Come avviene tradizionalmente ogni 4 anni tutto il mondo guarda con interesse al primo martedì dopo il primo lunedì di novembre, il giorno nel quale gli Stati Uniti sceglieranno l’inquilino della Casa Bianca per i prossimi 4 anni. Dal meccanismo delle primarie appare chiaro che a sfidarsi saranno il presidente in carica Joe Biden per i Democratici e l’ex presidente, il miliardario repubblicano Donald Trump.
La dialettica politica in America è sensibilmente differente da quella italiana ed europea. Quando si è in campagna elettorale, al candidato non solo è permesso, ma anche richiesto, offendere il rivale. In altre parole sono ammessi i colpi bassi con la quasi esclusiva negazione dello scontro fisico. Non è solo questo però a rendere differente la politica americana da quella italiana. Nelle esperienze europee del dopoguerra si è cercato di evitare la presenza dell’uomo al comando, avendo ben presente quali sono stati gli effetti della dittatura fascista in Italia e nazista in Germania. Non bisogna tuttavia dimenticare che il presidente degli Stati Uniti aveva numerosi poteri, regolati da alcuni emendamenti nel corso del Novecento. Certo è che il sistema dei pesi e contrappesi ha garantito la tutela contro una eventuale deriva autoritaria per molti secoli.
elezioni Usa, l’importanza per il mondo occidentale
Gli americani hanno a cuore gli equilibri della politica interna, dell’economia, della disoccupazione e del lavoro. Sono un paese abituato a non fare i conti con costi elevati della previdenza sociale ma ugualmente alle prese con povertà e criminalità. L’americano medio sceglierà il proprio presidente in funzione soprattutto di questo, per non parlare della lobby delle armi che impedisce da anni ai presidenti di limitarne la vendita. Proprio la lobby delle armi non può permettere però che un presidente americano sia artefice di un disimpegno talmente consistente da rendere gli Stati Uniti non più indicatori di una forte tendenza politica di riferimento per l’emisfero occidentale.
la richiesta di Trump ai paesi Nato
Donald Trump ha più volte ribadito, anche con dichiarazioni teatrali e al limite della dialettica, che gli Usa non possono sostenere da soli i costi dell’alleanza atlantica chiedendo ai membri della Nato di aumentare la percentuale del Pil destinata agli armamenti. Si tratta di un impegno che dovrebbe essere già onorato dagli stati membri ma che pochi di essi sono riusciti a onorare. Questo fa sì che gli Stati Uniti siano il paese che spende di più per finanziare e sostenere l’alleanza. Trump potrebbe avere ragione? Il politologo e stratega Steve Bannon, con toni più pacati spiega pressappoco le stesse cose senza però lasciarsi andare a dire che permetterebbe a Putin di attaccare l’Europa se gli Stati Uniti non riceveranno la collaborazione finanziaria degli stati del vecchio continente.
Yalta, la spartizione della Germania e dell’Europa
Facciamo un passo indietro e vediamo come è stata fondata la Nato. Si tratta di una organizzazione intergovernativa istituita con il trattato atlantico firmato a Washington il 4 aprile 1949 entrando in vigore il 24 agosto dello stesso anno. Per capire le ragioni politiche di questa scelta che vide l’adesione di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Italia, Portogallo, Islanda, Danimarca, Canada, Norvegia, Paesi Bassi e Lussemburgo, occorre andare agli ultimi mesi della Seconda Guerra mondiale. Nel febbraio del 1945 alla conferenza di Yalta i tre grandi, Roosevelt, Stalin e Churchill si divisero l’Europa in “sfere di influenza”. Fin da subito ci furono incomprensioni con l’Unione Sovietica per alcuni motivi. Innanzitutto di era deciso di occupare militarmente la Germania dividendola in 3 settori ai quali poi si aggiungerà un quarto settore, rispettivamente di Usa, Gran Bretagna, Unione Sovietica e Francia. Lo stesso destino sarebbe poi toccato alla capitale Berlino. Il primo punto di dissenso fu la durata dell’occupazione, doveva essere temporanea per gli occidentali, sine die per i sovietici. Inoltre gli Usa chiedevano all’alleato sovietico di indire libere elezioni anche nei paesi occupati dall’Armata Rossa ma le intenzioni di Stalin erano di costituire stati satellite nei paesi dell’Europa dell’est.
l’idea dei Quattro Poliziotti, l’oligarchia dell’Onu
Un momento di distensione fu la volontà di istituire le Nazioni Unite. Nei progetti di Roosevelt si sarebbe dovuto trattare di una organizzazione che avrebbe dovuto avere il compito di garantire la pace tra tutte le nazioni affidando il potere esecutivo ai 4 grandi, Usa, Urss, Gran Bretagna e Cina. Solo successivamente su richiesta di Churchill sarà ammessa anche la Francia. Si trattava, secondo il presidente americano, di limitare la possibilità degli altri stati di armarsi. Un progetto che probabilmente invece di essere garanzia di libertà poteva essere assimilata più facilmente a una oligarchia. Questa è la teoria dei Quattro Poliziotti.
dalla Cortina di Ferro all’istituzione dei trattati di difesa reciproca
Le rivalità tra le due superpotenze principali si acuirono sempre di più. Il 5 marzo 1946 Winston Churchill, intuendo la volontà di espansione di Stalin pronunciò la famosa frase
Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente.
Il discorso fece indispettire Stalin a tal punto che accusò Churchill di essere come Hitler. Nel 1947 Francia e Gran Bretagna firmarono il Trattato di Dunkerque con il quale si promettevano mutua assistenza, ufficialmente in caso di aggressione da parte della Germania, ma nelle intenzioni era un trattato in chiave antisovietica. L’anno successivo, il 17 marzo 1948 seguì il Trattato di Bruxelles al quale oltre alle due potenze già citate aderirono Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Tale trattato conteneva l’articolo 5 che prevedeva la possibilità che uno stato attaccato fosse difeso da tutti gli altri. Il 24 marzo il presidente Truman espresse l’intenzione di considerare un attacco contro uno dei paesi aderenti al trattato di Bruxelles come un attacco contro gli Stati Uniti d’America.
il quadro politico dell’istituzione della Nato
Prima di passare alla Nato, occorre specificare un paio di cose. La prima, la Dottrina Truman che prevedeva la necessità per gli Usa di arginare l’espansione del comunismo sovietico nel mondo. Gli Usa si sostituirono, a tal proposito, alla Gran Bretagna nel sostegno economico a Grecia e Turchia al fine di arginare l’espansione comunista e preservare lo stretto dei Dardanelli. La seconda precisazione è che il Piano Marshall non fu beneficenza ma una conseguenza della dottrina del Containment e dell’indicazione del segretario di Stato Dean Acheson di non permettere l’isolamento degli Stati Uniti e fondare una alleanza antisovietica.
L’alleanza non aveva tanto lo scopo di rinforzare militarmente gli Usa. In realtà sono gli Stati Uniti a rendere sicura l’alleanza, non il contrario. Lo scopo era di perseguire il Containment, ovvero isolare l’avversario sovietico per la convinzione secondo la quale l’isolamento porta alla stagnazione.
il bluff di Trump
Gli Usa di Trump abbandonerebbero la Nato? Così, in modo diretto, si potrebbe dire no. Gli Usa spendono 800 miliardi di dollari l’anno per la difesa, sono il paese con la spesa più alta e hanno deciso di non pubblicare più il bilancio dedicato agli armamenti. Se gli Usa dovessero abbandonare la Nato dovrebbero trovare qualche altro strumento di proiezione del potere sul resto del mondo perché senza un sistema Nato diventerebbero loro possibili vittime del Containment. La teoria dei Quattro Poliziotti poi cesserebbe di rappresentare un presupposto ideologico che regge la divisione e il rispetto reciproco tra Usa, Russia e Cina. Per l’Europa potrebbero esserci delle conseguenze. La Russia non ne ha un’intenzione immediata ma potrebbe volersi togliere qualche sassolino dalla scarpa sul lungo periodo, soprattutto dopo che gli Usa hanno indotto il vecchio continente a rifornire l’Ucraina. Inoltre se non c’è più la Nato le basi americane in Europa sarebbero basi di occupazione e non appoggi strategici di un alleato e come tali andrebbero rimosse. Vi sarebbe anche il problema di numerose testate nucleari americane in possesso di eserciti Nato che non sono americani. Si i codici di lancio li ha il presidente degli Stati Uniti ma meglio non lasciarle in paesi che non hanno pagato e che potrebbero essere attaccati da Putin indotto dallo stesso Trump a fare quello che vuole. Per non parlare di numerose armi, velivoli e imbarcazioni i cui progetti sono segreti da non rivelare ai russi. Si pensi agli F-35, caccia la cui strumentazione non deve finire in mano ai Russi. Se restassero in un’Europa senza la Nato, perché acquistati dalle aeronautiche europee, potrebbero essere facilmente abbattuti e i loro progetti studiati dai Russi. Queste sono le conseguenze immediate. Pensiamo anche al mercato capitalistico. Cosa accadrebbe se al posto di McDonald’s ci fossero solo negozi russi a gonfiare il Pil russo? Gli usa hanno investito e tuttora investono in Europa, se decidessero di tornare oltreoceano l’Europa correrebbe un piccolo rischio militare, nemmeno troppo concreto, gli Usa un sicuro rischio economico. Investire il 2% potrebbe però contraddire la teoria secondo la quale gli altri stati non devono essere troppo armati, ma potrebbe essere un vantaggio per chi investe nella difesa, con un mondo così insicuro sarebbe un’opzione da considerare. Del resto con le crisi economiche ricorrenti non è difficile mantenere il 2% del Pil, basta solo aspettare la prossima recessione, il Pil calerà e l’attuale spesa militare, pur restando invariata come entità, raggiungerà il 2%. Quest’ultima è ovviamente una sana provocazione, così come è un bluff la minaccia di Trump.
il senso della Nato, politico, non militare
Si è più volte scritto, negli ultimi 2 anni, che la Nato non ha più ragione di esistere in quanto non esiste più il Patto di Varsavia, cioè l’equivalente e speculare alleanza Sovietica per bilanciare il blocco. Fermo restando che anche il Patto era alla base di un messaggio in chiave politica e non militare, nel senso che l’Urss non aveva bisogno del supporto dell’Europa dell’est in caso di guerra con gli Usa, la Nato ha avuto una sua funzione di utilità politica per gli Usa anche dopo la fine della guerra fredda. In realtà la Nato, in funzione del Patto di Varsavia non aveva ragione di esserci perché è il Patto che è stato stipulato in risposta al Trattato Atlantico e non viceversa. Non ci sarebbe ragione di cercare nuovi allargamenti a est, ma è altrettanto vero che la guerra in Ucraina ha ragioni profonde che hanno trovato il casus belli, o meglio, un futile stratagemma, nell’ipotesi di allargamento a est dell’alleanza con a capo gli Usa. Lo scopo per il quale era stata fondata la Nato è venuto meno ma se gli Usa l’hanno mantenuta in vigore per 30 anni dopo la fine della guerra fredda, serve ancora alla proiezione del loro potere politico sull’Europa.
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