Recentemente il congresso degli Stati Uniti ha ascoltato in audizione le presidenti di 3 delle più grandi università americane, Harvard, Pennsylvania e Mit di Boston. Le risposte che le accademiche hanno fornito alla parlamentare che le interrogava hanno suscitato non poche polemiche provocando, per ora, le dimissioni di una di loro. L’argomento dell’interrogazione, tra le altre cose, era quello di come si sarebbero posti gli atenei nei confronti di studenti che avrebbero invocato il genocidio degli ebrei. Probabilmente le risposte, così come le domande, avrebbero suscitando meno clamore e meno polemiche se si fosse specificato che invocare qualsiasi genocidio sarebbe un errore.
gli episodi di antisemitismo dopo il 7 ottobre
Quello dell’audizione al congresso è solo l’ultimo di una serie di episodi, che mostrano una società spaccata a metà tra sostenitori della causa israeliana e di quella palestinese. Occorre però specificare che essere sostenitori della causa palestinese non può e non deve coincidere con l’essere antisemita e neppure antisionista, seppure questi ultimi 2 vocaboli possano facilmente godere di mutua esclusione.
Senza entrare nel merito della vicenda, tutta americana, cerchiamo di approfondire il contesto nel quale la notizia si è propagata. Dopo che il 7 ottobre i terroristi di Hamas hanno dato il via a quello che può essere definito un pogrom mediorientale, con tutte le precisazioni del caso, Israele ha giustamente avviato una campagna di reazione anche per cercare, tra le altre cose, di recuperare i propri cittadini presi in ostaggio dall’organizzazione terroristica. L’opinione pubblica internazionale è stata particolarmente colpita dalla violenza eccessiva usata a Gaza da parte dell’aviazione e dell’esercito israeliano. Si tratta di una città nella quale coesistono strutture terroristiche e paramilitari in modo promiscuo a quelle dell’edilizia civile, scuole, ospedali ed edilizia residenziale. Questo ha reso più difficile colpire i terroristi e la capacità di ritorsione di Hamas senza coinvolgere i civili. Troppo spesso però si è parlato di antisemitismo dilagante nel mondo. L’Europa e persino l’Italia sono state teatro di episodi di questo tipo.
antisemitismo, le lingue semite
Per sapere cosa siano l’antisemitismo e l’antisionismo occorrerebbe conoscere innanzitutto il significato delle parole semitismo e sionismo. Senza pretese di esaustività, che richiederebbero non un solo articolo ma un’intera bibliografia, cerchiamo di riassumerlo brevemente.
Il termine semitismo è usato in glottologia e nello studio delle lingue in generale. Fa riferimento a un ceppo di lingue, quelle usate dai semiti. Si tratta di lingue, per intenderci, come quelle slave o neolatine. Tali lingue sono diffuse nel blocco afro-asiatico e sono l’ebreo, l’arabo, l’aramaico e il tigrino. Esistono anche altre lingue semitiche, ma sono meno diffuse mentre altre, come ad esempio la lingua assira, sono estinte.
cos’è il sionismo
Il sionismo è invece una ideologia che riguarda più specificamente il popolo ebraico facendosi promotore di una sua autodeterminazione. Il fondatore del sionismo è riconosciuto in Theodor Herzl, giornalista austro-ungarico di fede ebraica. Probabilmente sull’affermazione delle idee di Herzl ha inciso anche l’assistere, come giornalista, alla condanna da innocente di Alfred Dreyfus nell’omonimo caso. Herzl fu uno dei promotori della causa per la nascita di uno stato ebraico autonomo, al punto che nel primo congresso sionista, il fondo nazionale ebraico distribuì un salvadanaio a tutte le famiglie partecipanti per raccogliere fondi e acquistare territori in medio oriente. Il sionismo nacque proprio in opposizione all’antisemitismo che l’aveva preceduto, almeno dal punto di vista della nascita formale, di un paio di decenni.
l’antisemitismo
Era infatti il 1879 quando il giornalista tedesco Wilhelm Marr coniò questo termine. A giudicare dall’etimologia, tenendo conto che la parola semitismo si riferisce a un ceppo di lingue, l’antisemitismo dovrebbe indicare l’odio per tutti i popoli che appartengono a quel gruppo. Tuttavia non è così, Marr si riferiva espressamente all’odio per il popolo ebraico. A causa di questa interpretazione molti, che pur condividono l’odio per gli ebrei, preferiscono usare un vocabolo diverso come antigiudaismo o antiebraismo.
l’antisionismo
Infine l’antisionismo. Si tratta di una opposizione al movimento ideologico del sionismo. In altre parole il principio di fondo dell’idea antisionista coincide con l’opposizione all’esistenza di uno stato ebraico. Spesso gli antisionisti si ergono a difesa dei popoli arabi della Palestina e di tutti quegli stati i cui territori sono occupati temporaneamente o definitivamente da Israele. Secondo alcuni l’antisionismo deve necessariamente coincidere con l’antisemitismo ma esistono gruppi di ebrei ortodossi che rifiutano il sionismo pur essendo ebrei.
la stessa lingua e forse, un tempo, la stessa nazione
Entrambi i movimenti, sionismo e antisemitismo, sono stati pensati da ebrei europei in occasione di conferenze svoltesi in Europa. Dalla definizione etimologica di semitismo si può però facilmente intuire che gli ebrei e gli arabi, odio religioso a parte, hanno molte cose in comune a iniziare dal fatto di avere la stessa matrice linguistica. È un po’ come per l’italiano e il francese oppure il russo e l’ucraino. Lo stesso gruppo di lingue, lo stesso ceppo, gli stessi territori. Probabilmente stanno a indicare che si tratta di lingue con una sola matrice comune e che probabilmente, un tempo, era uno dei caratteri identitari di una sola nazione. Nazione sta a indicare un popolo con lingua e cultura comune che vive nello stesso territorio.
Si può quindi immaginare come popoli che appaiono diversi e destinati a distruggersi, potrebbero in realtà lavorare sulle loro matrici comuni senza essere prevenuti. Si tratta di un percorso culturale. Quante volte in Italia si è detto che la mafia non la si sconfigge con la repressione ma con la formazione. Allo stesso modo la formazione può sconfiggere la guerra tra arabi e israeliani.
Infine, qualsiasi genocidio, ai danni di chiunque, merita di essere condannato.
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