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Nuove speranze nella lotta contro la malattia di Alzheimer

Cura Alzheimer
Cura Alzheimer

Per la prima volta, esiste l’opportunità di sconfiggere la malattia di Alzheimer. Il morbo di Alzheimer è un tipo di demenza che provoca problemi con la memoria, il pensiero e il comportamento. Generalmente, i sintomi si sviluppano lentamente e peggiorano con il passare del tempo, diventando talmente gravi da interferire con le attività quotidiane. Secondo un articolo pubblicato su “Scientific American”, il morbo di Alzheimer può privarci dei nostri ricordi, della nostra indipendenza e delle nostre vite, ma uno sforzo globale sta ispirando una nuova speranza.

Alzheimer Progressi Scientifici e Innovazioni Terapeutiche

Gli scienziati, negli ultimi anni, hanno fatto notevoli progressi nella loro capacità di individuare la malattia di Alzheimer nelle fasi iniziali, quando i trattamenti sono più efficaci. Esistono farmaci che sono in grado di rallentare il progresso della malattia, che priva i pazienti della loro memoria e della loro identità, causando una sofferenza non solo nel paziente stesso, ma anche nei suoi familiari. Diverse grandi aziende farmaceutiche, che inizialmente si erano tirate indietro di fronte a questa malattia perché così complessa da affrontare, oggi stanno investendo nella ricerca, lo stesso vale per le aziende biotecnologiche, intente a investire in nuove tecnologie come i test sui biomarcatori del sangue e i test cognitivi che possono aiutare nella diagnosi e nello screening. Uno degli obiettivi principali di tale studio è quello di rafforzare la capacità dei medici di individuare precocemente l’Alzheimer nella malattia, attraverso gli esami del sangue. Gli scienziati hanno lanciato una sfida importante: fornire test e trattamenti a milioni di persone, geograficamente disposte in ogni angolo del mondo, attraverso le cliniche, gli studi medici e i funzionari della sanità pubblica, che potranno integrare i test dell’Alzheimer nella loro pratica clinica di routine. Attualmente sono disponibili degli strumenti di valutazione digitale che consentono alle persone di testare se stessi per il deterioramento cognitivo.

Equità nella Ricerca e nell’Assistenza

Sensibilizzare l’opinione pubblica sulle nuove prospettive per l’Alzheimer potrebbe aiutare le persone a gestire la malattia e non a temerla. I ricercatori che si sono impegnati nella ricerca hanno sottoposto nei loro studi le persone di origine nord-europea, trascurando la restante parte del mondo dove si trova la stragrande maggioranza dei malati di Alzheimer. Fondamentale sarà come prima cosa colmare questo divario e, in secondo luogo, si dovrà supportare i sistemi sanitari per gestire i nuovi protocolli di screening e trattamento.

Cooperazione Globale per la Sconfitta dell’Alzheimer

Nel 2010 il National Institutes of Health degli Stati Uniti ha speso circa 400 milioni di dollari all’anno per la malattia di Alzheimer; ora spende 3,7 miliardi di dollari. Europa, Cina, India e altre nazioni devono unirsi agli Stati Uniti, al Regno Unito e ad altri nella lotta contro questa malattia. Il World Economic Forum e la Global CEO Initiative on Alzheimer’s Disease si sono uniti per formare il DAC, perché necessitano di un’organizzazione internazionale in grado di coordinare un approccio alla malattia di Alzheimer che assomigli allo sforzo globale per combattere le malattie infettive.

Innovazione Terapeutica e Speranza per i Pazienti

Sconfiggere l’Alzheimer richiederà un enorme sforzo di cooperazione ed è per questo che le aziende farmaceutiche e biotecnologiche stanno lavorando per accelerare l’innovazione e preparare i sistemi sanitari a implementare nuove tecnologie e strategie e chiedono ai governi di aumentare i propri investimenti nella ricerca, nell’assistenza sanitaria e nelle cure. Donna Wilcock, la neuroscienziata e direttrice del Centro per i disturbi neurodegenerativi dell’Università dell’Indiana, afferma:

È una malattia crudele e implacabile. Ti deruba progressivamente di ciò che sei. Le famiglie portano gran parte del peso. Secondo le stime dell’Alzheimer’s Association, il costo annuale delle cure per l’Alzheimer negli Stati Uniti ha raggiunto i 345 miliardi di dollari, senza contare i 340 miliardi di dollari di cure non retribuite erogate da circa 11 milioni di familiari e altri operatori sanitari di malati di Alzheimer negli Stati Uniti nel 2022. Poi, nel 2021, un balzo in avanti è avvenuto con l’approvazione da parte della Food and Drug Administration di aducanumab, un anticorpo monoclonale che attacca l’amiloide-beta, una versione prodotta in laboratorio di un anticorpo presente nel sistema immunitario umano. Aducanumab è stato il primo farmaco mai approvato per rallentare il declino cognitivo nei pazienti affetti da Alzheimer. Ma è stata una decisione controversa, in parte perché i dati degli studi hanno mostrato, nella migliore delle ipotesi, indizi di un possibile piccolo rallentamento medio del declino cognitivo. Nel gennaio 2023, la FDA ha approvato un secondo anticorpo monoclonale antiplacca, il lecanemab. Questa volta, gli enti regolatori hanno riscontrato prove evidenti che, in media, il farmaco ha rallentato il declino cognitivo nei pazienti con i primi sintomi dell’Alzheimer.

Speranze per il Futuro

Questa notizia ha entusiasmato i pazienti quando i dati pubblicati nel luglio 2023 da uno studio di fase 3 su un terzo anticorpo monoclonale, donanemab, hanno mostrato risultati ancora migliori, rallentando il declino della memoria e del pensiero del 35% rispetto al placebo. Quasi la metà dei soggetti dello studio che hanno ricevuto donanemab non ha mostrato alcun peggioramento dei sintomi durante un anno di trattamento, rispetto solo al 29% nel gruppo placebo. Mark Mintun, direttore per la ricerca e lo sviluppo delle neuroscienze presso Eli Lilly, l’azienda farmaceutica che ha sviluppato donanemab, dice:

Questa è una delle cose che i pazienti e le famiglie ritengono importante per loro: rimanere allo stesso livello più a lungo per continuare a fare ciò che gli piace fare. I primi farmaci approvati negli anni ’90 avevano un’efficacia pari a circa il 30%, mentre ora diversi farmaci hanno un’efficacia superiore all’80%.

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