A partire dal 2035 non si potranno più vendere automobili nuove con motori termici e, in ogni caso, dovranno essere a emissioni zero. Già dal prossimo anno però inizierà un percorso di avvicinamento alla data fondamentale del 2035.
A partire dal 2025 per poter vendere automobili all’interno del territorio dell’Unione Europea sarà necessario che i costruttori rispettino dei vincoli. Innanzitutto le emissioni medie di anidride carbonica per ogni km, oggi sono fissate in un tetto massimo di 116 grammi a km mentre dall’anno prossimo non si potrà superare la soglia di 93,6 grammi. L’abbassamento del tetto non riguarda in realtà solo le emissioni per le auto ma per tutti i veicoli inclusi quelli commerciali. A partire poi dall’anno 2030 le emissioni andranno ridotte, sempre per tutti i veicoli, del 55%.
Emissioni zero, le eccezioni senza impatto significativo
Saranno previste delle eccezioni che non dovrebbero avere alcun impatto significativo sull’ambiente ad esempio i piccoli costruttori – dove per piccoli si intendono coloro che non producono più di 1000 vetture l’anno – non saranno tenuti ad adeguarsi mentre coloro che producono fino a 10 mila vetture l’anno potranno veder slittare gli obblighi al 2036 e non saranno tenuti al rispetto delle scadenze intermedie.
Le sanzioni
Come in tutte le norme è ovviamente previsto un sistema sanzionatorio. Ogni casa automobilistica che non adeguerà le proprie vetture entro i termini previsti sarà costretta a pagare 95 euro per ogni grammo di emissione di eccedenza per ogni vettura prodotta. Ad esempio, se un costruttore mantenesse il tetto di oggi, di 116 grammi a Km, riscontrerebbe un’eccedenza di 22,4 grammi a km il che comporterebbe una sanzione di ben 2128 euro per ciascuna unità prodotta. Una cifra insostenibile a meno di produrre supercar segmento nel quale i clienti, solitamente manager e imprenditori, non badano certo a spese.
Emissioni zero dal 2035: è davvero sufficiente?
Questa road map è davvero utile per tutelare l’ambiente? Ci piacerebbe rispondere a questa domanda ma invitiamo solo i lettori a fare una riflessione insieme a noi. Premesso che se non si inizia un percorso di sicuro non lo si porta a termine, e quindi, è sempre cosa buona intraprendere una marci di questo tipo, occorre comunque tenere presente che spesso, una ideologia che si potrebbe definire “sovranista” ha criticato l’Unione Europea perché dopo aver “inventato” il motore Diesel, non ha fatto nulla per tutelarlo. Certo la scelta sarebbe tra la tutela della salute e quella del motore Diesel. Possiamo ovviamente omettere, in questa sede, l’approfondimento di queste considerazioni.
I tempi per cambiare completamente il parco auto
Riflettiamo però sui tempi. I costruttori avranno limiti a partire dell’anno prossimo ma potranno continuare a produrre vetture fino al 2035. Un automobilista medio percorre in Italia da 15 a 18 mila km l’anno. I nuovi motori sono fatti per percorrere 300 – 400 mila km prima di essere dismessi. Va precisato che numerose vetture, anche utilitarie, hanno chilometraggi maggiori già oggi, senza avere problemi significativi alla meccanica. Questo, se da un lato è un ottimo traguardo per la tecnologia e per la resistenza dei motori, dall’altro è un aspetto che invita a riflettere sulle emissioni. Avremo emissioni ridotte con l’obiettivo di emissioni zero ma produrremo auto a emissioni fino al 2035 il che significa che percorrendo 18 mila km l’anno e possedendo una vettura che può durarne 400 mila e più, avremo la certezza di continuare a incontrare per strada autovetture con emissioni per circa 22 – 23 anni oltre il 2035. Certo resta la possibilità di usare gli e-Fuel cioè carburanti prodotti da fonti sintetiche, ma questo non toglie che dire che l’Europa avrebbe dovuto fare di più avrebbe significato continuare a tollerare emissioni per 50 anni e forse più.
Le emissioni saranno davvero zero?
Si, le emissioni delle auto, sul posto, saranno zero ma occorre considerare che emissioni zero non significa impatto ambientale zero. Ci saranno i costi, economici e ambientali, della materia energia elettrica ma anche della produzione, stoccaggio e smaltimento delle batterie. Queste fasi vedranno quindi ugualmente delle emissioni. La tecnologia progredirà in modo da ridurre l’impatto ambientale di queste fasi ma sarà impossibili azzerarle del tutto.
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