Dal 14 al 17 aprile presso il Verona Fiere si è tenuta la più importante manifestazione fieristica nel campo del vino, e secondo molti una delle più importanti opportunità per la gastronomia internazionale. Giunta alla sua 56^ edizione (la prima si è tenuta nel 1967), nel 2024 ha raggiunto numeri considerevoli:
- Oltre 4000 espositori da tutto il mondo;
- 17 padiglioni;
- 1.200 buyers da 160 paesi;
Durante l’evento, sono stati attribuiti i riconoscimenti alle cantine quali il “Premio Vinitaly 100 anni”, “Premio Vinitaly International Italia”, “Premio Vinitaly International Estero” e il “Vinitaly Wine Critics Award”, il tutto alla presenza del ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida.
Vinitaly, vini dal territorio al mondo
Tradizione e innovazione si sono incontrate insieme alle nuove Tendenze. Prendono sempre più piede i vini da abbinare al sushi (generalmente vini bianchi e rosati, anche con una bollicina) spesso con nomi commerciali di fantasia che richiamano l’Estremo Oriente: Sakura o Hasu. Non manca il territorio, come nel caso dei cosiddetti vini vulcanici, provenienti da Sicilia, Campania, Veneto e dai nomi di fantasia come ‘Magma’.
La competizione internazionale con i nostri cugini d’Oltralpe si fa sempre più accesa ma il cambio della domanda internazionale, le sfide globali come guerre e cambiamento climatico, stanno decisamente spostando la bussola della scelta. “Sostenibilità” è una delle parole d’ordine di questo Vinitaly, e quindi il bere diventa un modo, una necessità, per fare politica.
Vinitaly, l’attenzione della politica a un settore d’oro
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presenziato all’evento insieme al ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, cogliendo l’occasione per tenere un discorso sull’importanza della comunità di agricoltori definiti come “i primi bioregolatori” per difendere l’Ambiente e il made in Italy nel mondo. Anche a questo scopo, non è un caso che l’evento si sia tenuto nel giorno del compleanno di Leonardo Da Vinci, data scelta come ricorrenza della neonata giornata del made in Italy. Durante il Vinitaly, il territorio e le Camere di Commercio riescono a fare sinergia ed è così che si sono visti esempi di collettive di territorio e province che, insieme, fanno impresa e divulgazione in Italia e all’estero.
Il vino italiano è diventato negli anni, assieme al food, uno tra i principali elementi di traino dell’export che vale 16 miliardi di euro di fatturato al 2022 e 8 miliardi di esportazioni, contribuendo a impegnare 74.000 lavoratori. Un valore aggiunto di 14,8 miliardi di euro attivando diverse filiere produttive connesse.
Vinitaly, le sfide future
Il Vinitaly diventa sempre di più uno scenario importante per poter posizionare un prodotto tradizionale e identitario ma che viene prodotto – e riprodotto – in ogni angolo del pianeta. Nel 2023 i principali mercati mondiali hanno sensibilmente ridotto le loro importazioni rispetto al 2022. In questo quadro le esportazioni dell’Italia (-0.8% in valore e in volume) hanno tenuto molto meglio di Francia (-2,8% a valori e -9% a volumi), Spagna (-3,2% a valori e 4,1% a volumi) e Cile (-22,4% a valori e -18% a volumi). Interessante sarà la lotta del vino italiano contro l’alcohol free, recente elemento di contrasto con le nuove proposte di Regolamenti dell’UE. Chissà che nel paese del genio di Leonardo Da Vinci, sulla scorta della novità emerse in fiera, non si riesca a trovare una soluzione che ci permetta di bere responsabilmente con botte piena e moglie…
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