Il 7 ottobre rappresenta una data particolarmente importante in ambito internazionale nei rapporti tra il mondo occidentale e cristiano e il mondo arabo e musulmano.
Il 7 ottobre 1571 è la data della battaglia di Lepanto, nel corso della quale la coalizione cristiano cattolica della Lega Santa sconfisse la flotta dell’impero Ottomano. La vittoria fu ritenuta miracolosa grazie all’intercessione della Madonna del Rosario di cui da allora si celebra la ricorrenza e alla quale si recita la Supplica.
Il 7 ottobre 1985 la nave Achille Lauro viene sequestrata da un gruppo di terroristi Palestinesi del Fronte per la Liberazione della Palestina, il FLP in risposta all’occupazione militare di Israele in Libano. La crisi, portò alla morte di un cittadino paraplegico americano di fede ebraica. L’evento causò la reazione degli Stati Uniti che portò ad una crisi internazionale intestina con l’Italia, che sfociò in un “quasi” conflitto armato tra Delta Force americana e Carabinieri, noto come crisi di Sigonella. Questi eventi hanno avuto profonde ripercussioni sia a livello nazionale che globale lasciando un’impronta indelebile nella memoria collettiva e nella geopolitica del tempo.
Il 7 ottobre 2023, le forze armate di Hamas, compiono l’operazione “Alluvione Al-Aqsa”, consistente in una serie di raid / attacchi terroristici contro Israele causando la morte di circa 1200 cittadini e militari israeliani. La conseguenza è la crisi in Medio Oriente che in questi giorni sta portando a un inasprimento degli scontri, con un conflitto armato tra Israele, Hamas e l’Iran con attacchi in Libano, nella striscia di Gaza, Cisgiordania ed il Mar Rosso.
Il sequestro dell’Achille Lauro
L’Achille Lauro era una nota nave da crociera battente bandiera italiana, che solcava le acque del Mediterraneo negli anni ’80 del secolo scorso, per diverse crociere. Il 7 ottobre 1985, quattro membri dell’organizzazione terroristica FLP-Fronte di Liberazione della Palestina si imbarcarono nel porto egiziano di Alessandria sulla nave da crociera. Il piano iniziale era quello di compiere un attentato terroristico in Israele, ma le circostanze li costrinsero a cambiare obiettivo e a prendere in ostaggio i circa 400 passeggeri e membri dell’equipaggio della nave.
I terroristi, guidati da Youssef al-Molqui, si dichiararono pronti a uccidere gli ostaggi se non fossero state soddisfatte le loro richieste: la liberazione di 50 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. A insaputa delle autorità italiane e statunitensi, la situazione si aggravò quando il giorno successivo, l’8 ottobre, uno degli ostaggi, il cittadino americano Leon Klinghoffer, paraplegico e di fede ebraica, venne brutalmente assassinato e gettato in mare con la sua sedia a rotelle.
Le Complesse Trattative Diplomatiche
Mentre la notizia del sequestro si diffondeva, iniziò una frenetica serie di negoziati internazionali. L’Italia di allora, guidata dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi, che stava sperimentando una politica internazionale autonoma e libera di pendolo tra Occidente e mondo Arabo, si trovò a dover bilanciare diverse pressioni: da una parte la necessità di salvaguardare la vita degli ostaggi italiani, dall’altra la delicatezza dei rapporti geopolitici con il mondo arabo e proprio con gli Stati Uniti, che premevano per una dura risposta militare.
Con la mediazione dell’Egitto e del leader dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Yasser Arafat, fu raggiunto un accordo: i terroristi avrebbero liberato gli ostaggi in cambio di un salvacondotto. Il 9 ottobre, la Achille Lauro attraccò a Port Said e gli ostaggi vennero liberati senza ulteriori spargimenti di sangue.
La Crisi di Sigonella
Fu allora che l’autonomia della politica estera di Craxi fu messa a dura prova. Se la liberazione degli ostaggi sembrava aver posto fine alla crisi, una seconda fase, ancor più delicata, si stava per aprire. Il Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan determinato a punire i responsabili dell’uccisione di Leon Klinghoffer, ordinò alle forze statunitensi di intercettare l’aereo egiziano che stava trasportando i terroristi verso la Tunisia (dove si trovavano le principali autorità palestinesi in esilio.
Il 10 ottobre, l’aereo fu costretto ad atterrare nella base militare italiana di Sigonella, in Sicilia dando il via a uno scontro diplomatico e militare che sarebbe diventato noto come “Crisi di Sigonella”. Le forze speciali americane circondarono l’aereo nel tentativo di catturare i terroristi, ma vennero immediatamente bloccate dai carabinieri italiani, che rivendicarono la giurisdizione sull’aereo e sugli occupanti, poiché si trovavano su suolo italiano. L’aereo egiziano fu circondato dalle truppe speciali antiterrorismo Delta Force americane, che furono accerchiati a loro volta dai Carabinieri armi in pugno, con il rischio concreto di uno scontro armato.
In un confronto senza precedenti tra due nazioni alleate, la situazione rimase tesa per ore. Craxi, in uno dei gesti più coraggiosi e controversi della sua carriera politica, si rifiutò di cedere alle pressioni statunitensi, sostenendo il principio della sovranità nazionale italiana. Alla fine, i terroristi vennero presi in custodia dalle autorità italiane, ma questa decisione aprì una frattura temporanea nei rapporti tra Italia e Stati Uniti.
Le Conseguenze della Crisi
La “Crisi di Sigonella” segnò un momento di svolta nella politica italiana e nei suoi rapporti con gli Stati Uniti. Craxi fu elogiato in patria per la sua fermezza nel difendere l’indipendenza nazionale, ma la sua scelta venne anche criticata da chi temeva che la rottura con Washington potesse avere ripercussioni a lungo termine.
I terroristi vennero processati in Italia: Youssef al-Molqui fu condannato a 30 anni di carcere, mentre gli altri membri del gruppo ricevettero pene minori. Tuttavia, la decisione di non consegnare immediatamente i responsabili agli Stati Uniti suscitò forti critiche, soprattutto da parte dell’opinione pubblica americana, che si sentì tradita.
Dal punto di vista internazionale, la crisi evidenziò le complesse dinamiche della politica mediterranea degli anni ’80, con l’Italia che si trovava spesso a mediare tra le esigenze del mondo arabo e le pressioni dell’Occidente. In questo contesto, Craxi cercò di posizionare l’Italia come un attore autonomo, capace di svolgere un ruolo di mediatore in una regione cruciale come il Medio Oriente.
Un’Eredità Complessa
Il sequestro della Achille Lauro e la crisi di Sigonella rimangono eventi chiave nella storia recente dell’Italia. Da un lato, rappresentarono un esempio di come il terrorismo internazionale potesse avere un impatto diretto sulle relazioni tra nazioni; dall’altro, misero in luce l’importanza della diplomazia e del diritto internazionale in situazioni di crisi.
A quasi 40 anni di distanza, questi eventi continuano a essere studiati come un caso emblematico di tensioni internazionali, diplomazia complessa e affermazione della sovranità nazionale. Il comportamento di Bettino Craxi in quel momento critico è ancora oggi ricordato da molti come un esempio di leadership, anche se le conseguenze della crisi hanno continuato a riverberarsi per anni nei rapporti tra Italia e Stati Uniti.
Leggi anche Sigari cubani: il mondo li adora e li importa
Ancora nessun commento.