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L’Italia esce dalla Via della Seta

via della seta
via della seta

L’uscita dall’accordo è stata comunicata dall’Ansa, nessuna dichiarazione ufficiale da entrambi i governi

Dopo settimane di negoziati riservati, l’Italia ha annunciato la sua uscita dalla Belt and Road Initiative (BRI), il progetto faraonico di infrastrutture lanciato dalla Cina nel 2013. La decisione, che era stata presa dal governo guidato da Giorgia Meloni, è stata comunicata a Pechino tramite una nota già alla fine di novembre. L’Italia è l’unico Paese del G7 ad aver aderito alla BRI nonostante questa adesione fosse stata fortemente criticata dagli Stati Uniti, che vedevano la BRI come un’iniziativa volta a espandere l’influenza della Cina nel mondo. Si tratta della prima battuta d’arresto per il progetto cinese, infatti l’Italia è il primo paese a uscire dall’accordo. Resta comunque ferma l’intenzione di entrambi i governi di rilanciare il partenariato strategico.

uscita dalla via della Seta, i motivi

L’Italia ha deciso di uscire dalla BRI per diversi motivi. Innanzitutto, il progetto non ha prodotto i risultati economici sperati. In secondo luogo, l’adesione alla BRI aveva creato tensioni con gli Stati Uniti, timorosi del fatto che il dragone volesse mettere le proprie mani su rapporti strategici economici e finanziari in Italia. Infine, si è trattato anche di un segnale che il governo Meloni ha voluto dare, un segnale di discontinuità con l’amministrazione del governo Conte I che aveva firmato l’accordo con la Cina.

Le conseguenze

L’uscita dell’Italia dalla BRI potrebbe avere conseguenze sia per l’Italia che per la Cina. Per l’Italia, l’uscita dal progetto potrebbe comportare una perdita di opportunità commerciali. Inoltre, la Cina potrebbe adottare misure di ritorsione, come ad esempio sanzioni commerciali, che potrebbero danneggiare le esportazioni italiane. Tuttavia è un segno di indebolimento della sfera d’influenza cinese. Finora infatti nessun governo aveva detto a Pechino di averci ripensato.

Il futuro delle relazioni Italia-Cina dopo lo stop alla via della seta

L’uscita dell’Italia dalla BRI non significa che le relazioni tra i due Paesi si interromperanno tuttavia, è probabile che esse diventino più complesse, articolata e che possano complicarsi in qualche caso. Il ministro degli esteri Tajani, che stava preparando questa uscita già dall’estate, ha assicurato che la Cina resta un paese con il quale l’Italia continua ad avere ottime relazioni:

Abbiamo già convocato per l’anno prossimo a Verona la riunione intergovernativa Italia-Cina per affrontare tutti i temi di commercio internazionale. Continuano ad esserci ottimi relazioni e rapporti, pur essendo un Paese che è anche un nostro competitori a livello globale.

L’accordo sulla via della Seta

L’accordo sulla via della seta era stato siglato il 23 marzo 2019 dall’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte e dal presidente cinese Xi Jinping in occasione della sua visita in Italia. All’epoca l’accordo suscitò clamore e polemiche nonostante prevedesse una chiara clausola di rescissione che prevedeca la possibilità per le parti, di recedere allo scadere dei 5 anni. La cessazione dell’accordo sarà infatti effettiva a partire dal 24 marzo 2024.

Il valore stimato dello scambio previsto era di circa 20 miliardi di dollari ma il Covid prima e le crisi internazionali poi hanno reso impossibile trarne i profitti sperati. Nell’ultimo anno poi, l’Italia aderendo alle intenzioni e promesse elettorali della presidente Meloni aveva smesso di credere nell’accordo preparandosi a uscirne come è avvenuto.

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