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Putin dittatore rieletto, la Nato e la terza guerra mondiale

Jorit, Putin, Zelenski e Stoltenberg
Jorit, Putin, Zelenski e Stoltenberg

Vladimir Putin si è fatto riconfermare alla guida della federazione russa per i prossimi 6 anni con quello che in Occidente chiameremo plebiscito o voto bulgaro. Certamente dopo una percentuale che sfiora il 90% dei consensi potremmo dirlo voto russo. Ma cosa cambia adesso per la Russia e per il resto del mondo? In realtà non cambia niente all’interno della Russia. Putin attendeva una riconferma formale e il resto del mondo era già preparato a questo. Piuttosto l’Europa potrebbe interrogarsi sulle recenti affermazioni intercettate del cancelliere tedesco Scholtz o sull’uscita, solo apparentemente incongrua del presidente francese Macron. L’opinione pubblica invece si fa distrarre dai talk show e dai dialoghi tra Irene Cecchini, Jorit e il neoeletto presidente Putin.

perché Putin non proseguirà se vince in Ucraina

Gli scettici pensano, a volte in malafede, che se Putin non fosse fermato potrebbe, una volta che ha acquisito il Donbas, proseguire prima fino a Kiev e poi fino a quella cortina di ferro che Churchill aveva fissato da Stettino a Trieste. Anzi, quasi certamente, secondo i più, potrebbe addirittura attraversarla con l’armata rossa che farebbe quello che fece Gengis Kahn. I sostenitori di questa tesi argomentano dicendo che passerebbe il messaggio che qualunque potenza nucleare, quindi anche la Corea del Nord e l’Iran, potrebbero avere l’idea che dato il loro arsenale di armi non convenzionale, sarebbe sufficiente non toccare altri che hanno armi non convenzionali per poter poi fare tutto quello che si vuole. A parte che questa conseguenza, ammesso che, ragionando per assurdo fosse vera, sarebbe una conseguenza della teoria dei 4 sceriffi ideata non da un dittatore come Stalin o Kruscev o Putin, ma niente poco di meno che dal “capo” del mondo libero Roosevelt insieme agli Alleati Churchill e Stalin, si potrebbe comunque opinare che esistono dei precedenti nei quali paesi dotati di armi atomiche hanno invaso paesi che le armi atomiche non le avevano ma poi si sono fermati a quello che hanno fatto senza proseguire nella distruzione dell’umanità.

una potenza nucleare in guerra non significa guerra mondiale, i precedenti

Chi sostiene questa teoria in quanto esperto di geopolitica conoscerà sicuramente la storia, non si affiderà a dei ghost writer per scrivere i propri libri e avrà studiato tanto prima di parlare. Quindi è solo a beneficio del lettore medio che non ha avuto la fortuna di poter studiare in una università a pagamento, che citiamo qualche caso. Innanzitutto si potrebbe ricordare l’invasione sovietica dell’Afghanistan che dopo 11 anni ha dato luogo al ritiro delle truppe comuniste senza però aver attaccato mai la Nato. La Cia in quella occasione fornì de lanciarazzi alle milizie afgane, si trattò di armi efficaci ma che poi furono utilizzate, in parte, contro le forze americane dopo l’invasione dell’Afghanistan conseguente all’attacco alle torri gemelle. Ma non basta questo circoscritto esempio. L’invasione della Cecenia rappresenta un momento molto simile a quello dell’invasione dell’Ucraina. In televisione passava qualche minuto di video ogni tanto ma non c’era nessuna dialettica della terza guerra mondiale e nessuno si preoccupava di dover fermare l’invasione altrimenti sarebbe caduta la cortina di ferro. Prima ancora l’Unione Sovietica aveva “gestito” il malcontento verso il sistema comunista nella Germania Est, in Polonia e in Cecoslovacchia.

così si realizzò Internet, non la guerra mondiale

Nel 1969 nacque il progetto Arpanet, l’antenato di Internet. Certamente non fu creato per permetterci di giocare con i social ma come risposta strategica all’invasione Sovietica della Cecoslovacchia. Proprio così, l’Unione Sovietica invadeva un paese che non faceva parte delle repubbliche socialiste sovietiche e la Nato non inviava armi e finanziamenti, piuttosto si concentrava per sviluppare una rete di comunicazione in risposta a una eventuale guerra nucleare totale. Ovviamente si correva anche agli armamenti.
Ma abbiamo anche un esempio ben più significativo. Nel 1962, pressappoco negli stessi giorni della crisi di Cuba, la Cina aveva invaso l’India ma non conseguì il distacco dell’orda mongola contro il resto del mondo. Per non parlare della guerra di confine sino-sovietica che nel 1969 vide opposta la Cina all’Unione Sovietica, risoltasi con pochi scontri e senza armi nucleari ma con trattati di pace che sono durati quasi 40 anni. Parlando di potenze nucleari che invadono paesi con armamenti convenzionali possiamo pensare alla guerra di Corea e quella del Vietnam, guerre nelle quali le potenze dell’epoca si sono confrontate in maniera un po’ meno diretta di come stanno facendo oggi in Ucraina. In quel caso l’invasore eravamo noi occidentali. Non significa che non ci potesse essere una causa giusta ma un dato di fatto era che gli occidentali stavano invadendo un paese terzo.

guerra in Ucraina, fermare le ostilità

Proprio a proposito di queste guerre si può pensare a una soluzione. Esisteva una sola Corea, poi divisa in nord e sud. Esisteva un solo Vietnam, poi due Vietnam, poi riunificati. Wilson propagandava il principio di autodeterminazione dei popoli. Sarebbe quindi il male minore se chi vive nel Donbass, tanto felice di vivere sotto la bandiera russa, fosse lasciato libero di mettere le frontiere con l’Ucraina a Ovest delle proprie abitazioni. Del resto nella Costituzione italiana vi è una soluzione simile con la tutela delle minoranze linguistiche nei territori di confine. Con le terre irredente abbiamo avuto esperienza di territori con minoranze poi amministrati o governati da altri Paesi. Una soluzione di questo tipo potrebbe essere il male minore. Non è detto che sia buona, ma per dirla alla Kelsen, potrebbe essere giusta e comunque avrebbe l’effetto di fermare le ostilità.

l’importanza della Nato e il bluff di Trump

Quello che metterebbe l’Europa a rischio, soprattutto dopo che il vecchio continente è diventato inviso allo zar seguendo senza se e senza ma le indicazioni americane circa la gestione della guerra in Ucraina, sarebbe lo scioglimento della Nato, ma come abbiamo spiegato qui si tratta di uno spauracchio agitato come bluff da Donald Trump che si troverebbe ad amministrare un paese che ha molto da perdere dallo scioglimento dell’alleanza, più di quanto investa nel finanziarla.

la dittatura di Putin

Certo la Russia ha bisogno di un percorso democratico, le elezioni hanno dimostrato che se la democrazia è la sovranità popolare attraverso la quale il popolo determina i propri governanti, allora in Russia vi è un grave deficit democratico. Una dittatura travestita da democrazia nella quale gli oppositori, quelli veri, sono stati uccisi o messi in qualche modo da parte e quelli di facciata sono stati ammessi. Non è detto poi, che i voti espressi dal popolo in favore degli altri candidati non sarebbero stati truccati in caso di necessità.

non ci sarà una terza guerra mondiale a meno che non la si voglia

Quindi in Ucraina i soldati francesi contro i russi come ai tempi di Napoleone? Certamente no. Macron parlava agli alleati europei e britannici e considerava la logica del ritiro dal Niger. I governanti di oggi, Putin incluso, hanno imparato molto dalla storia e ne tengono costantemente presenti i fatti salienti. Si cerca di non raggiungere il punto di non ritorno. Pensiamo alla crisi di Cuba del 1962. Come scrive Michele Cosentino in La dimensione militare della crisi, dopo un colpo di avvertimento sparato da una nave americana, una portaerei sovietica, pur forte di una scorta di unità militari navali e sottomarine, preferì invertire la rotta piuttosto che andare allo scontro totale. Allo stesso modo, pressappoco negli stessi giorni, l’abbattimento del’U2 del maggiore Anderson, fu volontariamente ignorato e considerato un incidente da parte dell’amministrazione americana. Come il segretario alla difesa spiegò in una intervista del 2004, si trattò di una decisione volta a evitare la terza guerra mondiale anche se precisava che la risposta ci sarebbe stata in caso di un ulteriore abbattimento. Ancora nel 1985 toccò ai sovietici fare i conti con un sistema di difesa disturbato da una tempesta solare ed evitare l’olocausto nucleare. Non ci sarà una terza guerra mondiale a meno che non ci siano volontà precise di metterla in atto.

Leggi anche Putin e Jorit, un altro dialogo dopo Irene Cecchini

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