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Rapporto Gimbe, le regioni non garantiscono le cure

Rapporto Gimbe
Rapporto Gimbe

Secondo quanto emerge dalla Fondazione Gimbe per il 2021, è stato rilevato un dato in diminuzione della mobilità della sanità della Regione Basilicata, pari a -83,5 milioni di euro, di cui crediti per circa 44,8 milioni di euro (la regione si colloca in 16/a posizione) e debiti per circa 128,3 milioni di euro (in questo caso si colloca in 14/a posizione). Purtroppo a oggi la situazione non è migliorata anzi, la Basilicata è un esempio negativo sia sul fronte delle cure che dell’assistenza.

Pasquale Andrisani , presidente del Tribunale del malato di Matera dice:

Gli indicatori, che sono rappresentati per macro-aree (prevenzione, distrettuale, ospedaliera), ci dicono che la Basilicata non garantisce cure e assistenza in due delle tre macro-aree, ovvero distrettuale e ospedaliera. Distrettuale per quanto riguarda le attività e i servizi sanitari e sociosanitari diffusi sul territorio, ospedaliera invece riguardo al pronto soccorso per acuti, day surgery, day Hospital e così via.

In riferimento ai dati del 2022 la Basilicata, presenta due indicatori su tre al di sotto della soglia minima prevista. Solo la Val d’Aosta presenta dati peggiori. Un solo indicatore negativo per Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise e provincia autonoma di Bolzano. Non va meglio in altre regioni. Da un recente monitoraggio del Ministero della Salute si evidenzia che metà delle regioni italiane non garantisce le cure essenziali, solo 9 su 21 riescono a farlo.

Gimbe e livelli essenziali di assistenza

I risultati dei LEA (livelli essenziali di assistenza) delle regioni italiane, diffusi e pubblicati sulla base di dati provvisori per quanto riguarda la parte della prevenzione, emerge per la Liguria una fotografia positiva, in crescita rispetto al 2021. Mentre non possiamo dire lo stesso per il Piemonte, che registra un peggioramento sul fronte della medicina territoriale, scendendo dall’84,47% al 59,57%. La sanità della Puglia viene «promossa» dal ministero e si conferma tra le regioni adempienti su tutti gli indicatori relativi ai livelli essenziali di assistenza (Lea).  

I cosiddetti Lea, che sono i pilastri del nostro Sistema sanitario nazionale nato 45 anni fa e fondato sui principi dell’uguaglianza, della sussidiarietà, della gratuità e dell’equità. Principi e valori che almeno in Basilicata vengono, purtroppo, ripetutamente traditi. E tradire questi valori significa tradire l’art. 32 della nostra Costituzione che garantisce cure e assistenza a tutti.

Il consigliere regionale Giovanni Vizziello commenta il report Agenas sulla mobilità sanitaria pubblicato mesi fa:

La maggior parte dei lucani, migra fuori regione per curarsi. Quello che preoccupa maggiormente è che mentre alcune regioni come Campania, Sicilia e lo stesso Lazio migliorano, nel senso che fanno registrare un leggero miglioramento del saldo di mobilità, altre come la Basilicata peggiorano, finendo la nostra regione in coda alla classifica del valore pro-capite del saldo di mobilità interregionale. Una vera e propria tassa occulta di 128 euro annui che i lucani pagano senza rendersene conto e che si aggiunge alle tantissime implicazioni sociali ed economiche che comportano i viaggi della speranza che i lucani sono ancora oggi costretti a praticare.

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