Se Donald Trump è sicuramente noto alle cronache perché riesce a mettersi sempre, con le sue dichiarazioni, nell’occhio del ciclone, qualsiasi cosa si dica di lui, non si piò negare che starebbe pensando a una vice presidente degna della sua stessa fama. Secondo alcune indiscrezioni la candidata che ha maggiori probabilità di essere investita di tale incarico, nel caso l’ex presidente fosse riconfermato, è l’attuale governatrice del South Dakota, Kristi Arnold, identificata dai media con il cognome del marito Noem.
Chi è Kristi Arnold Noem?
Intanto precisiamo che in un mondo ne quale si fa abuso del politicamente corretto, il più delle volte in modo improprio, non ci piace identificare una donna in carriera, affermata esponente politica del partito repubblicano, con il cognome di suo marito. Ci sembra più appropriato usare il suo cognome e ci sembra più utile questo che mettersi, ad esempio, a fare cancel culture o cambiare nome ai dinosauri introducendo il genere femminile.
Fatta questa premessa, la possibile futura vicepresidente degli Stati Uniti è l’attuale governatrice del South Dakota, nata a Watertown il 30 novembre 1971, sposata con Bryon Noem dal 1992 e madre di 3 figli. Quando fu eletta nel 2019 si trattò della prima donna a occupare il ruolo di governatrice del South Dakota. Finora non ha fatto tanto scalpore per essere la possibile vice di Trump quanto per alcune frasi contenute nel suo libro in prossima uscita intitolato “No Going Back: The Truth on What’s Wrong with Politics and How We Move America Forward”. Nel testo la Arnold specifica di aver ucciso il proprio cane di 14 mesi perché non era capace come cane da caccia. Non solo. La governatrice repubblicana avrebbe anche ucciso una capra con ben 2 colpi di fucile ricaricando l’arma dopo averle sparato una prima volta.
Kristi Noem, il clamore mediatico fa bene ai candidati
Ma perché questo scalpore? Siamo mica in presenza di una sorta di Vannacci americana e femminile? In realtà vale il principio che espresse Giulio Andreotti, se uno fa politica se si parla male è meglio che non se ne parli. Parlare di candidati, siano essi americani o italiani, nella maggioranza dei casi porta sempre consenso ai candidati stessi. Sono pochi gli eventi che, in campagna elettorale, mettono un possibile eletto nella condizione di essere danneggiato dal clamore mediatico che si crea intorno alle sue dichiarazioni.
Certamente è importante anche quello che fanno i relativi responsabili della comunicazione elettorale. Probabilmente chi ha suggerito alla possibile vice di Trump di far uscire questo libro proprio in questo periodo, lo ha fatto con la consapevolezza che questo avrebbe portato visibilità, utile non solo nel confronto con i democratici ma anche con altri possibili candidati nel partito. Infine, porre il focus su quelle frasi, potrebbe essere stata una scelta per creare un clamore mediatico che potrebbe invogliare Trump a scegliere Kristi Arnold Noem come candidata, e gli elettori repubblicani a fidarsi di lei perché potrebbero leggere in questo suo comportamento che si tratta di una donna di carattere.
i presidenti e gli amici a quattro zampe
Storicamente l’inquilino della Casa Bianca ha avuto quasi sempre un first pet, un amico a quattro zampe. Anche Biden ha un cane, così come i coniugi Obama. Negli ultimi anni ha fatto eccezione proprio la presidenza Trump caratterizzata, tra le altre cose, per non avere visto animali domestici a far compagnia al presidente. Tuttavia chi fa notare questo ha dimenticato che la Arnold Noem sarebbe, in ogni caso, vicepresidente e non presidente e, comunque, non è escluso che dopo aver ucciso il suo cane da caccia, non possa averne un altro.
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