L’Isola d’Elba, perla del Mar Tirreno offre, con i suoi 147 km di costa, molte bellezze sottomarine. Custodisce un patrimonio naturalistico dove sono racchiuse moltissime specie di flora e fauna marina. Grazie alla varietà delle sue coste, l’Isola d’Elba è un acquario a cielo aperto e frequentemente, in prossimità delle posidonie, polmone verde per la fauna e la flora del mare, si incontrano pesci come salpe, tordi, donzelle e saraghi. Sul versante nord del golfo di Porto Azzurro, precisamente a Punta Cannelle si assiste a un vero e proprio mondo sottomarino, popolato da una ricca fauna e da colorate gorgonie e coralli rossi. Muovendosi verso ovest, a Marciana Marina, si notano i fondali scenografici noti come le Formiche della Zanca.
isola d’Elba, paesaggi suggestivi
Siamo nel punto più a Ovest dell’Isola d’Elba, proprio di fronte alla Corsica, qui le correnti sono molto forti, tali da creare un habitat ottimale per numerosi organismi marini. Proprio per questo motivo è uno dei punti di immersione più rinomati, ed è un ottimo nascondiglio per cernie, trigoni e grossi scorfani. Scendendo verso i 40 mt, tra i vari scogli, vive stanziale un grosso branco di barracuda e dentici in caccia. Ciò che rende la discesa più suggestiva è un susseguirsi di canyon, tunnel tra le rocce, archi e scuri anfratti, tutti colonizzati da poriferi, margherite di mare, nudibranchi di ogni forma e colore, piccole aragoste, cernie e gronghi. L’Isola d’Elba è suggestiva non solo per il suo spettacolare mondo marino, ma anche per i tesori e relitti navali di epoca romana che sono rinvenuti tra Capo Sant’Andrea e Punta della Zanca, rispettivamente a 12 e 40 metri di profondità. Presso lo Scoglio dell’Ogliera, vicino a Pomonte, giace il relitto dell’Elviscot, un mercantile italiano naufragato nel 1972 e visibile a circa 150 metri dalla costa. L’Elviscot fu costruito da Scheepswerven Gebr. Van Diepen Waterhuizen e ne divenne proprietaria Lavinia Antonio Scotto che la usò per il trasporto di legname. Il 10 gennaio 1972 l’Elviscot, partito da Napoli e diretto a Marsiglia, naufragò andando a sbattere sugli scogli a causa del maltempo fortunatamente senza conseguenze per l’equipaggio. Il relitto rimase con la poppa semi-inabissata e la prua incagliata sugli scogli, costituendo un potenziale pericolo per i bagnanti della vicina spiaggia. Per questo motivo, ben presto lo scafo fu in parte recuperato e il resto colò a picco completamente. Attualmente l’Elviscot è un rifugio per i pesci che amano nascondersi tra le lamiere ricoperte di alghe.
Il relitto è davvero impressionante e suggestivo ma senza la guida di un esperto non è semplice da visitare soprattutto quando il mare è mosso e agitato.
L’Isola d’Elba non è la sola ad ospitare relitti di imbarcazioni navali, anzi il Mar Tirreno ne ospita di vari e facili da visitare. Poco distante dall’Isola d’Elba c’è il relitto dell’Anna Bianca, una nave da carico costruita negli anni’20, lunga 46 metri di nazionalità italiana, affondata nel 1971. Durante una forte tempesta inaspettata, la nave perse il controllo e si schiantò, anch’essa, sugli scogli di Punta Pennello, affondando per una cinquantina di metri. Giace sul fondale a 100 metri dalla costa di Giannutri, sul versante nord di Cala Ischiaiola, nell’arcipelago toscano.
Noto è anche “il relitto di San Guglielmo” in Liguria al largo di Loano. La San Guglielmo fu una lussuosa nave passeggeri di prima classe, varata a Glasgow nel 1911. Nel corso della I Guerra Mondiale fu trasformata in trasporto truppe. La storia narra, nel dettaglio, che il S. Guglielmo, requisito dal governo, stava viaggiando, scortato dal cacciatorpediniere Lanciere, assieme al S. Giovanni verso New York. Il San Guglielmo era partito da Genova alle ore sette con 124 uomini di equipaggio. Il cacciatorpediniere Lanciere, su ordini della difesa, venne sostituito dal gemello Bersagliere quando fu colpito da un siluro di un sommergibile tedesco e affondò a circa 800 metri al largo di Loano a una profondità di circa 30 metri. Il Comandante cercò di evitare l’affondamento dirigendosi verso la costa, ma i danni erano ingenti. Un uomo dell’equipaggio morì nell’affondamento. La nave giace su un fondale a 51 metri, spezzata in due tronconi dall’impatto con il siluro.
Proprio come per le foreste che ci danno ossigeno per respirare, la posidonia è il polmone del Mediterraneo, una delle principali fonti di ossigeno che dà vita a un habitat tutelato dalla legge. In quanto pianta, per realizzare la fotosintesi la posidonia ha bisogno di luce: cresce quindi in mari puliti ed è un bioindicatore di mari limpidi. Conoscere l’ambiente e rispettare i suoi abitanti è una delle possibili chiavi per aiutare il mondo marino a uscire dall’inquinamento che lo minaccia.
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