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Salvini, Meloni, Vannacci e le europee: una maggioranza più destre

Matteo Salvini e Giorgia Meloni
Matteo Salvini e Giorgia Meloni

La politica è in fermento aspettando le elezioni europee del prossimo 8 e 9 giugno e anche i partiti di maggioranza si danno da fare per farsi trovare pronti all’importante appuntamento elettorale. Esiste un luogo comune universalmente accettato come verità: il potere unisce. La condizione dell’attuale maggioranza di governo mette in evidenza la spaccatura che si è creata all’interno della Lega all’indomani della candidatura del generale Roberto Vannacci. Il malcontento e i mal di pancia si fanno sentire, attraverso la stampa amica e non, all’orecchio del segretario e ministro Matteo Salvini. Tutto accade così rapidamente, ma non troppo inaspettatamente, che dal partito si affrettano a precisare che Vannacci è un candidato indipendente.

Salvini, Meloni, Vannacci e Crosetto

Ma le spaccature interne alla Lega possono anche essere, per quanto questo sia possibile in un partito di governo, cosa loro, il cosiddetto panno sporco da lavare in famiglia. Noi poniamo il focus su quello che accade tra Salvini e Meloni e tra Fratelli d’Italia e Lega. Sembra lontanissima l’immagine della presidente del consiglio e del suo vice che insieme a Berlusconi, l’anno scoro, cantavano insieme a una festa di compleanno. Non più di un mese e mezzo fa Salvini specificava in presenza dei giornalisti che “con Giorgia c’è un’amicizia”. Sicuramente i due leader condividono un rapporto umano ma le compagini sono ai ferri corti. Innanzitutto le provocazioni di Crosetto che ironicamente scrive che la candidatura del generale farà bene alla Lega e all’esercito, poi la differenza di vedute di altri parlamentari di Fratelli d’Italia che rimarcano la necessità di parlare solo dei propri candidati. Infine le opposizioni che parlando della Lega e del suo candidato indipendente, offrono, magari senza volerlo, tanta visibilità all’avversario Salvini e a tutto il suo partito.

la candidatura di Vannacci, il culmine delle spigolosità nel governo

Non si può negare però che ci sia una certa rivalità, in atto da mesi, su diversi provvedimenti tra i due maggiori azionisti del governo. Un primo segnale di tensione lo si evinceva già in occasione della discussione riguardante il terzo mandato per gli amministratori locali. Probabilmente alla Lega sta stretto il ruolo di seconda forza soprattutto guardando alla dote che il neo candidato Vannacci porta con sé.
Qui però viene un altro dettaglio, anzi due. Il primo, il pubblico di Vannacci è disposto a seguire il generale anche adesso nelle file della Lega, oppure era costituito solo da persone che cercavano di esprimere dissenso in modo apartitico?
Il secondo, non meno importante, siamo sicuri che la spaccatura che si sta creando tra alcuni big delle Lega, non possa essere il casus belli di una secessione nel partito del carroccio? Tensioni interne non mancano e, se il potere unisce, non bisogna dimenticare che questo logora chi non ce l’ha.

crisi di governo? Certamente no

Certo, parlare di una possibile crisi di governo solo per qualche fitta addominale significherebbe porsi al di fuori della realtà e della dialettica politica. Si tratta di un’arte fatta di comunicazione non solo verbale. Sarebbe quindi complesso, riduttivo e sciocco pensare che basti così poco per innescare una crisi nella maggioranza, piuttosto si potrebbe concludere che le liste elettorali, in un certo senso, sono il prodotto di uno scontro dialettico in atto da diverso tempo. Ma gli elettori possono stare tranquilli, per ora, le uniche urne all’orizzonte sono quelle europee.

Leggi anche Il 25 aprile deve essere festa di liberazione per tutti e non divisiva

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