In Giappone esiste una tradizione molto antica chiamata Kintsugi che consiste nel riparare gli oggetti rotti invece di buttarli. La parola “Kintsugi” significa ” unione d’oro”. La passione di riparare gli oggetti, secondo il critico d’arte americano Blake Gopnik, seguiva la rottura dell’oggetto di ceramica per poi ripararlo con materiali preziosi come polvere d’oro, argento o platino. Questi servivano a creare qualcosa di unico. In tal modo le crepe diventavano parte viva della storia dell’oggetto.
Le Origini del Kintsugi
La tecnica del Kintsugi risale al periodo Jomon che va dal 10.000 a.C. fino al 400 a.C. Nata tra le corti, con lo scopo di riparare le porcellane rotte, oggi è ancora usata dai collezionisti. La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore. Nella cultura giapponese, esiste una leggenda che consiste nel riparare anche le relazioni interpersonali, con lo scopo di guarire le ferite e mettere in risalto le cicatrici dell’anima riempiendole d’oro. Quando subiamo una perdita o quando una relazione finisce, il nostro cuore si rompe in mille pezzi e non è semplice rimettere insieme i pezzi, ma assemblarli nuovamente formerà sul nostro cuore delle cicatrici che valorizzeranno le imperfezioni e lo renderanno più forte. Secondo il dottor Amleto Petrarca Paladini, psicologo e psicoterapeuta, guardare alle relazioni con la stessa arte del kintsugi, ci permetterà di dare più valore alla nostra unicità e rafforzare quindi il rapporto di coppia.
Le Leggi del Kintsugi
L’arte del Kintsugi si compone di nove leggi ognuna con una meditazione da praticare per nove settimane. La prima è la legge del riparare le ferite con l’oro e consiste nel non aver paura del dolore ma attraversarlo con fede, accettando la situazione negativa trovando una parte nuova di sé. Le successive leggi insegnano a incollare e riempire, per impreziosire gli strumenti per l’essicazione.
Le nove leggi del Tomedo kintsugi sono una via per cambiare sguardo sul mondo. Uno stile di vita che ha un effetto positivo sulla sfera emotiva, per migliorare la relazione con sé stessi e con gli altri. L’arte kintsugi non è solo un concetto artistico ma ha profonde radici nella filosofia Zen, attraverso tre concetti in essa racchiusi: ushin (senza mente) è un concetto che esprime la capacità di lasciare correre, dimenticando le preoccupazioni, liberando la mente dalla ricerca della perfezione. Anitya con questo concetto si accetta tale condizione e ci si approccia in modo sereno alla vita. Infine Mono no aware, empatia verso gli oggetti, ciò signfica che bisogna accettare la condizione e apprezzare la decadenza e la bellezza delle cose.
Riparazione e Resilienza attraverso il Kintsugi
Il dottor Petrarca afferma :” Sta a noi decidere se buttare i cocci del rapporto, tagliare i ponti, guardare indietro con malanimo, oppure attraverso l’esperienza dare un senso positivo al nostro percorso. In psicologia, le fratture sono i traumi della vita: il kintsugi ci insegna a integrarli nel nostro vissuto. La riparazione dell’oggetto con questa tecnica lenta e meticolosa, che richiede pazienza e attenzione, trasforma l’oggetto in qualcosa di nuovo con una nuova identità. Se leggiamo il trauma come fa la psicologia, come qualcosa da cui rinascere, ci accorgiamo che le fratture e le imperfezioni nelle relazioni non solo fanno parte della vita, ma possono essere fonte di bellezza, forza e trasformazione”.
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