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È morto a 100 anni Henry Kissinger, il grande diplomatico americano aveva 100 anni.

Henry Kissinger

È morto a 100 anni Henry Kissinger nella sua casa in Connecticut.

Henry Kissinger è deceduto intorno alle 3 del 30 novembre ore italiana, circa le 21 del 29 novembre nel Connecticut. Durante la sua vita Kissinger fu politologo, professore universitario, consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato durante le amministrazioni Nixon e Ford. A lui hanno chiesto consiglio ben 12 inquilini della casa bianca da Kennedy fino all’attuale presidente Joe Biden. Kissinger ha avuto una vita anagrafica e politica talmente lunga che dovendone parlare c’è solo l’imbarazzo nella scelta degli eventi sui quali focalizzarsi.

Henry Kissinger, dal premio Nobel alla guerra in Ucraina

Lo scorso maggio aveva compiuto 100 anni e proprio durante i festeggiamenti era intervenuto, in pubblico, sulla necessità di normalizzare al più presto i rapporti tra gli Stati Uniti e la Russia in merito alla crisi Ucraina. In particolare, cosa che rimarcò anche all’indomani della discussa visita di Nancy Pelosi a Taiwan nell’agosto del 2022, era necessario evitare la saldatura tra Russia e Cina, cosa che aveva permesso alle amministrazioni di cui faceva parte, di gettare le basi per vincere la guerra fredda. Durante i suoi anni da segretario di stato fu ricordato come artefice della visita in Cina di Richard Nixon del 1974 e ancora di più per essere stato vincitore del premio Nobel per la pace nel 1973, assegnatogli per i colloqui di pance sul Vietnam nonostante la guerra fosse ancora in corso.

Henry Kissinger, il secolo ispirato dal Congresso di Vienna

Heinz Alfred Kissinger nacque a Fürth in Baviera il 27 maggio del 1923 ed assunse il nome Henry nel 1938 quando la sua famiglia di origine ebraica dovette fuggire dalla Germania nazista e rifugiarsi negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali. Nel 1954 discusse la la sua tesi di dottorato ad Harvard. Tale ricerca è ricordata come un esempio di equilibrio politico nella quale egli sosteneva la necessità e l’importanza di assegnare a ciascuna potenza le proprie sfere di influenza basandosi sul modello del Congresso di Vienna, oggetto vero e proprio dello studio di tesi. Con il passare dei mesi, pur restando dell’idea che la diplomazia possa fare di più, in merito alla questione Ucraina ha cambiato idea per andare incontro ai nuovi paradigmi proposti dalle necessità attuali. Inizialmente sostenitore della neutralità dell’Ucraina si era avvicinato, man mano, alla causa Nato.

L’ultima apparizione parlando della guerra del Kippur

La morte di Henry Kissinger arriva nei giorni nei quali i media sono impegnati a parlare dello scontro e dello scambio di prigionieri tra Israele e Hamas. L’ultima apparizione pubblica del grande vecchio della politica americana risale proprio al 5 ottobre scorso a un evento per ricordare il cinquantesimo anniversario dello scoppio della guerra dello Yom Kippur, conflitto molto simile, anche nei modi, a quello attuale iniziato il 7 ottobre scorso.

Henry Kissinger, il segretario di stato e la guerra dello Yom Kippur

Il 6 ottobre 1973 diversi stati arabi tra i quali Egitto e Siria in testa, supportati da aiuti diretti o indiretti di molti membri della lega araba ad eccezione della Giordania, attaccarono Israele approfittando della festività dello Yom-Kippur durante la quale chiunque possa liberarsi dagli impegni lavorativi preferisce trascorrere 25 ore in famiglia. L’esercito e l’intelligence israeliane furono colte di sorpresa ma la guerra fu rapida – come la maggior parte delle guerre combattute da Israele di quel periodo – e vide Israele capace di ribaltare una situazione di svantaggio iniziale dovuta anche all’effetto sorpresa.

Durante i combattimenti Kissinger diede a Israele sostegno politico e logistico fino a quando, il 25 ottobre, il conflitto si risolse a favore dello stato ebraico. Israele per mano dell’abile generale Ariel Sharon era riuscito a isolare la Prima Armata egiziana e i politici israeliani, incluso il primo ministro Golda Meir stavano decidendo sul da farsi. Il segretario di stato americano Henry Kissinger intervenne spiegando che “la distruzione della Prima Armata egiziana è un’opzione non praticabile”. Grazie alla sua lungimiranza politica riuscì, con questa mossa, ad affermare il potere degli Stati Uniti nel sostegno a Israele e al tempo stesso ad allontanare l’Egitto dalla sfera d’influenza Sovietica. Dopo questo episodio infatti l’Egitto si avvicinò politicamente agli Usa, cosa non da poco e non facile da realizzare se si considera quanto accaduto nel 1956 al momento della nazionalizzazione del Canale di Suez da parte del presidente egiziano Nasser e il conseguente scontro con Francia, Gran Bretagna e Israele.

Il corpo risentiva del secolo, la mente restava lucida

Dopo la fine del suo incarico politico formale Henry Kissinger non volle più rivestire altre cariche, ma fu ugualmente raggiunto da richieste di consigli da parte di tutti i presidenti degli Stati Uniti che si sono succeduti da John Fitzgerald Kennedy in poi. Anche l’attuale presidente americano Joe Biden si è avvalso della grande lucidità e della secolare esperienza di quello che è considerato l’eminenza grigia da un lato e l’uomo d’oro dall’altro della politica americana. Chi lo ha visto durante la sua ultima uscita pubblica del 5 ottobre afferma che aveva iniziato ad accusare difficoltà nel proferire le parole non nel pensarle. È come se il suo cervello dopo un secolo fosse rimasto quello di un tempo con tutte le esperienze acquisite e con le stesse capacità espressive. Tuttavia il fisico non seguiva, dopo un secolo di vita, le stesse sorti.

Henry Kissinger tra le personalità determinanti del XX secolo

Con Henry Kissinger il secolo breve, che si è preso la libertà di durare oltre un ventennio al di là della sua fine, si chiude definitivamente. Probabilmente è l’ultima personalità capace di focalizzare intorno a sé l’interesse di tutti gli attori e la conoscenza di tutti gli eventi dal secondo dopoguerra fino all’invasione di Hamas ad Israele. Con lui un’epoca, un secolo che molti hanno vissuto, diventa definitivamente materia per i libri di storia. I suoi detrattori lo vedono come l’eminenza grigia, il regista occulto della politica americana colui che in qualche modo è stato in grado di condizionare le scelte di Nixon e Carter ma anche di tutti gli altri inquilini della casa bianca. La sua tesi di dottorato è uno dei capisaldi della politologia contemporanea. Probabilmente si è trattato di una delle personalità più influenti del XX secolo, di uno degli uomini che ne hanno rappresentato il simbolo e ne hanno incarnato l’immagine. Sicuramente merita un posto tra le personalità capaci di identificarsi come immagine stessa del secolo breve accanto a colonne portanti come Papa Giovanni Paolo II, Margaret Thatcher, la regina Elisabetta II e Giulio Andreotti. Tutti sopravvissuti al Secolo breve prolungandone la vita, gli effetti, la storia.

Henry Kissinger, l’eredità intellettuale e politica

Si usa dire, quando muore un personaggio in vista come Henry Kissinger che il giudizio su di lui lo esprimerà la storia. In realtà l’ex segretario di stato americano è già nei libri di storia, ognuno avendolo visto e avendolo letto può farsi una propria opinione. Certamente dal suo operato politico, dalla sua tesi di dottorato che ormai ha quasi 70 anni e dalle altre sue opere è possibile trarre un insegnamento per fare in modo che tutto ciò che di utile ha lasciato nei suoi lavori contribuisca a rendere il mondo un posto più equilibrato e forse pacifico.

Henry Kissinger, il caro vecchio amico del popolo cinese

Del resto qualsiasi cosa si possa dire di Kissinger, nel bene e nel male, va ricordato come l’uomo che ha permesso agli Stati Uniti di vincere la guerra fredda, facendo attenzione, con la sua fermezza unita alla sua politica oculata e complessa, a non spingere mai il gigante maoista tra le braccia di Kruscev e Breznev. Dall’altro lato, durante gli anni della sua maggiore e più diretta influenza sui governi occidentali, c’è da registrare la guerra sino-russa che portò le due potenze comuniste a scontrarsi senza mai raggiungere, fortunatamente, un punto di non ritorno. Non si può dimenticare la sua tela, tessuta fin dal 1971, anno nel quale in segreto si recò a Pechino per incontrare Mao in persona. Certo negli anni della guerra del Vietnam aveva tutto l’interesse a promettere qualcosa alla Cina in cambio dell’impegno a non sostenere con troppa convinzione la causa comunista dei vietcong. Probabilmente senza l’interessamento del governo americano, sicuramente indirizzato dall’accorta regia di Kissinger, non ci sarebbe stata nemmeno la possibilità di ammettere la Cina tra i membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’Onu. Durante la sua vita il diplomatico è stato a Pechino più di 100 volte, si potrebbe dire, mediamente una volta per anno. Lo stesso Xi Jinpig ha inviato un messaggio di cordoglio al presidente Biden. Gli analisti e i commentatori si interrogano su chi dei due attori geopolitici del mondo sia più orfano del vecchio immigrato tedesco naturalizzato americano. Probabilmente entrambi hanno qualcosa da perdere. Sicuramente Biden e gli Usa perdono un immigrato tedesco che non ha mai dimenticato di essere europeo ed ebreo, ma al tempo stesso di dover perseguire gli interessi politici degli Stati Uniti che non sempre sono conciliabili con le sue preferenze personali. Del resto però, dietro le scelte degli stati ci sono spesso le idee dei singoli uomini e Kissinger ha avuto l’onere di dover conciliare le due cose, ma l’onore di poter inserire buona parte delle sue preferenze personali in quello che andava a ricercare nelle sue relazioni diplomatiche. D’altra parte Xi Jinping piange un amico, nome con il quale era conosciuto in Cina “caro vecchio amico” del popolo cinese. La sua ultima visita all’estero del luglio scorso fu proprio a Pechino. I suoi oppositori parlano di un manipolatore abile, un criminale di guerra, un uomo che perseguiva i propri scopi esclusivamente con freddezza e raziocinio. Ciascuno penserà di lui quel che vuole. Il giudizio, certo lo darà la storia, ma le eminenze grigie e le personalità illustri del XX secolo che non videro il tramonto dopo la conclusione del secolo breve, probabilmente la vedono oggi alla fine del secolo di Kissinger.

Leggi anche: Israele e Hamas, tra scambi ostaggi e soluzioni inefficaci

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