindi improbabile, contenuto nella crisi mediorientale. Israele e Iran giocano, come del resto ha fatto Reagan negli anni Ottanta, alla teoria del pazzo ma lo fanno con le pistole fumanti. Questo li rende attori atipici, potenziali schegge impazzite. Al momento gli Usa, benché impero calante nell’esercizio della propria influenza sugli alleati della propria sfera del globo, sono ancora in grado di imporre a Israele non gli obiettivi ma il modo di perseguirli. Analogamente è ciò che cerca di fare il blocco orientale con l’Iran. Le schegge impazzite sono ancora sotto controllo e i 5 sceriffi sono ancora in grado di sorvegliare gli altri e tutelare i propri privilegi. Una guerra mondiale di tipo totale non è nei programmi di nessuno stato.

Leggi anche Sigari cubani: il mondo li adora e li importa

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