La legge di Bilancio 2024 conferma la linea tracciata dal governo Meloni: per gli italiani sarà più difficile andare in pensione anticipata nel 2024.
Quota 103, che consente di andare in pensione a 62 anni con 41 di contributi, è confermata, ma con requisiti più severi:
- l’assegno verrà ricalcolato tutto con il metodo contributivo, anche per la parte di anzianità che fino a fine anno resta calcolata con il metodo retributivo;
- viene introdotto un tetto massimo dell’assegno, fissato a circa 2.500 euro mensili;
- cambiano vengono inasprite anche le cosiddette “finestre mobili” per l’uscita, che – una volta raggiunti i contributi necessari – passano dagli attuali 3 mesi a 7 per i lavoratori privati e dagli attuali 6 mesi a 9 per quelli pubblici.
Opzione donna, che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 58 anni con 35 di contributi, è confermata, ma con requisiti ancora più severi:
- l’età minima sale da 60 a 61 anni, con uno sconto di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due;
- l’assegno viene calcolato interamente con il metodo contributivo, con una riduzione di circa il 18/20% rispetto al metodo retributivo;
- le finestre mobili passano da 12 a 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Ape sociale, che consente di andare in pensione anticipata a 63 anni con 30 di contributi, è confermata, ma con requisiti più severi:
- l’età minima sale da 63 a 63 anni e 5 mesi;
- l’assegno è calcolato col sistema misto, ma con un tetto massimo di 1.500 euro lorde mensili;
- l’assegno non è cumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione del lavoro occasionale entro un massimo di 5.000 euro annui.
Per i medici, che hanno protestato per la riduzione delle pensioni, è stata prevista una penalizzazione per chi dovesse lasciare il lavoro in anticipo: l’assegno verrà ridotto “in misura pari a un trentaseiesimo per ogni mese di posticipo dell’accesso al pensionamento rispetto alla prima decorrenza utile”.
Le pensioni saranno rivalutate del 5,4%, ma questa percentuale non verrà applicata allo stesso modo per tutti: l’indicizzazione sarà piena solo per gli assegni che non superano i 2.272 euro lordi mensili (quattro volte il trattamento minimo Inps), mentre per gli altri assegni la percentuale gradualmente scenderà.
Leggi anche Rimborsi fiscali record nel 2023