Il 10 giungo del 1924, esattamente un secolo fa, Giacomo Matteotti fu assassinato da squadristi fascisti. La narrazione storica, che spesso è sottovalutata dai testi delle scuole dell’obbligo, parla di un discorso alla camera, in base al quale poi, il deputato socialista sarebbe stato sequestrato e ucciso.
Chi era Giacomo Matteotti
Facciamo un passo indietro e conosciamo Giacomo Matteotti, uomo e politico del quale si parla sempre poco e che viene ricordato solo in rare occasioni.
Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine, in Veneto nell’attuale provincia di Rovigo il 22 maggio 1885 ed era discendente di una famiglia di commercianti di rame e ferro, imprenditori agricoli e prestatori a interesse. Giacomo fu l’unico di sette figli a raggiungere l’età adulta. L’8 gennaio 1916 Giacomo Matteotti sposò Velia Titta dalla quale ebbe 3 figli, Giancarlo e Matteo, entrambi parlamentari e Isabella. Giampaolo Romanato, nel suo libro Giacomo Matteotti un italiano diverso, riporta di come non fosse simpatico agli ambienti cattolici che lo accusavano di aver prestato denaro a interesse.
Matteotti, l’attività parlamentare e il discorso alla Camera
Era un deputato meticoloso, preciso nei particolari. Studiava i suoi interventi e trascorreva molto tempo presso la biblioteca della camera per documentarsi su numeri e relazioni. Proprio con questa stessa precisione, aveva scritto un libro, pubblicato a Londra proprio nel 1924, anno della sua terza elezione a deputato, nel quale riportava con precisione gli episodi di violenza fascista avvenuti nell’anno precedente. Sulla stessa scia fu il discorso del 30 maggio 1924 nel corso del quale Matteotti denunciò le illegalità spiegando che il voto era illegittimo e che era stato manipolato in tutte le circoscrizioni.
il rapimento e l’omicidio
Il 10 giugno Giacomo Matteotti fu rapito da un commando squadrista composto da Amerigo Dumini, Amleto Poveromo, Albino Volpi, Giuseppe Viola e Augusto Malacria. I responsabili dell’omicidio furono Viola o Volpi anche se il figlio di Matteotti, Matteo, attribuisce tale responsabilità ad Amleto Poveromo. Mussolini ebbe un atteggiamento ambiguo. Dapprima rassicurò la vedova spiegando che avrebbe fatto tutto il possibile per ritrovare il marito, successivamente, nel corso di vari interventi alla Camera, assunse posizioni contrastanti. Fino al 3 gennaio 1925 quando iniziò il discorso presentandosi come al di sopra di ogni sospetto e poi, assumendosi la responsabilità politica e morale di tutto quanto era accaduto.
Le ricostruzioni alternative
Esistono però ricostruzioni alternative. Ad esempio Amerigo Dumini fu arrestato e condannato a 5 anni, nel corso di un processo farsa. La condanna fu poi ridotta a causa dell’amnistia. Successivamente Dumini fu condannato per aver cercato di ricattare Mussolini. Nel corso del ventennio Dumini tenta – e riesce – più volte di estorcere favori e finanziamenti al duce. Sempre secondo Matteo Matteotti, supportato anche dalle tesi di alcuni storici, Giacomo Matteotti sarebbe stato ucciso per il discorso alla camera, ma questo sarebbe solo una delle cause. Un’altra, non meno importate, sarebbe stata il possesso di informazioni, da parte di Matteotti, che riguardavano il coinvolgimento di Mussolini, del fratello Arnaldo se non anche del re, nell’affare Sinclair Oil.
Matteotti 100 anni dopo
Dopo cento anni, Giacomo Matteotti è l’icona dell’opposizione al fascismo, probabilmente uno dei primi martiri della battaglia alla dittatura. Tuttavia esistono ancora ipotesi che non sono state del tutto chiarite circa il suo omicidio. Quello che è certo è che, le parole che Matteotti avrebbe pronunciato mentre lo rapivano, erano vere. Hanno ucciso lui non la sua idea. Dopo 100 anni Giacomo Matteotti è ancora una figura che attira storici e politici.
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