Circa la possibilità che il consiglio comunale di Bari sia sciolto per infiltrazioni mafiose occorre premettere alla cronaca dello scontro politico in atto tra maggioranza e opposizione, alcuni punti salienti circa la procedura da seguire, per legge, per determinare lo scioglimento di un consiglio comunale.
Decaro Piantedosi, come avviene lo scioglimento di un consiglio comunale
- Lo scioglimento di un consiglio comunale è regolato dal D.lgs. 267/2000, il cosiddetto Tuel, Testo Unico Enti Locali, all’articolo 143.
- Lo scioglimento avviene dopo che il prefetto invierà una relazione al ministro dell’Interno con il parere anche del procuratore della repubblica. Successivamente il ministro dell’interno chiederà al presidente della repubblica di firmare il decreto di scioglimento.
- Il ministro, pur essendo titolare delle prefetture non esercita lo scioglimento dei consigli in maniera arbitraria ma sarà coadiuvato dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza.
- Infine, se anche si dovesse arrivare a uno scioglimento, non è detto che il sindaco in carica sia coinvolto nelle indagini. Potrebbe essere che il titolare dell’amministrazione sia ignaro e sia egli stesso parte lesa dalle infiltrazioni mafiose.
Decaro Piantedosi, la cronaca
Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Il Ministro Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare un’ipotesi di scioglimento del Comune.
Queste sono le parole del Primo Cittadino Antonio Decaro, annunciate in un suo recente post su Facebook.
Il Prefetto di Bari, Francesco Russo ha nominato la commissione di accesso per valutare la possibilità di un ipotetico scioglimento del Comune a causa di infiltrazioni mafiose al suo interno. L’ispezione voluta dal ministero è attualmente in corso.
Decaro afferma:
È un atto gravissimo, che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente e che quest’anno vorrebbe sabotare. Abbiamo consegnato al Prefetto alle 12.00 di ieri, un voluminoso dossier, composto da 23 fascicoli e migliaia di pagine, contenente le attività svolte dal Comune contro la criminalità organizzata in questi anni.
I parlamentari pugliesi di destra, hanno così chiesto di valutare il caso Bari per accertare le presunte infiltrazioni mafiose nel Consiglio comunale di Bari, dopo i 130 arresti avuti nel capoluogo pugliese. Si tratta di una situazione che ha svelato un presunto intreccio mafia-politica con scambio di voto alle Comunali del 2019. Le indagini sono tuttora in corso e comunque non vedono coinvolto il sindaco presidente dell’Anci.
Decaro offeso da codesto atteggiamento, durante una conferenza stampa afferma:
Incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia l’amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata’, gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale.
A finire in manette anche Maria Carmen Lorusso, eletta grazie, questa l’ipotesi accusatoria, ai voti dei clan mafiosi nelle fila del centrodestra e poi passata in maggioranza. Un’altra consigliera arrestata è Francesca Ferri.
Decato Piantedosi, le reazioni della politica
Se si dovesse arrivare ad uno scioglimento del Consiglio Comune, le elezioni potrebbero slittare di 18 mesi.
Dinanzi alla decisione del Ministro dell’Interno di mandare negli uffici comunali la commissione di accesso agli atti per la verifica di infiltrazioni mafiose, molti politici di regioni e città diverse appoggiano Decaro, giudicando questo provvedimento inaccettabile e molto grave.
Il sindaco di Roma Gualtieri, si dimostra solidale nei confronti di Decaro:
Molto grave quello che sta accadendo a Bari. Inaccettabile un uso politico e strumentale dei poteri che la legge assegna al governo, che costituisce un pericoloso precedente.
Si sente molto vicino a Decaro, il sindaco di Napoli Manfredi:
Poi ci possono essere tutte le valutazioni del caso ma sicuramente c’è una forte solidarietà nei suoi confronti da parte di tutti i sindaci, mia personale e questo credo sia una cosa importante.
Anche il governatore della Campania De Luca ha preso posizione:
Caro Antonio, voglio inviarti in questo momento un saluto affettuoso e riconfermarti i miei sentimenti di amicizia e l’apprezzamento per il tuo lavoro di sindaco e di presidente dell’Anci. Colgo l’occasione per inviare un saluto affettuoso e cordiale alla città sorella di Bari, offesa in questo momento da iniziative che non meritano commento.
Preoccupato per l’incolumità di Decaro è il presidente della regione Puglia:
Decaro è in pericolo, il sindaco vive da nove anni con la scorta per le minacce ricevute dai clan. Stiamo esponendo il sindaco di Bari a un grave rischio, perché quando la mafia capisce che qualcuno è stato abbandonato dallo Stato e viene strumentalizzato ai fini elettorali, rischia anche la pelle.
Dalla maggioranza interviene il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia:
La politicizzazione effettuata da Decaro del provvedimento annunciato dal ministro Piantedosi è fuori luogo perché il ministero ha semplicemente applicato la legge vigente. La legge è fallace e va emendata. Questa è la norma e non è stata fatta da Fratelli d’Italia.
La chiosa di Piantedosi “Il Governo ha dichiarato guerra alle mafie non agli amministratori locali”
D’altro canto dal Pd sostengono che si tratti non di un atto amministrativo ma politico, in vista del prossimo appuntamento delle elezioni amministrative che interesseranno anche il capoluogo pugliese. Tuttavia, pur ammettendo uno scioglimento, il sindaco potrebbe comunque restare estraneo agli effetti dello stesso. Proprio in virtù di questo principio appare quindi quasi una chiosa la frase del titolare del Viminale:
Il Governo ha dichiarato guerra alle mafie non agli amministratori locali.
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