Il 29 maggio si celebra la Giornata Internazionale dei Peacekeepers ONU, istituita con l’obiettivo di rendere omaggio agli uomini e alle donne che continuano a dare supporto con professionalità e coraggio nelle operazioni di mantenimento della pace e sicurezza nel mondo. La Giornata Internazionale dei Peacekeepers venne istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 57/129 del 2003, ed è rivolta soprattutto ai 4.200 peacekeepers che hanno perso la vita servendo le Nazioni Unite. Oggi più di 87.000 peacekeepers offrono il loro contributo umanitario in 12 operazioni e, giorno dopo giorno, devono affrontare tensioni, processi di pace e conflitti sempre più complessi da risolvere. Il 29 maggio del 1948 il Consiglio di Sicurezza, con la Risoluzione 50, chiese la cessazione delle ostilità in Palestina e decise che la tregua sarebbe stata monitorata da mediatori delle Nazioni Unite insieme a un gruppo di militari che avrebbero avuto il semplice ruolo di osservatori. Questo diede origine all’UNTSO (United Nations Truce Supervision Organization), che tradotto in italiano significa “Organizzazione delle Nazioni Unite per la Supervisione dell’Armistizio”. Nel 1988 alle Forze internazionali delle Nazioni Unite fu assegnato il premio Nobel per la Pace. Nel 1957, durante la Guerra contro l’Egitto, il diplomatico canadese Lester Bowles Pearson sosteneva che le Nazioni Unite disponessero di una forza internazionale sul Canale di Suez tale da poter dichiarare il “Cessate il fuoco”. Pearson ottenne il Nobel per la pace e tuttora è considerato il padre del peacekeeping moderno. Successivamente, con la Guerra Fredda, si ebbe un cambiamento del peacekeeping: venne inserito un numero maggiore di elementi non militari con lo scopo di favorire il buon funzionamento delle funzioni civili come, ad esempio, le elezioni. Le successive operazioni di missione si risolsero con grande successo, altre invece purtroppo no, come il genocidio del Ruanda nel 1994 e il massacro di Srebrenica nel 1995. Questi anni causarono un periodo di autocritica e di perdita di fiducia nel sistema umanitario. La missione dei caschi blu si basava, e tutt’oggi si basa, su: prevenzione dei conflitti, edificazione della pace, mantenimento della pace, assistenza umanitaria e consolidamento della pace. Se smettessimo di guardare solo l’interesse del singolo e puntassimo ad aiutare il nostro vicino anziché mettergli i bastoni fra le ruote, forse non si arriverebbe ad assistere a tanto odio. I peacekeepers sono i nostri eroi e non dovrebbero essere un numero così ridotto; dovremmo averne molti di più. L’anno 2005 è stato l’anno durante il quale ha perso la vita il numero più alto di caschi blu: il numero dei caduti durante le missioni è di 124, ed è stato anche l’anno in cui più di 69.000 caschi blu e circa 15.000 civili hanno presenziato a missioni di pace in molti paesi come Haiti, Burundi, Afghanistan, Liberia, Timor-Est e Sierra Leone. In Italia la Giornata Internazionale si celebrerà il 27 maggio nella Base delle Nazioni Unite a Brindisi. All’evento saranno presenti studenti di alcuni Istituti Superiori che hanno partecipato al “BeLIeVE in PEACE”, i quali, attraverso opere artistiche, rappresenteranno gli eroi dei peacekeepers. Il 19 maggio il Ministro della Difesa Roberta Pinotti e il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca hanno premiato presso la FAO i giovani vincitori del concorso “Nazioni Unite per la pace”, indetto con lo scopo di far conoscere ai più giovani il contributo dei caschi blu alle missioni nei paesi in stato di ostilità. Quest’anno il tema della Giornata è “Onoriamo i nostri eroi”, un tema dedicato a chi oggi continua a servire la causa della pace nel mondo attraverso le missioni dell’ONU.
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