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Patto di stabilità e accordo migranti, chi vince e chi perde

Patto di stabilità e accordo migranti
Patto di stabilità e accordo migranti

L’Europa trova l’accordo sul Patto di Stabilità, poca cosa per le attese italiane.

Per coloro che credono nel progetto europeo arrivano notizie incoraggianti dal vertice Ecofin in merito al patto di stabilità e all’accoglienza dei migranti nel territorio dell’Unione Europea.
Sembra ormai giunto ad un accordo definitivo il tortuoso percorso circa l’approvazione del nuovo patto di stabilità. Dopo che nei giorni scorsi Francia e Germania avevano annunciato di aver trovato un’intesa anche il governo italiano sembra gradire gli estremi dell’accordo.

patto di stabilità una conosciuta novità

In sostanza si tratterà di mantenere ugualmente il rapporto deficit PIL al 3% e il rapporto debito pubblico PIL 60%. Restano in vigore i “famigerati” parametri di Maastricht, tuttavia non c’è più l’obbligo per coloro che eccedono la quota del 60%, di ridurla di un ventesimo all’anno. Questo ovviamente non significa che non siano previsti piani di rientro ma tali piani possono durare, inizialmente, non 3 anni, come si era pensato inizialmente, ma da 4 a 7 anni. In quest’ultimo caso soltanto se il paese sta facendo investimenti per le riforme.
Resta infine l’obbligo di decrementare il deficit sopra il 3% di mezzo punto percentuale all’anno. Per coloro che invece hanno il rapporto debito PIL oltre il 90% – Questo è il caso dell’Italia – sarà necessario ridurre tale quota del 1% all’anno e poi dello 0,5% all’anno una volta scesi sotto il 90%. In una prospettiva futura, inoltre, sarà necessario non più mantenere il debito deficit PIL al 3% ma al 1,5%.

patto di stabilità, meno rigore oggi più vincoli domani

Alla fine si è trattato di un accordo su infinitesimi, in quanto nonostante Francia, Italia e Spagna abbiano fatto pressione per spostare la clausola transitoria dal 2025 al 2027 – e siano riuscite ad ottenerla – bisogna considerare che si terrà ugualmente conto degli interessi sul debito e degli investimenti in più fatti negli anni di transizione digitale e transizione green. Tuttavia queste somme saranno successivamente ridotte dello 0,5%.

Dal punto di vista dell’accordo non si può parlare Certamente di una vittoria per il governo italiano, ma per consolarsi si può pensare che questa non è nemmeno l’idea che, in toto, avrebbe voluto imporre il governo tedesco.

patto sui migranti, cambia di poco il regolamento di Dublino

Infine, vi è un compromesso sui migranti. In questo caso non passa in maniera preponderante – come è avvenuto nel caso della linea tedesca sull’economia – la linea italiana. L’accordo di Dublino resta, almeno nella parte nella quale i migranti devono chiedere asilo nel paese di primo approdo. Quello che cambia è l’ufficializzazione del meccanismo di solidarietà secondo il quale tutti i paesi avranno obbligo di redistribuzione. Si tratterà di un obbligo opzionale. Questo significa che coloro che non vorranno accogliere la quota di migranti destinata al proprio paese potranno farlo, ma dovranno versare 20 mila euro per ciascun migrante rifiutato al paese di primo approdo. inoltre i controlli saranno più severi e veloci con la possibilità di avere asilo in 12 settimane e un rimpatrio entro 6 mesi.

Nel contesto si inseriscono anche le proteste da parte delle organizzazioni non governative che spesso si impegnano per soccorrere i migranti in mare. Secondo tali rimostranze l’accordo penalizza i paesi di frontiera dell’Unione Europea come l’Italia, la Spagna e la Grecia e non fa il possibile per salvare più vite. A supporto di questa tesi c’è già il no di Polonia e Ungheria al versamento della quota di 20 mila euro per ciascun migrante rifiutato.

È stata espressa soddisfazione dalla Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola e dalla presidente della commissione Ursula Von der Leyen secondo la quale questo patto garantirà una risposta efficace a questa sfida Europea.

Probabilmente si tratta di un eccesso di ottimismo anche se il tempo mostrerà i risultati.

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